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Nòvas n.210 Lulh 2021

Bilancio del Premio Ostana 2021 - XIII edizione - Partatge per un'ecologia e una biodiversità linguistica, per la condivisione di “una casa per le lingue madri del mondo”

Bilanç dal Prèmi Ostana 2021 – XIII edicion - Partatge per un’ecologia e una biodiversitat linguística, per lo partatge de “una maison per las lengas maires dal mond”

a cura di Flavio Giacchero

italiano

Difendere la specificità linguistica è un compito ecologico. La studiosa e traduttrice Monica Longobardi cita Antonio Prete, critico letterario, scrittore e traduttore, in un appassionato dialogo con il professore Matteo Rivoira e lo scrittore occitano Joan Ganhaire. Ganhaire ci racconta di una “lingua maledetta” e delle sottili connessioni con il suo sguardo dentro i corpi delle persone, nel profondo degli organi. Ci racconta di un destino biologico, di emarginati e di malati, ci racconta del legame tra il suo passato professionale di medico e i suoi personaggi letterari e della principale qualità che un medico e un uomo, secondo lui, dovrebbe possedere: la compassione. Jaume Cabré, un altro grande scrittore, uno dei pilastri della letteratura catalana contemporanea, confida che avrebbe voluto essere musicista e che la musica per lui è assolutamente rilevante nel processo creativo, ricorrente nella struttura e nel tema dei suoi libri. Ci dice che l'anima della scrittura è nella propria lingua e a coloro che gli domandano perché non scriva in spagnolo lui risponde sempre e semplicemente che non capiscono.

Siamo nel mezzo del Premio Ostana, il festival delle scritture in lingua madre, alla sua XIII edizione nella speciale veste on-line, a causa delle restrizioni dovute ancora alla pandemia, ma all'insegna della condivisione, partatge in occitano. Ha incrociato il Premio la Giornata Mondiale dell'Ambiente, il 5 giugno, stessa data che per la minoranza linguistica occitana di Guardia Piemontese, in provincia di Cosenza, rappresenta anche la Giornata della Memoria, da quando nel 1561 tale comunità ha subito una sanguinosa e crudele repressione in quanto protestante di rito valdese, come hanno raccontato i guardioli Gabriella Sconosciuto e Francesco Treviso in uno dei tanti collegamenti in diretta durante il Premio.

Vi è un sottile filo conduttore che connette il Premio e i suoi ospiti all'ambiente, ai territori e alle rispettive lingue e culture che nelle differenze condividono problematiche e riflessioni e una sorta di casa comune. Un discorso ecologico dunque, un ecosistema da difendere, conoscere e in primis riconoscere per legittimarne i diritti e comprendere l'importante contributo che ogni lingua, nel proprio ecosistema, apporta alla varietà culturale e cura del territorio che vive. Una casa, la propria per ogni cultura linguistica, che troppe volte è stata profanata e perseguitata da una cultura altra, egemone e violenta. Così apprendiamo nelle toccanti conversazioni con “Chi” Suwichan Phattanaphraiwan, attivista Karen per la cultura e l'ambiente di lingua Pgaz k'Nyau, del nord della Thailandia al confine con la Birmania, che a scuola è d'obbligo parlare solo in thai e i bambini alla nascita devono essere registrati con nomi esclusivamente thailandesi, negando in questo modo la possibilità di chiamarsi e riconoscersi, minando all'origine del ciclo generazionale una cultura. La stessa storia si ripete e accomuna la maggior parte delle minoranze linguistiche del mondo. È stata raccontata anche dagli affascinanti interventi di due straordinari esponenti della cultura Navajo, considerata la più poetica delle lingue dei nativi americani: Luci Tapahonso, poetessa, e Walter Phelps, uno tra i principali rappresentanti politici Navajo. Essi ricordano di come i bambini di questa cultura dovessero parlare in segreto nelle scuole per non essere puniti dagli educatori della cultura dominante. Si è anche appreso però che quella stessa lingua “segreta” ha contribuito a portare pace nel mondo utilizzata come codice durante la II Guerra Mondiale e i Navajo ci insegnano che “il sacro inizia sulla punta della tua lingua”. Una sorta di riscatto lo racconta anche “Chi” Suwichan Phattanaphraiwan, quando testimonia una meravigliosa esperienza di solidarietà tra pescatori del sud della Thailandia e contadini di riso del nord che si organizzano in un progetto di scambio e baratto per far fronte alla carestia trascinata dalla pandemia e di come il recupero di un antico strumento musicale tradizionale abbia trasformato il suono in rinascita culturale.

