Nòvas d'Occitània    Nòvas d'Occitània 2019

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Nòvas n.193 Novembre 2019

Poesie d’autunno

Poesias d’auton

"Chaminar e pensar", traduzione in lingua occitana a cura di Peyre Anghilante.

italiano

Diluvio


La tormenta ben sa

come abbattere il gran pino:

bagnargli i piedi.


   J. Gròs


Vanitas


Te ne andrai nella rena

quando la bassa marea agiterà

la sua pelle di pesce e le sue viscere;

te ne andrai a piedi scalzi.

È passato il tempo sereno

fra l’infinito e la rete?

Pescato si paralizza ogni ricordo

metà putredine, metà gioia.

Il mare grigio di Tramontana

verso i paesi della fredda Manna

in assenza di raggi, ti ambra il corpo.

Da Thule sei attratto

e cerchi la compagnia del vento.

Ma il vento non sa dove va.


R. Pécout



L’autunno

Se ne vanno nella nebbia un contadino storto
E il suo bue lentamente nella nebbia d’autunno
Che cancella le borgate povere e vergognose

Mentre s’allontana il contadino canticchia
Una canzone d’amore e d’infedeltà
Che parla di un anello e d’un cuore infranto

Oh l’autunno l’autunno ha ucciso l’estate
Se ne vanno nella nebbia due grigie figure


G. Apollinaire

Trad. Renzo paris



Tacevano i declivi, i prati


Tacevano i declivi, i prati

le amenità

temevano il volto del pastore

non un trillo ingombrava la coltre della sera

falciava la prima luna

quell’esiguo prato del suo autunno

copriva ogni sua spoglia, ogni sua lacuna.


E. Jona



Spirito?


Non v’è umanità

senza miti o religioni;

nati da quale sogno?


J. Gròs



Vi prego, gettate ai venti malinconie e follie

Vi prego, gettate ai venti malinconie e follie,

e suonatemi una giga in nome dell’allegria

sulle vecchie scricchiolanti corde del violino stridulo.

Il perché di questo mondo è un enigma inestricabile,

sconcertante, faticoso, e non lo si può risolvere.

Dunque, ai diciassette diavoli la tristezza dei saccenti:

Tra, la tra, la!


J. Joyce



Lasceremo il villaggio dietro di noi


Lasceremo il villaggio dietro di noi

allegramente, tu ed io,

per vagare cantando nel vento,

come gli zingari...


J. Joyce

Trad. J. Rodolfo Wilcock



Questo pane che spezzo


Questo pane che spezzo un tempo era frumento

Questo vino su un albero straniero

Nei suoi frutti era immerso;

L’uomo di giorno o il vento nella notte

Gettò a terra le messi, spezzò la gioia dell’uva.

In questo vino, un tempo, il sangue dell’estate

Batteva nella carne che vestiva la vite;

Un tempo, in questo pane,

Il frumento era allegro in mezzo al vento;

L’uomo ha spezzato il sole e ha rovesciato il vento.

Questa carne che spezzi, questo sangue a cui lasci

Devastare le vene, erano un tempo

Frumento ed uva, nati

Da radice e da linfa sensuali.

È il mio vino che bevi, è il mio pane che addenti.


D. Thomas

Trad. Ariodante Marianni



Le nuvole passano.

Io sogno i paesi

che hanno attraversato.


J. Gròs



Nomadismo…

Il nomadismo del mondo è iniziato nelle tenebre:
sono loro che brancolano lungo la terra notturna – gli alberi,
sono loro che fermentano come vino dorato – i grappoli,
sono loro che vagano di casa in casa – le stelle,
sono i fiumi che cominciano il cammino – controcorrente!
Ed io ho voglia sul tuo petto – di dormire.


M. I. Cvetaeva

Trad. Donata de Bartolomeo



In questi gialli giorni tra le case


In questi gialli giorni tra le case

noi ci incontriamo solo per un attimo.

Tu mi bruci con gli occhi e ti nascondi

in una scura viuzza senza uscita...

Non per nulla in me susciti vampate

col silenzioso incendio dei tuoi occhi,

non per nulla io mi piego di nascosto

dinanzi a te, menzogna silenziosa!

Ci getteranno le notti invernali

forse in un folle e indemoniato ballo,

e alla fine mi distruggerà

il tagliente tuo sguardo, tuo pugnale!


A. Block

Trad. Angelo Maria Ripellino



Non posso vedere oltre la lontananza nebbiosa


Non posso vedere oltre la lontananza nebbiosa,

Che cosa mi succederà dopo,

Là forse... c’è la felicità, o spira tristezza,

Oppure il riposo per il povero petto.

