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Nòvas n.217 Març 2022

Una pleiade gaelica di Scozia – estratto dalla rivista OC

Una pleaiada gaelica d’Escòcia – extrach da la revista Oc

La versione originale delle poesie in lingua gaelica è disponibile nel numero di settembre 2021 della rivista OC.

italiano

Un contesto di decrescita

Tre secoli fa, un quarto della popolazione scozzese (circa 300 000 persone) era gaelofona, specie nelle Highlands e le Ebridi.

Una serie di traumatismi colpisce la Scozia nell’epoca moderna: le strutture sociali dei clan sono abolite dal governo britannico dopo la disfatta dei giacobiti a Culloden (1746); durante tutto il secolo XIX, gli spostamenti forzati (Clearances), le migrazioni verso i centri industriali e le emigrazioni (Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, ecc.), le perdite sproporzionate nelle guerre del secolo XIX e la prima guerra mondiale svuotano della sua popolazione la Scoozia gaelofona: nel 1921 non restavano che 160 000 locutori (3,5% della popolazione).

Fino agli anni 60, il sistema d’educazione nazionale etabilito nel 1872 esclude il gaelico. La maggioranza dei locutori di quel tempo (e ancora oggi) sono dunque analfabeti nella loro lingua madre.

Oggi la metà dei locutori vivono al di fuori della zona gaelofona tradizionale (Ebridi e West Highlands). Negli anni 80, crescono delle classi e delle scuole gaeliche nel sistema pubblico e nel 2011 il censimento mostra per la prima volta un aumento dei locutori giovani. Ciò nonostante, nelle comunità più fortemente gaeliche (Ebridi) la pratica della lingua continua a diminuire.

Ora (censimento del 2011) ci sono meno che 60 000 locutori (1%della popolazione, tutti bilingui). Il parlamento scozzese abrogato nel 1707 e rianimato nel 1999, con poteri alquanto ridotti, riconosce nel 2005 il gaelico come lingua ufficiale, con l’inglese. Lo scots, (n.d.r.: lingua vicina all’inglese) parlato dalla maggioranza, non possiede alcuno statuto ufficiale.

Una tradizione antica e ben salda

La tradizione letteraria gaelica è ben salda, specie nella poesia orale cantata (la tradizione scritta dei bardi professionali del Medioevo si è persa nel secolo XVII).

Sempre di più dei peti letterati si fanno pubblicare durante il secolo XIX, ma le opere restano soprattutto prali. Da notare la tradizione diffusa dei “village bards” nelle isole, dove la comunità si radunava in casa di un cantastorie/bardo per scambiare canti, racconti e novelle. Tradizione vetusta dagli anni 50, con la diffusione dell’elettricità, della radio, della televisione, e la perdita di una comunità di vita, quei canti sono ora oggetto di raccolta. Ben pochi sono ora coloro che compongono quel tipo di canti tradizionali, dalla metrica, dizione e lessico particolari, ma fra i nostri poeti Mòrag Anna NicNèill (il cui padre era bardo) se ne ispira.

La poesia modernista in gaelico si manifesta a partire dagli anni 30 (con il “gigante” Somhairle MacGill-Ean/SorleyMacLean) e a partire dagli anni 70 il verso libero diviene la forma dominante della poesia scritta (cioè non cantata), sotto l’influenza del prestigionso poeta universitario Ruaraidh MacThòmais/Derick Thomson. Nel secolo alcuni autori torneranno verso forme più regolari (coma Niall O’Gallagher, che coltiva il sonetto e riprende lo spirito delle metriche dei bardi letterati medievali).

In un primo tempo, quei poeti moderni (i quali hanno tutti dovuto lasciare il loro paese natale) sentono profondamente la deculturazione e lo sradicamento, la perdita di una cultura tradizionale forte e le ferite della loro cultura marginalizzata.

Una generazione di nuovi poeti

Dall’ultimo quarto del secolo XX si nota la crescita delle voci femminili, così come di coloro che hanno appreso la lingua in seguito, per i quali lingua e cultura sono una conquista e una ricchezza da celebrare, una scelta e un avvenire (vedere la poesia “Màthair-Chainnt” di O’Gallagher) più che un fardello, un dovere o una piaga. Dei poeti presenti qui, soltanto Mòrag Anna NicNèill e Pàdraig MacAoidh sono usciti da case gaelofone. Niall O’Gallagher, Deborah Moffatt e Marcas Mac Tuairneir sono tutti adulti che hanno appreso la lingua in seguito; Robbie MacLeòid ha appreso la lingua da giovane, non dai suoi genitori, ma tramite la sua scolarizzazione in una scuola gaelica e tramite i suoi nonni; per Marion Fiona NicIlle Mhoire/Morrison, la lingua è una riconquista dopo una scolarizzazione anglofona e una carriera di insegnante di inglese.

A volte, la poesia di questa generazione continua a rivendicare il diritto all’esistenza della lingua e della cultura gaelica, ma più spesso la lingua serve senza vergogna e senza complessi a esprimere tutto ciò che serbano nel cuore.

