Tra le acque di Orco e Soana, nel punto del loro incontro all'imbocco delle omonime vallate francoprovenzali, sorge Pont Canavese. Paese di fiumi e ponti che hanno attraversato la sua storia tanto da influenzarne l'etimologia: dal celto-ligure Rordilitegna al romano Ad duos pontes fino a giungere all'attuale Pont. Una cittadina che disvela le sue origini e le sue mescidanze culturali. Leggende, popoli, lotte, ribellioni permeano ogni suo anfratto. Struttura urbana medievale di impianto prettamente carolingio narra il passato. I marchesi d'Ivrea, Arduino in primis e i suoi discendenti poi, hanno lasciato le impronte più rilevanti, come l'antica Pieve di Santa Maria, sorta ove un tempo era un luogo di culto precristiano, le torri Ferranda e Tellaria che dominano dall'alto della loro maestosità l'abitato. Ma le influenze culturali si snodano dal Paleolitico e dal Neolitico, a cui risalgono i primi insediamenti, passando per il Cinquecento con il suo borgo, sviluppatosi attorno alla via porticata. Un'aurea ieratica e misteriosa avvolge Santa Maria in Doblazio, pieve costruita nella seconda metà del Quattrocento, matrice delle chiese delle valli Orco e Soana, caratterizzata da due altari frontali che campeggiano alla fine dell'unica navata centrale. Dei sotterranei e un masso coppellato sul Monte Uliveto amplificano questa atmosfera, incorniciata da due campanili: uno circolare, risalente all'XI secolo, in origine torre di avvistamento dei De Doblatio; e un secondo settecentesco, voluto dalla confraternita di San Giovanni Decollato.
Altre chiese dipingono il paesaggio pontese. Quella di San Costanzo, originaria del 1328, eretta sulle fondamenta di una cappella dei San Martino. Parrocchia nel 1879, per il cui ampliamento, l'anno successivo, furono abbattuti i maestosi olmi sotto le cui fronde erano delle panche in pietra dove, secondo gli statuti del 1562, si radunava il consiglio comunale.
E ancora, la chiesa di San Francesco, edificata nel 1594 dalla congregazione di San Francesco, nel luogo in cui anticamente sorgeva un forno.
Due torri, poi, si innalzano imponenti sull'abitato. Rapsodi di un passato di guerre. Là, su un'altura, si stagliano e cantano quei trecento anni di lotte che hanno interessato il Canavese. Ferranda dei conti di Valperga, accanto ai resti del “Castrum Pontis”, e Tellaria di proprietà dei San Martino, detta anche Castlass, si guardano e sembrano
ancora sfidarsi, memori dei loro nemici. Ora, la Ferranda, dopo il restauro, è sede del “Museo del Territorio”, mentre l'area circostante ospita concerti e spettacoli all'aperto.
Stesso palcoscenico ma sceneggiature diverse ove la storia corre scrivendo nuovi capitoli.
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