italiano

Venerdì 17 giugno 2022- ore 21.00

c/o Centro Polifunzionale Lou Pourtoun, Ostana (CN)

Bogre - La grande eresia europea”

regia di Fredo Valla

prodotto da Chambra d'Oc, Incandenza Film, Lontane Province

durata 140'

SINOSSI

Bogre racconta un lungo viaggio sulle tracce di Catari e Bogomìli, eretici del medioevo diffusi dai Balcani all’Occidente europeo. Per questo - come recita il sottotitolo del film - quella di Catari e Bogomìli è stata una grande eresia europea.

Perché Bogre? Chi parla la lingua d’oc sa che bogre (si legge bugre) significa bulgaro, ma che da secoli la parola ha assunto il significato di inetto, babbeo, di colui che maschera la verità. Dal XII secolo bogre divenne un insulto diretto ai Catari d'Occitania, assimilati al movimento dei Bogomìli bulgari, da cui il catarismo occidentale derivava. Catari e Bogomìli coltivarono un’idea di Dio già diffusa nel primo giudeo-cristianesimo - e presente nelle comunità gnostiche in Egitto, Palestina e nel Medio Oriente - che si basava sull’affermazione dell’esistenza di un Principio del Bene e di uno del Male, ovvero sulla contrapposizione fra Spirito e Materia. La filiazione del catarismo dal bogomilismo è la testimonianza di un medioevo tutt’altro che buio e immobile; le idee viaggiavano da un capo all'altro dell'Europa, dai Balcani ai Pirenei, dall'Italia centro-settentrionale alla Bosnia.

Partendo da un ricordo legato all’utilizzo della parola bogre da parte del padre, il regista Fredo Valla e la sua troupe intraprendono dunque un viaggio attraverso quattro terre (Bulgaria, Italia, Occitania, Bosnia) alla ricerca delle relazioni culturali e religiose tra i due movimenti.

È eretico colui che afferma il diritto/dovere di scegliere secondo coscienza (“eresia”, non a caso, deriva dal greco haìresis, scelta). Bogre riscopre una storia “estirpata dai libri di storia” e a partire da un’eresia che attraversò il medioevo europeo propone una riflessione sul nostro recente passato segnato da persecuzioni e genocidi come la Shoah e sul tempo presente con fenomeni di intolleranza che non paiono venir meno.

Bogre è una storia di idee, di religioni, di incontri, di persone, di poteri. Un film in cinque lingue (bulgaro, francese, occitano, italiano e bosniaco), un andare e tornare e ripartire ancora per rispondere a domande, svelare storie cadute nell’oblio, dare spazio alle differenze, valorizzare spiritualità e culture lontane e vicine, aiutare il pensiero a essere critico. L’andirivieni, del resto, era un movimento tipico dei Bogre del medioevo, quegli eretici costretti a fuggire per vivere, e condividere le proprie idee, nello spazio europeo ben prima che l’Europa fosse unita.

Sabato 18 giugno 2022- ore 17.00

c/o Centro Polifunzionale Lou Pourtoun, Ostana (CN)

Bogre - La mostra”

a cura di Elia Lombardo e Fredo Valla

prodotta da Espaci Occitan

Apertura: 18 giugno / 31 luglio

Quando si realizza un film, durante la scrittura, ma ancor di più durante le fasi di ripresa, lo sforzo immaginifico e al contempo concreto, di riuscire a tradurre e fermare in immagini i concetti, le storie, i temi, viene in parte frustrato dalla consapevolezza che qualcosa andrà perso: belle inquadrature, percorsi narrativi, oggetti di scena… straordinari a volte, ma che nel montaggio si rivelano difficili da miscelare con le vicende che si vogliono narrare. Funziona così: è l’arte del sottrarre, di cui è fatto il cinema e forse ogni forma d’arte. Ma sottrarre spesso significa destinare all’oblio momenti, luoghi, atmosfere che sono restate impresse e hanno contribuito alla costruzione del film.

