Nè la pioggia martellante, nè gli spruzzi delle pozzanghere impedivano a Peire di pensare con ansia: “Cosa mai vorrà mio padre per farmi ritornare così di fretta? cosa sarà successo?”
Lo stretto sentiero veniva divorato con lunghi passi da montanaro mentre nella testa gli rimbalzavano questi interrogativi. Peire, appena ricevuto il telegramma del padre era partito immediatamente con qualcosa nel cuore che lo rodeva, aveva lasciato lavoro, amici, padroni che si erano raccomandati: “Ritorna al più presto, qui abbiamo bisogno di te” e col primo treno che passava di lì aveva fatto ritorno in Piemonte; una volta arrivato avrebbe poi dovuto attendere il “pullman” che gli avrebbe fatto risparmiare almeno tre ore di cammino: per arrivare un po’ prima preferì fare quel tratto a piedi.
Ormai il borgo non era lontano e ad ogni passo l’ansia cresceva, arrivò alle prime case: il suo sguardo capitò su di un annuncio bordato di nero da cui spiccava un nome “Bartolomeo Richard di anni 29”, trattenne le lacrime a stento, “Toumè”, l’amico più caro con cui insieme aveva trascorso la giovinezza prima di emigrare in Provenza l’aveva lasciato. Tante altre cose potevano essere successe durante i suoi nove anni di assenza da casa...
Il suo passo si fece ancora più veloce e arrivò nel cortile di quella che ra stata la sua casa: anch’essa non era più uguale a quando era partito: l’intonaco a causa dell’umidità s’era in buona parte distaccato, anche il suo cane non c’era più, probabilmente morto e sepolto... Il cuore si gonfiò di dolore quando dalla stalla sentì abbaiare un grosso cane, ma non era il suo... L’uscio della cucina si aprì e sulla soglia apparve una ragazza: “Chi siete?” “Mio padre m’ha mandato a chiamare, cos’è successo? sta bene?”
“Ah, si, sta bene, non è per lui che vi ha mandato a chiamare, ora ha dovuto andare ad una fiera, sarà qui domani mattina presto e sarà lui a spiegarvi il tutto, io non ne so niente. Entrate. Lavoro qui per vostro da alcuni mesi, io”.
Era davvero una bella ragazza, probabilmente del paese, ma al momento della sua partenza non era che una bambina... non l’aveva mai notata... e dire che era bella.
Pietro si lasciò cadere su una seggiola e iniziò a mangiare stancamente quel piatto di brodo caldo che la ragazza gli aveva portato; non aveva neppure voglia di parlare, il suo sguardo ora si posava sulla ragazza ora sui vecchi mobili, sul ritratto della mamma morta quando ancora era bambino. Tutto era in ordine e pulito, non un granello di polvere... certo si dava da fare la giovane! Il suo pensiero andava poi al padre: “Perché non è qui? eppure lo sapeva che sarei arrivato, mah... neanche più la forza di pensare ho!” Salì le scale e dopo essersi levato di dosso i vestiti ancora fradici si infilò sotto le coperte tutto infreddolito. Non tardò ad addormentarsi e fu la serva al mattino a svegliarlo: “Vostro padre è arrivato, se volete scendere...”.
Dopo essersi vestito in un attimo fu nella cucina e dopo i saluti: “Cos’è successo?”
Oh niente, niente di così grave” disse il padre quasi balbettando.
“Ma allora...”
“Parlamoci chiaro, hai visto la ragazza? È la figlia di Jan Champlong, lavora qui da me da quasi sei mesi e ora aspetta un figlio proprio da me, si, sai è successo così...”
“Ma no! come avete potuto... potrebbe essere vostra figlia... come avete potuto...”
“Ora basta, non voglio essere rimproverato da te – disse il padre irritato – ti ho fatto chiamare per dirti di sposarla, si ma solo se vuoi, ma sappi che se la sposi bene, altrimenti l’eredità, la casa, i campi, gli animali sai dove finiranno... Capisci, non sono più giovane e non desidero che la gente parli a lungo di me...”
commenta