L'otto aprile passato, i deputati dell'Unione nazionale francese hanno votato una legge a riguardo alle cosiddette « lingue regionali » del paese(occitano, catalano, bretone, corso, basco, alsaziano, fiammingo nella parte europea dello stato francese e creolo antillese, creolo reunionese, shimaoré, lingue polinesiane e canache dei territori pacifici e lingue amerindiane della Guiana per la parte cosiddetta d’oltre-mare). Questo voto è storico per, almeno , due ragioni:
1/ era la prima volta dalla legge Deixonne del 1951 che una legge su questo soggetto fu votata dai deputati francesi
2/il voto finale fu di 247 a favore e 76 contrari … quindi, una vittoria importante a per tutte le lingue minoritarie di Francia e per i locutori.
Lo stato francese, si sa, è storicamente uno dei più ostili alla pluralità linguistica. E la società è stata, lei, in un certo senso, una delle società europee meno spinta a trasmettere nel contesto familiale le lingue che aveva ereditato, salvo, ben inteso , il francese. Questa tendenza pesante ha avuto come conseguenza un'inerzia forte verso la sopravvivenza di queste lingue tra la popolazione, un po' meno forse in Corsica, Alsazia, Paese Basco e nei territori « d'oltre mare » dove la trasmissione è più vivente. Questo quadro storico e sistematico poco favorevole giustifica che si possa qualificare quel voto storico. .
E concretamente, questa legge porta qualche miglioramento notevole. Per esempio, a livello delle scuole pubbliche, si è previsto che si possa organizzare un insegnamento perfettamente bilingue sotto più del 50% del tempo scolastico e più facile practicare un insegnamento « immersivo ». Anche per le scuole bilingue associative (come Calandrèta nelle regioni occitanofone) che per ognuno dei suoi scolari, i comuni dovranno pagare una tassa come è già obbligatorio fare per ogni scolaro della scuola pubblica. Senza contare le nuove possibilità sul piano della segnaletica stradale o dei nomi delle persone (usanza dei simboli diacritici del bretone, per esempio, fino ad oggi totalmente proibite dallo « stato civile »).
La legge è stata presentata da un deputato bretone di centro-sinistra che è anche un militante associativo conosciuto in Bretagna, Paul Molac. Il governo, era contro la sua adozione. Tra coloro che votarono contro, nessuna sorpresa: l'estrema destra che è tradizionalmente refrattaria a ogni sorta di riconoscimento di pluralità linguistica e la « France insoumise », ala radicale della sinistra parlamentare che è tradizionalmente più contraria anche, e ancora piu quando si tratta di una legge che prevede che si possa sovvenzionare con soldi pubblici le scuole associative (in molte zone d’Europa, questa famiglia politica sembra più favorevole alla pluralità linguistica degli stati, e qui abbiamo una specificità francese). Ma vi è una causa sorprendente da notare toccando questo campo del « no », il numero molto ridotto di deputati della maggioranza macronista che votarono contro mentre che il loro partito e, soprattutto il governo, erano opposti alla legge. Le sorprese vennero quindi più da coloro che votarono a favore. Vi è, sicuramente, gli ecologisti e i comunisti (una metà è forse astenuta a causa delle già menzionate « sovvenzioni al privato »)che sono conosciuti per sostenere le decisioni favorevoli alle lingue minoritarie, ma l'unanimità a favore della legge dei socialisti e ancora più della destra classica, tradizionalmente molti « bonapartisti » su questo soggetto, può effettivamente sorprendere. Senza contare ciò che più può sembrare strano, il voto a favore di 100 deputati della maggioranza macronista che non hanno avuto paura di opporsi a questo argomento.
E ora, concretamente, cosa succederà? Quando una legge è votata, per diventare ufficiale e perché si applichi , deve essere approvata dal Consiglio Costituzionale che esamina che non sia in contraddizione con la costituzione. Qui le cose potrebbero complicarsi perché la costituzione stabilisce nel suo secondo articolo che la "lingua della Republica" è il francese e più di una disposizione , nel passato, fu bloccata dal consiglio costituzionale causa di quell'articolo.
L'altro problema è l'ostilità del governo che può eseguire la legge "a minima", sarebbe a dire non fare nulla. Per esempio, il ministro dell'educazione, proveniente da una destra dura e riciclato nel macromismo come Maites, è più in opposizione alle lingue minoritarie (tronca ore di corso d'occitano nei collegi e licei, per esempio , tanto que può)
In conclusione, tutto ciò è obbiettivamente una vittoria per la lingua d’òc e per ogni altra lingua. Perquè è, in primis, un'indicazione che la società, nelle zone in cui esiste « un'altra lingua », ha cambiato il suo modo di pensare a lei. Sono sempre piu numerosi che un tempo, coloro che pensano « bisogna far qualcosa » per « le nostre lingue». E qui si tratta la spiegazione dei voti sovente sorprendenti d’una quantità di deputati. Non aveano chiaramente l'intenzione di andare contro un sentimento popolare che sentono più importante che in passato a favore delle lingue. E qui si esplica la notizia più interessante di quell'episodio. Una vittoria per tutti coloro che hanno dato per questa legge una speranza per avvenire. In Occitania, per esempio, una tale legge, votata da una tale maggioranza di deputati sarà un punto forte che attraverso i militanti e le associazioni potrà rafforzare la pluralità culturale del paese.
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