In questa edizione molto si è parlato di diritti e di questioni politiche con interessanti interventi che hanno contribuito a una riflessione da più prospettive. Una voce corale per una pace tra le lingue. Lingue tagliate, come la complessa questione legislativa Francese di cui ha cercato di fare chiarezza il giornalista di France 3 Bretagne, Rónán Hirrien. L'attivismo concreto di Davyth Hicks, esperto nella rappresentazione delle lingue meno diffuse d’Europa di fronte alle istituzioni dell’UE e fondatore della ONG europea ELEN (European Language Equality Network) e Oliver Loode, attivista delle popolazioni indigene e difensore dei popoli e delle lingue uraliche, che hanno evidenziato i motivi per cui è essenziale agire e far sentire la voce dei popoli non rappresentati: “abbiamo bisogno dell'uso sociale delle lingue” hanno ribadito, e ancora: “abbiamo giovani che sono stati nelle scuole di immersione, ma manca l'uso sociale e una legislazione linguistica”. Molto lavoro ancora da fare, ma non mancano le proposte e le iniziative.

Si è evidenziato un interessante intreccio tra legislazioni e ambiente. Si declina durante il Premio, costantemente e in modi differenti, il tema dell'ecologia. Ad esempio con Pirita Näkkäläjärvi, attivista della cultura Sami e politica, e l’avvocato Oula-Antti Labba: “il vivere tradizionale è una sorta di dominio naturale che utilizza le lingue Sámi e, viceversa, le lingue Sámi sono portatrici della cultura. Quindi c’è un’interdipendenza e molte volte utilizziamo le lingue Sámi come uno degli argomenti per proteggere la nostra terra e per proteggere il nostro stile di vita tradizionale... Spesso questo legame è perduto e le persone non comprendono cosa abbia a che fare lo stile di vita con le lingue, ma per noi c’è un legame diretto, dal momento che è l’ambiente tradizionale il luogo nel quale si utilizza la lingua e nel quale le generazioni successive imparano facendo... c’è un legame veramente molto stretto”.

Ambiente è anche milieu culturale nella situazione sociolinguistica capoverdiana, studiata dalla giovane antropologa Maria Isabel Lemos, in cui “si conferma un passato di sfruttamento coloniale e continua a essere segnata da una forte disglossia che riflette le situazioni di potere in atto: la lingua madre nei contesti non istituzionali mentre rimane idioma ufficiale il portoghese”.

L'ambiente e il milieu culturale hanno caratterizzato anche le importanti riflessioni delle sociolinguiste Maite Puigdevall, cilena, e Macarena Dehnhardt, catalana, che indagano sulla frontiera fra migrazione e identità, fra integrazione e qualità della vita.

Come sempre avviene nel Premio Ostana molto spazio è dedicato alla dimensione estetica e creativa, altra via possibile e necessaria per dare linfa vitale a questo variegato mondo linguistico e culturale. Portare messaggi diretti attraverso altre forme, attraverso il mezzo cinematografico, la pittura, la musica, la meditazione.

Profondi messaggi sono arrivati dalla cinematografia di Fredo Valla con Bogre, il film-documentario che racconta del catarismo in chiave europea, insieme al giornalista Pietro Spirito, gli studiosi Enrico Riparelli e Francesco Zambon e il musicista Gerard Zuchetto. Pietro Spirito ha sottolineato che “noi siamo la nostra storia, ciascuno di noi è la nostra storia. La vicenda raccontata da Fredo propone una riflessione sulla libertà di pensiero: l'eretico è quello che ha il dovere di scegliere secondo la propria coscienza”.

Di libertà si parla anche in un altro film-documentario offerto in questa edizione e presentato dai registi Paolo Carboni e Marco Antonio Pani: Capo e Croce. Le ragioni dei pastori.

Attraverso le ragioni dei pastori e la loro realtà quotidiana si indagano le origini della grande protesta che nel 2010 porta migliaia di pastori provenienti da ogni parte della Sardegna a riunirsi nel Movimento Pastori Sardi, un film in lingua madre.

Un forte messaggio dall'intensa finalità didattica è arrivato dallo spettacolo musicale Dante Trobaire e le Trobairitz e Dante, promosso dal Premio stesso e ad opera delle musiciste Paola Bertello e Cecilia Lasagno: “questa lingua è la più nobile, l'altra l'artificiale, dice Dante a proposito delle lingue madri, quelle parlate in casa, che per prima apprendono i bambini”.

