"Anem Òc! Tolosa 2012" è stato un insieme di colori, suoni, brusii, volti, storie, immagini che resteranno per sempre impressi nella mia mente in modo indelebile.
Nonostante sia un assiduo frequentatore di Ostana, un comune fortemente occitano; ho cominciato a conoscere il "mondo" Oc solo grazie alla musica, impiegando alcuni anni per scoprire quanto fosse ampia la cultura che si celava sotto la cortina dei balli e delle feste.
Nel 2009 ho avuto la fortuna di partecipare con gli altri compagni degli "Aire d'Ostana" alla manifestazione di Carcassone, rimanendo meravigliato da quella moltitudine di colori e suoni.
Ci siamo così ripromessi di partecipare anche al corteo di quest'anno.
La manifestazione è stata un'esplosione di gioia e di vita che si è riversata per le strade di Tolosa coinvolgendo tutti, anziani e bambini, suonatori, manifestanti e ignari passanti.
La visione finale su una Place du Capitole stracolma di gente e di bandiere al vento è stata qualcosa di unico e difficilmente ripetibile.
Siamo stati in 30.000 a cantare sulle note dei Nadau, ma l'aspetto magico che mi ha rapito è stato sentir parlare "a nòstra mòda" a 700 km da casa e poter suonare e cantare decine di brani che dicevano tutti una sola cosa: l'Occitania esiste!
Elena Malanga
Sono arrivata al raduno di Tolosa tramite Piemonte Cultura, un'associazione torinese che promuove la cultura occitana organizzando corsi di danze delle valli e non, concerti a ballo, corsi di organetto, eventi che vanno dalla presentazione di libri a "gite in terra Occitana" fuori porta, come, appunto, quella di Tolosa. Piemonte Cultura ha una notevole capacità di aggregazione, di creare occasioni di condivisione e convivialità a partire dalla danza e dalla musica. È questa la cosa che mi ha colpita fin dall'inizio ed è questa la cosa che ho ritrovato a Tolosa. Ho incontrato gente che mi ha parlato in occitano, anche se io l'occitano non lo conoscevo, che quando ho detto che occitana non ero e che il mio contatto con quella cultura era la danza mi ha risposto ma allora sei dei nostri, perché è così che funziona, Occitania significa integrazione. Ed è stato bello scoprire che c'è una lingua che travalica i confini di tre paesi e unisce, in uno spirito di comunanza, italiani, francesi, catalani. È stato bello scoprire che esistono scuole occitane che in Francia arrivano fino ai quindici anni di età, scuole che seguono la pedagogia di Freinet, che fa piazza pulita di giudizio e competizione e promuove la cooperazione tra i bambini prima e gli adolescenti poi. La classe non è considerata un blocco unico, mi spiega Mimi, i bambini vengono visti nella loro individualità e ognuno è seguito secondo il proprio ritmo. L'Occitania esiste, è una terra percorsa da valori altri, come le eresie di cui è stata portatrice, da valori comunitari, di accoglienza e tolleranza, è una terra di gente che ha voglia di stare insieme, nei balli, come quelli che hanno animato il corteo di Tolosa, nella musica e nei canti, come quelli che hanno trascinato la Place du Capitole la sera del 31 di marzo.
Andrea Celauro
Sono partito da Cuneo con una gran voglia di partecipare finalmente alla manifestazione Anem Òc a Tolosa, visto che gli anni precedenti non ero mai andato. Non sapevo bene come si svolgesse la cosa, ma un idea l'avevo. Già il lungo viaggio è stato un'esperienza importante in quanto ho potuto conoscere e parlare con persone che non avevo mai incontrato prima, che però sentivo legate a me per un fattore fondamentale: la lingua. Questa cosa l'ho poi ritrovata a maggior ragione alla manifestazione. Ovunque andavo trovavo persone che pur essendo francesi usavano le mie stesse parole, la pensavano nel mio stesso modo, avevano la mia stessa voglia di dimostrare il loro legame con una lingua considerata superata, quasi morta e di vergogna. Ora posso dire che eravamo uniti da 2 valori fondamentali: la solidarietà e la fratellanza. Sembra una cosa impensabile che italiani, francesi e spagnoli abbiano tutta questa fratellanza e questa solidarietà pur essendo persone di 3 paesi diversi legati solamente da dei confini statali, che normalmente dividono. Questa cosa secondo me è fondamentale in quanto significa che queste 3 realtà apparentemente diverse, si riconoscono in una cultura e in un territorio comune (definito da alcuni, a torto, inventato): l'Occitania. Ora, dopo questa esperienza e dopo aver sentito guasconi, linguadociani, provenzali, limosini, ecc.... parlare di una realtà comune, di un'unione e soprattutto in una lingua comune posso dire che finalmente ho visto che l'Occitania esiste anche al di fuori delle nostre piccole valli e delle nostre realtà locali. Posso dire infatti di aver visto persone fiere di portare le loro bandiere con la croce tolosana, persone che chiedevano una maggiore attenzione alla lingua, persone che volevano l'insegnamento linguistico nelle scuole, persone che volevano avere tutele e soprattutto persone che erano orgogliose di parlare la loro lingua e che continuavano a ripetere incessantemente: es acabat lo temp de la vergonha, ara comença lo temp de la fiertat.
Floran Corradin
Per anni ho ascoltato i grandi guru della dialettologia piemonto-valdostana dire dell'occitano come d'una lingua morente, parlata soltanto più da quattro montanari ostinati e completamente soffocata in Francia. Per così tante volte ho sentito quegli intellettuali ignoranti celebrare la sepoltura delle lingue ‘non-dominanti' che, alla fine, mi ero quasi convinto ad indossare il lutto.
Poi, per caso, due anni orsono, mi sono trovato a Carcassona nel mezzo di una folla immensa piena di vita e di gioia che celebrava non un lutto, ma una festa e con forza reclamava i diritti per la sua lingua.
Così non ho potuto fare ameno di andare a Tolosa quest'anno, a gioire un volta in più con l'allegra gente occitana!
Ve lo garantisco gli occitani non hanno proprio voglia di essere sepolti e, in fondo al cuore, spero di vedere un giorno gli arpitani animarsi allo stesso modo per il loro francoprovenzale.
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