Era l'uomo più anziano di Salbertrand, il 9 di Novembre avrebbe spento 91 candeline, ma soprattutto era una memoria storica del paese. E' stato il primo a lavorare con il Comune, con l'Ecomuseo Colombano Romean e con le scuole elementari di Salbertrand per la conservazione e la valorizzazione della cultura materiale e della lingua locale. Aveva messo a disposizione della Comunità tutta la sua esperienza, la profonda conoscenza della lingua dei suoi genitori, la sua memoria, la curiosità innata che l'aveva portato fin da bambino ad ascoltare i racconti e i ricordi dei più anziani. Grazie a lui sono stati realizzati ben sei cahier dell'Ecomuseo ed una serie di altri articoli e pubblicazioni dedicati alla nostra storia e cultura.
Come il Grò Bletun, il Grande Larice che aveva ispirato il suo primo libro, aveva visto scorrere davanti a se quasi un secolo di storia ed aveva vissuto in prima persona importanti eventi del 1900, aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale, in Montenegro aveva studiato sui libri ricevuti per corrispondenza da un compagno d'armi e, rientrato in Italia, aveva frequentato le scuole serali e ottenuto il diploma di Perito Tecnico. Era entrato a lavorare nelle Ferrovie, ma non aveva mai abbandonato le attività tradizionali, i mestieri nei campi ed il lavoro di boscaiolo che lo avevano tenuto saldamente legato alla sua terra ed alle tradizioni. Ricorda Gianpaolo Giordana, amico e direttore di Valados Usitanos come "nel 1996, rimasto vedovo da poco, si fosse lasciato coinvolgere dal fervore culturale di Salbertrand e, forse anche per tenere lontane le malinconie, avesse preso a rivangare i ricordi e valorizzare le conoscenze del passato per trasmetterle ai giovani, con la parola e con la penna... in sintonia con una mente vivida e ingegnosa e con una memoria ricca di registrazioni puntigliose, frutto di un acuto spirito di osservazione".
A ottant'anni aveva imparato ad usare il computer ed aveva sempre scritto i suoi testi in forma bilingue italiano-occitano, arricchendoli di precisi e dettagliati disegni tecnici frutto dei suoi studi giovanili.
Si era affacciato al nuovo millennio con sempre nuovo entusiasmo ed una gran voglia di conoscere e di trasmettere ai più giovani. Aveva dedicato il suo quinto cahier Lu travou du bòo "a tutti coloro che nei tempi passati hanno saputo coniugare il duro lavoro del bosco alla sua conservazione ed alle generazioni future perché sappiano trarre spunto dalla loro storia per costruirsi un avvenire di uomini liberi e fieri delle loro tradizioni".
"Ogni volta che viene a mancare un anziano è una biblioteca che brucia" dice un proverbio africano. Oggi la nostra Comunità perde un tassello di storia, di memoria, un amico, una guida e la parlata occitana di Salbertrand perde un patrimonio di nomi di luoghi e di termini tecnici che mai nessuno userà più. Noi lo ricordiamo come un vecchio nonno dall'apparenza burbera, con la sua caskëtta in testa e la camicia sbottonata anche in pieno inverno, un po' brontolone ma sempre entusiasta di trasmettere le sue conoscenze e i suoi ricordi a chi aveva voglia di ascoltarlo...
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