Le ragioni della dimensione estetica sono state oggetto di riflessione con l'esperienza del militante ladino Fabio Chiocchetti e il suo lavoro per “tornare alla dimensione emozionale della lingua”

attraverso musica e spettacoli in un intersezione tra “la forza della tradizione popolare orale e la nuova creatività produttiva in ambito colto”.

Creatività ed estetica sono state indagate e soprattutto condivise con l'esperimento del siriano Ammar Obeid in cui attraverso meditazione e sogno cerca di far emergere dall'inconscio dei partecipanti simboli e alfabeti linguistici. Un'idea, ci dice, che nasce dopo aver imparato tre lingue in situazioni terribili: dalla guerra in Siria all'esperienza di richiedente asilo politico in Germania.

Ritorna il legame con l'ambiente anche nella dimensione estetica nell'incontro curato dal CIRDOC (Institut occitan de cultura) con gli artisti Joan-Carles Codèrc, Florença Faure-Brac e Robin Chouleur uniti dal legame tra protezione della propria lingua madre e protezione della natura.

E di terra e di cultura risuona la musica del giovane gruppo musicale arbëreshe SHEGA che idealmente riunisce il proprio territorio, frammentato e sparso da un'antica diaspora, e si pongono come un ponte che collega la varietà e la moltitudine, di cui la propria cultura di fonda, alla nostra contemporaneità.

Il simbolo del ponte e di una moltitudine unita è anche l'essenza del Premio Ostana: connettere realtà che condividono, in fondo, una causa e una casa comune.

I tre giorni di quest'ultima edizione, dal 4 al 5 giugno, sono stati giorni intensi, carichi di parole, suoni e significati. Il successo di pubblico, nel seguire le dirette, nelle visualizzazioni delle registrazioni rese disponibili subito dopo e nei messaggi con i social network è stato straordinario.

Il Premio Ostana si pone come importante riferimento sulla tutela, diffusione e riflessione sui diritti delle lingue minoritarie ed indigene. Un evento di risonanza internazionale che coinvolge potenzialmente le lingue del mondo, un luogo reale e virtuale in grado di connettere realtà differenti ma che condividono una casa e una causa comune: un ambiente culturale e naturale che chiede con forza il diritto all'esistenza, limitando conflitti e aspirando all'armonia.

https://www.premioostana.it/

occitan

Defénder l’especificitat linguística es un dever ecològic. L’estudiosa e traductritz Monica Longobardi cita Antonio Prete, crític literari, escriveire e traductor, dins un diàlog apassionat abo lo professor Matteo Rivoira e l’escriveire occitan Joan Ganhaire. Ganhaire nos còntia d’una “lenga maledeta” e d’las súbtilas connexions abo son esgard dins lhi còrps d’las personas, al fons de lhi organs. Nos còntia d’un destin biològic, d’emarginats e de malates, nos còntia dal liam entre son passat professional de mètge e si personatges literaris e de la principala qualitat que un mètge e un òme, second el, deuria possèder: la compassion. Jaume Cabré, un autre grand escriveire, un di pilastres de la literatura catalana contemporànea, confia que auria volgut èsser musicaire e que la música per el es absolutament importanta ental procès creatiu, recorrenta dins l’estructura e dins lo tèma de si libre. Nos ditz que l’anma de l’escritura es dins sa lenga e an aquilhi que lhi demandon perqué escrive pas en espanhòl el respond totjorn e simplament que capisson pas.

Siem ental metz dal Prèmi Ostana, lo festenal des escrituras en lenga maire, a sa XIII edicion, dins l’especiala forma en linha a causa d’las restriccions deguas encara a la pandemia, mas dessot lo senh dal partatge. A encroseat lo prèmi la Jornada Mondiala de l’Ambient, lo 5 de junh, la mesma data que per la minorança linguística occitana de La Gàrdia, en Província de Cosenza, representaa decò da la Jornada de la Memòria, da quora ental 1561 la comunitat a subit una sanguinosa e cruèla repression en tant que protestanta de rite valdés, coma an contiat lhi gardiòls Gabriella Sconosciuto e Francesco Treviso dins un d’las tantas connexions en dirècta durant lo Prèmi.

