2-3 giugno ad Ostana per il "Premio Speciale", in suo onore lo spettacolo "12 canti per 12 lingue"
Nato nel 1932 a Firenze, dove vive, si è formato alla scuola delle piccole riviste di cultura (Quartiere, Protocolli, L'oggidì, Il bimestre). Dopo cinque libri di versi (ricordiamo Il vento di Firenze, Firenze 1960 e Le croci di Cartesio Milano 1966), un saggio di critica letteraria (Il metro di Luzi, Bologna 1965) e un romanzo (L'oro del Rodano, Rizzoli, 1972), ha abbandonato l'esercizio della letteratura. Sono stati comunque i suoi interessi letterari a portarlo, nel 1964, nella patria dei Trovatori: l'Occitania. Lì Salvi ha scoperto che la lingua d'oc non è morta nonostante il secolare divieto di usarla, e che il presunto Midi della Francia è in realtà una nazione, ancora culturalmente omogenea. Ha dunque studiato "sul campo" il problema di una "cultura" (in senso antropologico) oppressa. Dopo l'Occitania ha preso in esame, una per una, le altre culture emarginate dell'Europa occidentale e ne è nato un poderoso volume (Le Nazioni proibite, Vallecchi, 1973), che, per la sua forma paradossale, ha riscosso un certo successo ed ha provocato molto scalpore.Sempre rivolto alle libertà di lingua Salvi si è poi concentrato sul caso Italia dove ha rilevato e denunciato un "genocidio bianco": un delitto sottile che si compie ai danni di due milioni e mezzo di cittadini alloglotti, in contrasto con la costituzione e la dichiarazione dei diritti dell'uomo. Il suo nuovo libro (Le lingue tagliate Rizzoli, 1975) racconta per la prima volta agli italiani, senza pregiudiziali italocentriche, le storie parallele delle minoranze linguistiche del loro paese. Documenta questo "rapporto", con rigore spietato, l'oppressione esercitata dall'attuale (siamo nel 1975) stato italiano nei confronti delle lingue e delle culture materne delle comunità minoritarie del paese: una oppressione che non mostra soluzione di continuità con quella esercitata per un ventennio dallo stato fascista e, prima ancora, da quello "liberale" e che coinvolge politici e storici, giuristi e glottologi, devoti ai vari regimi al punto di offrire una copertura "scientifica" agli operatori del genocidio.
Sergio Salvi denunciava ma indicava anche in maniera impeccabile la soluzione di questo problema. "La libertà linguistica può e dev'essere concessa a tutti i cittadini senza bisogno di ricorrere a provvedimenti speciali e senza alibi delle fughe in avanti. Basta infatti che lo stato applichi finalmente lo spirito e la lettera della sua costituzione antifascista e repubblicana".
Sicuramente anche grazie a Salvi, con la legge 15 dicembre 1999 n. 482 "Norme a tutela delle minoranze linguistiche storiche", lo Stato finalmente provvedeva a riconoscere ed a fornire una prima tutela alle minoranze linguistiche in Italia.
Ancora rivolto al problema della tutela linguistica usciva nel 1978 Patria e matria. Dalla Catalogna al Friuli, dal Paese Basco alla Sardegna: il principio di nazionalità nell'Europa occidentale contemporanea, (Vallecchi).
Sergio Salvi si è anche occupato del tema dell'Islam nell'Unione Sovietica nel saggio La mezzaluna con la stella rossa (1993) e della Toscana (Nascita della Toscana e L'identità toscana).
Ad Ostana Sergio Salvi riceverà il "Premio Speciale" nell'ambito del "Premio Ostana: scritture in lingue madri"e gli verrà dedicata una serata speciale il sabato 2 luglio con lo spettacolo "12 canti per 12 lingue". Dario Anghilante, Paola Bertello, Flavio Giacchero, Luca Pellegrino e Marzia Rey eseguiranno 12 canti nelle 12 lingue delle minoranze linguistiche in Italia.
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