O queste grigie nebbie

Di nuovo mi faranno intristire,

Porteranno al cuore dolorose ferite

E di nuovo bruceranno senza fuoco.

Ma attraverso la tenebra della nebbia lontana

Si accende, lo vedo, l’aurora –

È la morte per la triste terra,

È la morte, ma la pace per me.


S. A. Esenin

Trad. Eridano Bazzarelli



Quando stanno morendo...


Quando stanno morendo, i cavalli respirano,

quando stanno morendo, le erbe intristiscono,

quando stanno morendo, i soli si spengono,

quando stanno morendo, gli uomini cantano.

V. Chlebnikov

Trad. Angelo Maria Ripellino



Acquisti


Al supermercato,

ognuno dietro al suo carrello

riflette da solo.


J. Gròs




Cima e Gravità


Un albero immobile

un altro che avanza

un fiume d’alberi

colpisce il mio petto

È la gioia

il verde mareggiare

Di rosso vestita

sei

il sigillo dell’anno bruciato

tizzone carnale

astro fecondo

In te come sole

L’ora riposa

sopra un abisso di splendori

Mucchi d’ombra gli uccelli

i loro becchi innalzano la notte

le loro ali sostengono il giorno

Infissa nella cresta della luce

tra fermezza e vertigine

sei

la diafana bilancia


O. Paz

Trad. Franco Mogni



La Pioggia


Bruscamente la sera s’è schiarita

perché cade la pioggia minuziosa.

Cade o cadde. La pioggia è qualche cosa

che senza dubbio avviene nel passato.

Chi l’ascolta cadere ha ritrovato

il tempo in cui la sorte fortunata

lhi svelò un fiore ch’è ciamato rosa

e il bizzarro colore del granato.

Questa pioggia che adesso acceca i vetri

rallegrerà nei perduti sobborghi

le nere uve d’una vite in un

Cortile dileguato. La stillante

sera mi porta la voce sognata

di mio padre che torna e non è morto.


J. L. Borges

Trad. Francesco tentori Montalto



250


Continuerò a cantare!

Stormi d’uccelli mi sorpasseranno

nel loro viaggio a climi più solari –

ciascuno con in cuore

l’ansia del pettirosso –

io col mio petto rosso

e le mie rime –

Più tardi – quando al colmo dell’estate

riprenderò il mio posto –

sarà più pieno il mio canto – Signore –

dei mattutini son più dolci i vespri –

ed il mattino è solo il seme del meriggio –


E. Dickinson

Trad. Silvio Raffo

occitan

Deluvi


L’auratge sap ben

coma tombar lo grand pin:

molhar sei pès.


   J. Gròs


Vanitas


Te n’aniràs per l’arenau

Se la mar sema laissa en alha

Sa pèu de peis e sa fruchalha

Te n’aniràs lei pès-descauç.


Es lo passat o lo temps suau,

Entre l’infinit e la malha?

Tot remembre pescat se calha

Mitat-poiridier, mitat-gaug.


La mar grisa de Trasmontana

Cap ai país de freja Mana

T’ambra lo còs, fauta de rais.


De Tulè sentes l’atrivança

E dau vent cercas l’amistança.

Mas l’aura sap pas onte vai.


    R. Pécout


L’auton


Dins la nèbla se’n van un païsan gandòl

E son buou lentament dins la nèbla d’auton

Qu’estrema las ruaas pauras e vergonhosas


E en davalant lo païsan chantotea

Una chançon d’amor e de tradia

Que parla d’un anèl e d’un còr brisat


Oh! L’auton a maçat l’istat

Dins la nebla se’n van doas figuras grisas


   G. Apollinaire


Tasion las broas, lhi prats


Tasion las broas, lhi prats

las amenitats

crenhion la chara dal pastre

pas un tremolet encombrava la capa dal sera

dalhava la luna premiera

aquel pichòt prat de son auton

coatava tuchi si vels, tuchi si vueits.


    E. Jona



Esperit?


Ges d’umanita

Sens mites ò religions;

Nascuts dau sòmi?


   J. Gròs



Vos prego, campatz a l’aura estatums e folias


Vos prego, campatz a l’aura estatums e folias,

e sonatz-me una giga en nom dal bonaür

sus las vielhas còrdas cruissentas dal violon ponchut.


Lo perqué d’aqueste mond es un enigma inextricable,

desvariant, fatigós, e polem pas lo resòlver.

Boquò, ai dètz-e-sèt diauls lo tristum di sabents:

Tra, la tra, la!