Lhi a un subtil fil conductor que lia lo Prèmi e si òstes a l’ambient, ai territòris e a las respectivas lengas e culturas que dins las diferenças partatjon de problemàticas e de reflexion e una sòrta de maison comuna. Un discors ecològic, donca, un ecosistèma da defénder, conóisser e d’en premier reconóisser per ne’n legitimar lhi drech e comprene l’important contribut que chasque lenga, dins son ecosistèma, apòrta a la varietat culturala e a la cura dal territòri que viu. Una maison, la sia, per chasque cultura linguística, que tròpi bòts es istaa profanaa e perseguitaa da una cultura autra, egemònica e violenta. Coma aquò aprenem dins las tochantas conversacions de lenga Pgaz k'Nyau, dal Nord de la Thailàndia a la frontiera abo la Birmània, que a escòla es obligatòri parlar ren qu’en thai e las mainaas a la naissença devon èsser registraas abo de noms exclusivament thailandés, en negat parelh la possibilitat de se sonar e se reconóisser, en minant a l’origina una cultura dal cicle generacional. La mesma estòria se repet e acomuna la major part d’las minoranças linguísticas dal mond. Es istaa contia decò da lhi fascinants intervent de dui extraordinaris representants de la cultura Navajo, consideraa la pus poètica d’las lengas di natius americans: Luci Tapahonso, poetèssa, e Walter Phelps, un di principals representants polítics Navajo. Ilhs recòrdon de coma las mainaas d’aquesta cultura devesson parlar en secret dins las escòlas per ren èsser punits da lhi educators de la cultura dominanta. Mas avem decò emprés que aquela mesma lenga “secreta” a contribuït a portar la patz ental mond, adobraa coma còde durant la II Guèrra Mondiala, e lhi Navajo nos mostron que “lo sacre comença sus la poncha de ta lenga”. Una sòrta de rescat lo còntia decò “Chi” Suwichan Phattanaphraiwan, quora testimònia una meravilhosa experiença de solidarietat entre lhi peschaires dal sud de la Thailàndia e lhi cultivators de ritz, que s’organizon dins un projèct d’eschambi e de barat per afrontar la carestia rabelaa da la pandemia, e de coma la recuperacion d’un ancian enstrument musical tradicional aie transformat lo sòn en renaissença culturala.

Dins aquesta edicion s’es parlat un baron de drech e de questions políticas, abo d’interessantas intervencions que an contribuït a una reflexion da mai d’una prospectiva. Una vòutz corala per una patz entre las lengas. De lengas talhaas, coma la complèxa question legislativa francesa, dont a cerchat de far claressa lo jornalista de France 3 Bretagne Rónán Hirrien, L’activisme concret de Davyth Hicks, espèrt de la representacion d’las lengas menc difonduas d’Euròpa derant las institucions de l’UE e fondator de la ONG europea ELEN (European Language Equality Network), e Oliver Loode, activista d’las populacions indígenas e defensor di pòples e d’las lengas uràlicas, que an evidenciat lhi motius per lhi quals es essencial agir e far sentir la vòutz di pòples ren representats: “Avem da manca de l’usatge social d’las lengas”, a afortit, e encara: “Avem de joves que son istat dins las escòlas d’immersion, mas manca l’usatge social e una legislacion linguística”. Un baron de trabalh encara da far, mas mancon pas las propòstas e las iniciativas.

S’es evidenciat un interessant entrelaçament entre las legislacions e l’ambient. Se declina durant lo Prèmi, constantement e en de biais diferent, lo tèma de l’ecologia. Per exèmple abo Pirita Näkkäläjärvi, activista de la cultura Sami e política, e l’avocat Oula-Antti Labba: “ Lo viure tradicional es una sòrta de domini natural que adòbra las lengas Sami e, vicevèrsa, las lengas Sami son portairas de la cultura. Donca lhi a un’interdipendenùa e ben de bòts adobrem las lengas Sami coma un di arguments per protèger nòstra tèrra e nòstre estil de vita tradicional... Sovent aqueste liam es perdut e las personas comprenon pas çò que aie a veire l’estil de vita abo las lengas, mas per nosautri lhi a un liam dirèct, dal moment que es l’ambient tradicional lo luec ente un adòbra la lenga e ente las generacions d’après emprenon en fasent.... lhi a un liam da bòn ben estrech”.

L’ambient es decò l’ambient cultural dins la situacion sociolinguística capoverdiana, estudiaa da la jove antropòloga Maria Isabel Lemos, ente “se confèrma un passat d’esfruchament colonial e contínua a èsser senhaa da una fòrta disglossia que reflèct las situacions de poer en act: la lenga maire enti contèxts ren institucionals, dal temp que rèsta l’idiòma oficial lo portogués”.