BOGRE – LA MOSTRA è un progetto che si è fatto concreto nell’incontro con Espaci Occitan, che oltre a produrla, si è occupato della traduzione dei testi in occitano e in francese, con la collaborazione di Teresa Totino, Donatella Rinaudo e Rosella Pellerino, direttore scientifico dell'istituto. L’intento era di avere un “prodotto” che potesse accompagnare le proiezioni del film BOGRE, ma anche essere esposto in autonomia, capace di raccontare sia la “grande eresia europea” cataro-bogomila, sia le varie fasi della realizzazione del film.

La mostra si compone di una parte testuale (l'eresia cataro-bogomila e una selezione di diari di produzione), di circa trenta foto di scena, di disegni e mappe originali di Valentina Salvatico e di alcuni “teatrini” eretici composti da figure in terracotta realizzate dall'artista ceramista Michelangelo Tallone. A completare il tutto una decina di filmati brevi che il visitatore della mostra può vedere su tablet, sequenze che non sono nel film, eppure importanti per conoscere la storia dell’eresia.

Questa collaborazione è stata l’esempio di come un’opera documentaristica possa essere un fertile spunto per un’unione di intenti e visioni capace di restituire al visitatore una comprensione più ampia del tema dell’eresia e della sua narrazione.

Giovedì 23 giugno 2022- ore 21.00

c/o IRIS Cinema Teatro, Dronero (CN)

In collaborazione con Babel Film Festival – Premio Speciale “Premio Ostana – 2021”, e Espaci Occitan.

Arbores”

regia di Francesco Bussalai

prodotto da TerraTrema Film, Associazione culturale Cuccuru/Nigheddu

durata 62'

SINOSSI

L’Isola di Sardegna fu letteralmente rasa al suolo come per un’invasione barbarica. Caddero le foreste che ne regolavano il clima e la media delle precipitazioni atmosferiche.

(Antonio Gramsci).

Durante il 1800, una speculazione selvaggia guidata dai governo piemontese dei Savoia, rade al suolo l’ottanta percento dei boschi della Sardegna. Nel 1861 il regno di Sardegna si trasforma in Regno d’Italia e la Sardegna paga il suo tributo al nuovo Stato diventando, ormai brulla, l’Isola delle pecore. L’isola disboscata e delle pecore.

Cantato da Grazia Deledda, Nobel per la letteratura nel 1926, Il bosco del monte Ortobene, a Nuoro, ha subito, nella seconda metà dell’800, la medesima sorte. Oggi, dopo gli speculatori, i taglialegna, i carbonai, gli incendi, la foresta ricresce. La notte, gli animali del bosco, cinghiali, martore, volpi, donnole, ricci, si riprendono i loro spazi e sembrano incontrarsi per mangiare e danzare insieme. Dalle ceppaie di quei lecci millenari gli alberi rinascono. Ma l’albero è sempre lui, ha sempre mille anni. Come dice Sainkho, cantante delle foreste siberiane, gli alberi sono creature viventi, che hanno un legame indissolubile con le persone vive, soprattutto perché custodiscono lo spirito degli antenati e delle generazioni che ci hanno preceduto. Generazioni di persone che rispettavano gli spiriti degli alberi, delle rocce e dei fiori, che vivevano in armonia tra di loro e con la natura. Come Nikola, Massimo, Tzia Gavina, vecchi alberi di oltre 90 anni che il loro Monte lo hanno abitato, curato, rispettato.

Oggi il bosco ricresce, Checco cura le sue capre, Gianmario si arrampica sugli alberi e Donatella legge Grazia Deledda a Giulia e a Giacomo per farli addormentare. Con i colpi di scure dell’800, insieme agli alberi perdemmo anche la memoria di una Sardegna boscosa e piena di acque, di un popolo che viveva in armonia con essa. Oggi il bosco ricresce. L'acqua, come la memoria, piano piano, ritorna...