Un contesto di decrescita
Tre secoli fa, un quarto della popolazione scozzese (circa 300 000 persone) era gaelofona, specie nelle Highlands e le Ebridi.
Una serie di traumatismi colpisce la Scozia nell’epoca moderna: le strutture sociali dei clan sono abolite dal governo britannico dopo la disfatta dei giacobiti a Culloden (1746); durante tutto il secolo XIX, gli spostamenti forzati (Clearances), le migrazioni verso i centri industriali e le emigrazioni (Canada, Stati Uniti, Nuova Zelanda, ecc.), le perdite sproporzionate nelle guerre del secolo XIX e la prima guerra mondiale svuotano della sua popolazione la Scoozia gaelofona: nel 1921 non restavano che 160 000 locutori (3,5% della popolazione).
Fino agli anni 60, il sistema d’educazione nazionale etabilito nel 1872 esclude il gaelico. La maggioranza dei locutori di quel tempo (e ancora oggi) sono dunque analfabeti nella loro lingua madre.
Oggi la metà dei locutori vivono al di fuori della zona gaelofona tradizionale (Ebridi e West Highlands). Negli anni 80, crescono delle classi e delle scuole gaeliche nel sistema pubblico e nel 2011 il censimento mostra per la prima volta un aumento dei locutori giovani. Ciò nonostante, nelle comunità più fortemente gaeliche (Ebridi) la pratica della lingua continua a diminuire.
Ora (censimento del 2011) ci sono meno che 60 000 locutori (1%della popolazione, tutti bilingui). Il parlamento scozzese abrogato nel 1707 e rianimato nel 1999, con poteri alquanto ridotti, riconosce nel 2005 il gaelico come lingua ufficiale, con l’inglese. Lo scots, (n.d.r.: lingua vicina all’inglese) parlato dalla maggioranza, non possiede alcuno statuto ufficiale.
Una tradizione antica e ben salda
La tradizione letteraria gaelica è ben salda, specie nella poesia orale cantata (la tradizione scritta dei bardi professionali del Medioevo si è persa nel secolo XVII).
Sempre di più dei peti letterati si fanno pubblicare durante il secolo XIX, ma le opere restano soprattutto prali. Da notare la tradizione diffusa dei “village bards” nelle isole, dove la comunità si radunava in casa di un cantastorie/bardo per scambiare canti, racconti e novelle. Tradizione vetusta dagli anni 50, con la diffusione dell’elettricità, della radio, della televisione, e la perdita di una comunità di vita, quei canti sono ora oggetto di raccolta. Ben pochi sono ora coloro che compongono quel tipo di canti tradizionali, dalla metrica, dizione e lessico particolari, ma fra i nostri poeti Mòrag Anna NicNèill (il cui padre era bardo) se ne ispira.
La poesia modernista in gaelico si manifesta a partire dagli anni 30 (con il “gigante” Somhairle MacGill-Ean/SorleyMacLean) e a partire dagli anni 70 il verso libero diviene la forma dominante della poesia scritta (cioè non cantata), sotto l’influenza del prestigionso poeta universitario Ruaraidh MacThòmais/Derick Thomson. Nel secolo alcuni autori torneranno verso forme più regolari (coma Niall O’Gallagher, che coltiva il sonetto e riprende lo spirito delle metriche dei bardi letterati medievali).
In un primo tempo, quei poeti moderni (i quali hanno tutti dovuto lasciare il loro paese natale) sentono profondamente la deculturazione e lo sradicamento, la perdita di una cultura tradizionale forte e le ferite della loro cultura marginalizzata.
Una generazione di nuovi poeti
Dall’ultimo quarto del secolo XX si nota la crescita delle voci femminili, così come di coloro che hanno appreso la lingua in seguito, per i quali lingua e cultura sono una conquista e una ricchezza da celebrare, una scelta e un avvenire (vedere la poesia “Màthair-Chainnt” di O’Gallagher) più che un fardello, un dovere o una piaga. Dei poeti presenti qui, soltanto Mòrag Anna NicNèill e Pàdraig MacAoidh sono usciti da case gaelofone. Niall O’Gallagher, Deborah Moffatt e Marcas Mac Tuairneir sono tutti adulti che hanno appreso la lingua in seguito; Robbie MacLeòid ha appreso la lingua da giovane, non dai suoi genitori, ma tramite la sua scolarizzazione in una scuola gaelica e tramite i suoi nonni; per Marion Fiona NicIlle Mhoire/Morrison, la lingua è una riconquista dopo una scolarizzazione anglofona e una carriera di insegnante di inglese.
A volte, la poesia di questa generazione continua a rivendicare il diritto all’esistenza della lingua e della cultura gaelica, ma più spesso la lingua serve senza vergogna e senza complessi a esprimere tutto ciò che serbano nel cuore.
Michel Byrne
Docente di celtico e gaelico – Università di Glasgow
Màthair-Chainnt
Cha d’ fhuair mi mo chànain
o mo mhàthair bhuat;
don t-saoghal air fàire
a tha gach uile duan.
Niall O’Gallagher
Lingua madre
La mia lingua non mi viene
da mia madre, ma da te;
per chi vivrà in futuro
è ogni mio verso.
Niall O’Gallagher
Chi erano i Vichingi?
Teste dorate, occhi duri come ghiaccioli
Orme rose di sangue da levante a ponente.
Le loro navi se ne vanno, teste di serpi che sputano schiuma bianca
Fuocoin cima ai colli,distruzione e pennacchi di fumo
Donne brune dalla mente scaltra e dal sorriso ingannevole.
Sulla riva, il canto acuto di cornamusa dell’uccello di Santa Brigida¹.
Sta calmo, sta calmo.
Marion Fiona NicIlle Mhoire
¹La beccaccia di mare (Haematopus Ostralegus), in gaelico “gille-Brìde”, il “serviziale di Santa Brigida”. Nelle canzonette tradizionali il mimologismo “bi glic” (sta calmo) imita il canto di questo uccello.
Pellegrini
Giù, ti affanni, mentre io,
da questo lato della strada, pian piano, passeggio
una greve nebbia fluttua per la città,
lacrime nere cadono sui selciati,
mi ricordo come camminavamo insieme
sulle sabbie mobili lungo il fiume Eden.
In fondo alla strada la cattredrale
è in rovina, e siamo spaccati,
io qui, tu dall’altro lato, lontano da me,
in mezzo l’oscurità dei secoli.
Marion Fiona NicIlle Mhoire
Riconciliazione
La notte scorsa ho udito
i morti parlare – tu, amore mio,
rendevi visita a mia madre,
parlavate in cucina, con caffè
e sigarette, di politica, di libri, di musica,
Marx e Shakespeare e Bach,
mia madre generosa e accogliente,
tu cortese, vivace, una riconciliazione fra voi,
ma per poca cosa, da tempo è morta mia madre,
tu sei lontano da me sulla tua isola inaccessibile,
affranta, sola nel letto, ascolto
la saggezza dei morti.
Deborah Moffatt
La versione originale delle poesie in lingua gaelica è disponibile nel numero di settembre 2021 della rivista OC.
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