L’ambient e l’ambient cultural an caracterizat decò las importantas reflexions d’las sociolinguistas Maite Puigdevall, cilena, e Macarena Dehnhardt, catalana, que enquèston sus la frontiera entre migracion e identitat, entre integracion e qualitat de la vita.

Coma arriba sempre al Prèmi ostana, un baron d’espaci es dedicat a la dimension estètica e creativa, un’autra via possibla e necessària per donar de limfa vitala an aqueste bigarrat mond linguístic e cultural. Portar de messatges dirècts a travèrs d’autras formas, a travèrs lo meian cinematogràfic, la pintura, la música, la meditacion.

De messatges profonds son arribats da la cinematografia de Fredo Valla abo Bogre, lo film-documentari que còntia dal catarisme en clau europèa, ensem al jornalista Pietro Spirito, lhi estudiós Enrico Riparelli e Francesco Zambon e lo musicaire Gerard Zuchetto. Pietro Spirito a remarcat que “nosautri siem nòstra estòria, chascun de nosautri es nòstra estòria. L’eveniment contiat da Fredo propausa una reflexion sus la libertat de pensier: l’erétic es aquel que a lo dever de chausir second sa consciença”.

De libertat se parla decò entun autre film-documentari ofèrt en aquesta edicion e presentat dai registas Paolo Carboni e Marco Antonio Pani: Capo e Croce. Le ragioni dei pastori. A travèrs las rasons di pastres e lor realitat quotidiana se recèrchon las originas de la granda protèsta qu’ental 2010 mena de miliers de pastre provenents da tuchi lhi cants de la Sardenha a se reünir ental Movimento Pastori Sardi, un film en lenga maire.

Un fòrt messatge da l’intensa finalitat didàctica es arribat da l’espectacle musical Dante Trobaire e le Trobairitz e Dante, promogut dal Prèmi mesme e realizat da las musicairas Paola Bertello e Cecilia Lasagno: “Aquesta lenga es la pus nòbla, l’autra l'artificiala, ditz Dante a propaus d’las lengas maires, aquelas parlaas a maison, que las mainaas aprenon per premiera”.

Las rasons de la dimension estètica son istaas objèct de reflexion abo l’esperiença dal militant ladin Fabio Chiocchetti e son trabalh per “tornar a la dimension emocionala de la lenga” a travèrs la música e lhi espectacles dins un’interseccion entre “la fòrça de la tradicion populara orala e la nòva creativitat productiva dins lhi ambients cultivats”.

Creativitat e estètica con istaas investigaas e sobretot partatjaas abo l’experiment dal sirian Amman Obeid, ente a travèrs la meditacion e lo sumi cèrcha de far emèrger da l’inconscient di partecipants de símbols e d’alfabets linguístics. Un’idea, nos ditz, que nais après aver emprés tres lengas en de situacions terriblas: da la guèrra en Síria, a l’experiença de demandaire d’asil polític en Germània. Retorna lo liam abo l’ambient decò dins la dimension estètica de l’encòntre curat dal CIRDOC (Institut occitan de cultura) abo lhi artistas Joan-Carles Codèrc, Florença Faure-Brac e Robin Chouleur, units dal liam entre l’aparament de lor lenga maire e l’aparament de la natura. E de tèrra e de cultura ressòna la música dal jove grop musical arbëreche SHEGA, que idealament rechampa sus son territòri, fragmentat e espanteat da un’antica diàspora, e se pausa coma un pònt que unís la varietat e la moltituda, dont se fonda sa cultura, a nòstra contemporaneïtat.

Lo símbol dal pònt e d’una moltituda unia es decò l’essença dal Prèmi ostana: jónher de realitats que partatjon, al fons, una causa e una maison comuna.

Lhi tres jorns d’aquesta darriera edicion, dal 4 al 5 de junh, son istats de jorns intens, charjats de mots, de sòns, de sens. Lo succès de públic, dins lo seguir las dirèctas, dins las visualizacons d’las registracions renduas disponiblas just après e dins lhi messatges abo lhi social network es istat extraordinari. Lo Prèmi Ostana se pausa coma un’importanta referença sus la tutèla, la difusion e la reflexion sus lhi drechs d’las lengas minoritàrias e indígenas. Un eveniment de ressonança internacionala que ímplica potencialament las lengas dal mond, un luec real e virtual capable de liar de connécter de realitats diferentas, mas que partatjon una maison e una causa comuna: un ambient cultural e natural que demanda abo fòrça lo drech a l’existença, en limitant lhi conflits e en aspirant a l’armonia.

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