Lo scatenamento della natura del 2 e 3 ottobre scorso è stato qualcosa di incredibile,purtroppo in linea con i mesi precedenti di questo assurdo anno bisestile .
La cronaca esatta degli avvenimenti è ancora difficile, date le condizioni di isolamento in cui essi si sono succeduti, ma di sicuro hanno interessato drammaticamente e insieme tutti i bacini delle Alpi Liguri, senza alcun rispetto dei confini politici. Di certo le più colpite sono state la Val Roya con tutti suoi affluenti e la Val Vermenagna, ove la inattivazione delle vie di comunicazione si è associata alla distruzione di case, ponti, auto, negozi, servizi (luce, acqua, telefono ecc), con effetti ancora non del tutto accertati. Forse meno tragico, per un minore danno a persone e immobili, ma ugualmente catastrofico per le attività commerciali, vie di comunicazione, servizi, quindi economia e posti di lavoro, è quanto avvenuto nell’alto bacino del Tanaro e dell’Argentina. Superfluo sottolineare che al centro di tutto questo territorio c’è la Terra Brigasca, che riceve una nuova bastonata, ancorché condivisa con i nostri vicini.
La rapidità e l’intensità dei fatti , la pioggia incessante, il vento, il buio, il fango che porta via tutto (auto, pietre, case, animali e persone…); il giorno dopo a ricercare di capire cosa è accaduto, il tentativo di un contatto spesso impossibile. A seguire l’arrivo dei primi aiuti dalle Istituzioni e dai Volontari, progressivamente più efficaci, ma con persistenza di enormi disagi (a tutt’oggi diversi centri, come Tenda, e molti centri secondarii e frazioni sono ancora senza acqua potabile, o luce o strada di accesso) .
Verosimilmente la risposta all’emergenza sembra essere stata efficace in quasi tutte le aree interessate, con l’arrivo di mezzi congrui (elicotteri, pale meccaniche, camions, personale tecnico, assistenza sanitaria e sociale) . Particolarmente vulnerabile è risultato l’asse viario di tutta la Val Roya, in cui si è ancor più evidenziata l’importanza vitale di una asse ferroviario efficace (le prime evacuazioni sono avvenute verso Limone, grazie alla ferrovia ed al tunnel superstite) e l’accesso a La Brigue è stato possibile risalendo la vecchia pista militare (Pigna> Melosa> Grai> Sanson> ).
E’ chiaro però che ci sarà un futuro per tutta quest’area alpina se gli investimenti non solo saranno adeguati, ma mirati alla infrastrutture, in primis ferrovia e viabilità stradale.
Drammatico sarebbe abbandonare su un binario morto questa parte di territorio di frontiera, ad oggi sopravvissuto ad isolamento, spopolamento, smembramenti e accorpamenti varii, grazie al suo rilevante patrimonio storico,culturale e sociale e quindi alla caparbietà degli Ultimi.
Confidiamo pertanto che le Autorità responsabili, soprattutto quelle statali e regionali, possano e vogliano provvedere alla sua salvaguardia, iniziando magari a rendere dignitosamente operativa la linea ferroviaria Cuneo- Nizza- Ventimiglia .
Un saluto ed un abbraccio a tutti, nella speranza di poterci quanto prima liberare dal virus e dal fa ngo, con l’auspicio di un anno migliore.
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