Michel Byrne

Docente di celtico e gaelico – Università di Glasgow

Màthair-Chainnt

Cha d’ fhuair mi mo chànain

o mo mhàthair bhuat;

don t-saoghal air fàire

a tha gach uile duan.

Niall O’Gallagher

Lingua madre

La mia lingua non mi viene

da mia madre, ma da te;

per chi vivrà in futuro

è ogni mio verso.

Niall O’Gallagher

Chi erano i Vichingi?

Teste dorate, occhi duri come ghiaccioli

Orme rose di sangue da levante a ponente.

Le loro navi se ne vanno, teste di serpi che sputano schiuma bianca

Fuocoin cima ai colli,distruzione e pennacchi di fumo

Donne brune dalla mente scaltra e dal sorriso ingannevole.

Sulla riva, il canto acuto di cornamusa dell’uccello di Santa Brigida¹.

Sta calmo, sta calmo.

Marion Fiona NicIlle Mhoire

¹La beccaccia di mare (Haematopus Ostralegus), in gaelico “gille-Brìde”, il “serviziale di Santa Brigida”. Nelle canzonette tradizionali il mimologismo “bi glic” (sta calmo) imita il canto di questo uccello.

Pellegrini

Giù, ti affanni, mentre io,

da questo lato della strada, pian piano, passeggio

una greve nebbia fluttua per la città,

lacrime nere cadono sui selciati,

mi ricordo come camminavamo insieme

sulle sabbie mobili lungo il fiume Eden.

In fondo alla strada la cattredrale

è in rovina, e siamo spaccati,

io qui, tu dall’altro lato, lontano da me,

in mezzo l’oscurità dei secoli.

Marion Fiona NicIlle Mhoire

Riconciliazione

La notte scorsa ho udito

i morti parlare – tu, amore mio,

rendevi visita a mia madre,

parlavate in cucina, con caffè

e sigarette, di politica, di libri, di musica,

Marx e Shakespeare e Bach,

mia madre generosa e accogliente,

tu cortese, vivace, una riconciliazione fra voi,

ma per poca cosa, da tempo è morta mia madre,

tu sei lontano da me sulla tua isola inaccessibile,

affranta, sola nel letto, ascolto

la saggezza dei morti.

Deborah Moffatt

La versione originale delle poesie in lingua gaelica è disponibile nel numero di settembre 2021 della rivista OC.

occitan

Un contèxte de decreis

Fa tres sègles, un quart de la populacion escocesa (300 000 personas a quicòm pròche) èra gaelofòna, mai que mai dins los Highlands e las Ebridas.

Una tièra de traumatismes afraba l’Escòcia a l’epòca modèrna: las estructuras socialas dels clans son abolidas pel govèrn britanic après la desfaita dels jacobitas a Culloden (1746); tot lo long del Sègle XIX, los desplaçaments forçats (Clearances), las migracions cap als centres industrials e las emigracions (Canadà, Estats Units, Nòva Zelanda, etc.), las pèrdas disproporcionadas dins las guèrras del sègle XIX e la primièra guèrra mondiala, vuèjan de sa populacion l’Escòcia gaelofòna: en 1921 demorava pas que 160 000 locutors (3.5% de la poulacion).

Fins a las annadas 60, lo sistèma d’educacion nacionala establit en 1872 exclutz lo gaelic. La majoritat dels locutors d’aquel temps (e encara uèi) son doncas analfabètas dins lor lenga mairala.

Uèi la mitat dels locutors vivon en defòra de la zòna gaelofòna tradicionala (Ebridas e West Highlands). Dins las annadas 80, créisson de classas e d’escòlas gaelicas dins lo sistèma public, e en 2011, lo recensament mòstra pel primièr còp una pujada dels locutors joves. Pr’aquò, dins las comunautats mai fòrtament gaelias (Ebridas) la practica de la lenga contunha de mermar.

Ara (censament de 2011) i a mens de 60 000 locutors (1% de la populacion, totis biligües). Lo parlament escocés abrogat en 1707 e reviscolat en 1999, amb de poders plan redusits, reconeis en 2005 lo gaelic coma lenga oficiala, amb l’anglés. Lo scots, (NLDR: lenga pròcha de l’anglés) parlat per la majoritat, a pas cap d’estatut oficial.

Una tradicion literària anciana e plan fòrta

La tradicion literària gaelica es plan fòrta, subretot en poesia orala cantada (la tradicion escrita dels bardes professionals de l’Edat Mejana se perdèt al sègle XVII). De mai en mai de poètas letrats se fan publicar pendent lo sègle XIX, mas sas òbras demòran mai que mai oralas. De notar la tradicion espandida dels “village bards” dins las isclas, ont la comunautat se recampava cò d’un contaire/barde, per escambiar cants, contes e novèlas. Tradicion vielhanchona desempuèi las annadas 50 amb l’espandiment de l’electricitat, de la ràdio, de la television, e la pèrda d’una comunautat de vida, aquelis cants fan ara l’objècte de collectatges. Plan pauquis ara son los que compausan aquela mena de cants tradicionals, de la metrica, diccion e lexic particulars, mas demèst nòstres poètas, Mòrag Anna NicNèill (que son paire èra barde) se n’inspira.