   J. Joyce



Laissarèm lo vilatge darreire nos


Laissarèm lo vilatge darreire nos

alegrament, tu e mi,

per landrar en chantant dins lo vent,

coma de singres...


    J. Joyce



Aqueste pan que pèço


Aqueste pan que pèço un bòt era de froment

Aqueste vin sus un àrbol estrangier

Era plonjat dins si fruchs;

L’òme de jorn o lo vent dins la nuech

A campat aval las meissons, a brisat la jòia de l’uva.


Un bòt dins aqueste vin lo sang de l’istat

Batia dins la charn que vestia la vitz;

Un bòt dins aqueste pan

Lo froment era jaiós dins l’aura;

L’òme a copat lo solelh e a reversat lo vent.


Aquesta charn que tranches, aqueste sang que laisses

Far de degalh dins las venas,

Eron d’uva e de froment

Naissuts da una raïtz e una saba sensualas;

Es mon vin que beves, es mon pan que mòrdes.


   D.Thomas





Lei nivols passan.

Ieu pantaisse dei país

qu’atraversèran.


   J. Gròs



Nomadisme...


Lo nomadisme dal mond es començat dins l’escur:

son lhi àrbols que vagon sus la tèrra nuechenca,

son las rapas que fermenton en vin dorat,

son las estèlas que peregrinon de maison en maison,

son lhi flums que començon lo chamin a l’envèrs!

E mi ai vuelha sus ton pitre – de durmir.


    M. I. Cvetaeva



Dins aquesti jorns jauns entre las casas


Dins aquesti jorns jauns entre las casas

nos rescontrem masque per un instant.

Tu me bruses abo lhi uelhs e t’estremes

Dins un’escura androna...


Pas per ren m’abrandes

abo lo fuec silenciós de ti uelhs,

pas per ren me plego d’estremat

denant tu, messonja silenciosa!


Las nuech d’uvèrn nos camparèn

benlèu dins un bal fòl e endemoniat,

e a la fin me destruirè

ton esgard talhent, ton punhal!


   A. A. Block



Puei pas veire delai d’la neblosa luenchor


Puei pas veire delai d’la neblosa luenchor,

D’aüra ailai çò que m’arribarè

Se ailai... lhi a lo bonaür, o olorea lo tristum,

O lo repaus per lo paure pitre.


O aquesta grisas nèblas

Já mai m’atristarèn,

Menarèn al còr de dolorosas ferias

E mai tornarèn brusar sensa fuec.


Mas a travèrs l’escur de la nèbla luenha

S’avisca, lo veo, l’albor –

Es la mòrt per la trista tèrra,

Es la mòrt, mas la patz per mi.


   S. A. Esenin



Quora mueron...


Quora mueron, lhi cavals alenon,

Quora mueron, las èrbas flapisson,

Quora mueron, lhi solelhs se tupon,

Quora mueron, lhi òmes chanton.


    V. Chlebnikov


Compras


Au subremercat,

cadun darrier son carri

perpensa tot sol.


   J. Gròs



Cima e Gravitat


Un àrbol immòbil

un autre que avança

un riu d’àrbols

colpís mon pitre

Es la jai

la vèrda marejada


Vestia de ros

sies

lo sagèl de l’an brusat

tison charnal

astre fecond

Dins tu coma solelh


L’ora repausa

Sobre un avenc d’esplendor

Barons d’ombra lhi aucèls

lors bècs bastisson la nuech

lors alas reson lo jorn


plantaa dins la crèsta de la lutz

entre fermessa e varam

sies

la diàfana balança


    O. Paz



La plueia


An un bòt lo sera s’es esclarzit

coma chei la plueia minuciosa.

Chei o es chaüta. La plueia es qualquaren

que de segur aven ental passat.


Qui l’auv cheire a retrobat

lo temp que la sòrt astruga

lhi revelet una flor sonat rosa

e la dròlla color dal granat.


Aquesta plueia qu’embornhís lhi veires

alegrarè dins las perduas borgadas

las nieras uvas d’una vitz dins una


cort qu’exist pas pus. Lo sera ume

me mena la vòutz, la vòutz sumiaaa,

de mon paire que torna e es pas mòrt.


    J. L. Borges



250


Contuniarei a chantar!

Lhi aucèls me sobrarèn

dins lor viatge vèrs de climas pus solars –

chascun embe l’esperança d’un pitrerós –

mi embe mon pitre ros

e mas rimas.


Pus tard, quora prenerei ma plaça dins l’istat,

alora, mon chant serè pus plen –

lhi vèspres son pus dòuç des matinas, Senhor,

lo matin, ren que lo sem dal metzjorn.


    E. Dickinson


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