La poesia modernista en gaelic se manifèsta a partir de las annadas 30 (amb lo “gigant” Somhairle MacGill-Ean/SorleyMacLean) e a partir de las annadas 70 lo vèrs liure ven la fòrma dominanta de la poesia escrita (es a dire non-cantada), jos l’influéncia del prestigiós poèta-universitari Ruaraidh MacThòmais/Derick Thomson. Al sègle XXI d’unis autors tornaràn cap a de fòrmas mai regularas (coma Niall O’Gallagher, que cultiva lo sonet e torna trapar lo buf de las metricas dels bardes letrats medievals).

Dins un premièr temps, aquelis poètas modèrnes (que deguèron totis quitar lor país natal) ressentisson prigondament la deculturacion e lo desrasigament, la pèrda d’una cultura tradicionala fòrta, e las nafras de lor cultura marginalizada.

Una generacion de poètas novèls

Desempuèi lo darrièr quart del sègle XX se nòta la pujada de las voses femeninas, e tanben dels apreneires, que per elis lenga e cultura son una conquista e una riquesa de celebrar, una causida e un avenir (veire lo “Màthair-Chainnt” de O’Gallagher) mai qu’un fais, un dever o una plaga. Dels poètas presentats aicí, sols Mòrag Anna NicNèill e Pàdraig MacAoidh son sortits d’ostals gaelofònes. Niall O’Gallagher, Deborah Moffatt e Marcas Mac Tuairneir son totis aprenents adultes; Robbie MacLeòid aprenguèt la lenga jove, non pas de sos parents, mas per son escolaritat en escòla gaelica e per sos grands; per Marion Fiona NicIlle Mhoire/Morrison, la lenga es una reconquista après una escolarizacion anglofòna e una carrièra d’ensenhaira d’anglés.

De còps, la poesia d’aquesta generacion novèla contunha de reivindicar los dreits a l’existéncia de la lenga e de la cultura gaelica, mas mai sovent la lenga servís sens vergonha e sens complèxe a exprimir tot çò que tenon dins lo còr.

Michel Byrne

Mèstre de Conferéncias Celtic e Gaelic – Universitat de Glasgow

Màthair-Chainnt

Cha d’ fhuair mi mo chànain

o mo mhàthair bhuat;

don t-saoghal air fàire

a tha gach uile duan.

Niall O’Gallagher

Lenga-maire

Ma lenga la teni pas

de ma maire, la teni de tu;

pel monde a venir

son totis mos poèmas.

Niall O’Gallagher

Quales èran, los Vikings?

Caps daurats, upelhs durs coma de frejal

Piadas rojas sang de levant a ponent.

Sas barcassas se’n van, caps e sèrps qu’escupisson d’escruma blanca

Fòc al som de las còlas, destruccion e ribans de fum

Femnas brunas de pels, de l’èime rusat e del rire enganarèl.

Sul ribarés, lo cant agut de bodega de l’aucèl de Santa Brigida¹.

Estaà suau, està suau.

Marion Fiona NicIlle Mhoire

¹L’agaça de mar (Haematopus Ostralegus), en gaelic “gille-Brìde”, lo “servicial de Santa Brigida”. Dins las cançonetas tradicionalas lo mimologisme “bi glic” (està suau) imita lo cant d’aquel aucèl.

Pelegrins

Aval, te coitas, mentre que ieu,

d’aiceste costat de la carrièra, plan planet, me passegi

un nèbla lorda flòta per la vila,

de lagremas negras tomban suls pavats,

me remembri cossì marchàvem cotria

sus las sablas movedissas long del Riu Eden.

Al cap de la carrièra la catedrala

es en roïnas, e sèm estroçats,

ieu aicí, tu de l’autre costat, luènh de ieu,

l’escuritat dels sègles entremièg.

Marion Fiona NicIlle Mhoire

Reconciliacion

La nuèit passada ausiguèri

Los mòrts que parlavan –tu, mon amor,

Fasiás visita a ma maire,

charràvetz dins la cosina, amb café

e cigarretas, de politica, de libres, de musica,

Marx e Shakespeare e Bach,

ma maire generosa e aculhenta,

tu borgal, plen de vam, una reconciliacion entre vosautre,

mas per pas grand causa, ma maire fa temps qu’es mòrta,

e tu siás luènh de ieu sus ton iscla inaccessibla,

tota desconsolada, soleta al lèit, escoti

la saviesa dels mòrts.

Deborah Moffatt


La version originala d’las poesias en lenga gaèlica es disponibla ental numre de setembre 2021 de la revista OC.


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