Meana, antica Mediana, sorge in Valle di Susa ai piedi del Colle delle Finestre.

È a circa 691 m. sul livello del mare, a sei Km da Susa. Occupa una panoramica posizione di mezza montagna che, grazie al patrimonio boschivo e paesaggistico, ha dato origine ad uno dei primi centri turistici della valle.

A maggio si celebra la coreografica festa patronale. Nel corso della processione vengono portati “i branc” che in passato erano delle giovani conifere coperte di fiori, oggi sostituite con lunghi coni dai coloratissimi addobbi.

Ricca di numerose e caratteristiche borgate che, oltre che dalle strade, vengono raggiunte da suggestivi sentieri molto comodi e facili da percorrere, Meana è circondata da castagneti e si producono ottimi marroni che vengono esportati in tutto il mondo.

Molto legata alle tradizioni, conserva ancora l’uso di un antico gioco che viene praticato da bambini e uomini: “Il gioco del ferro”.

LOU GIUVA DOU FÈR

Lou giuva dou fèr se fësàt in col e se fat incor hiřoé a Miana e a Matchioes. Per gioué font ese bien degourdi avei forsa e précisioun.

Stou giuva isé ieroet fàt da in bëroun de personnes, hiřoé ou mac pi fàt da querqun seröen a pou pré cinq ou sis per squadre si qui gioun incorrë si darié an.

Gioun li menàa e li gran.

DOUN SE GIOUËT

In col se giouavët au fèr la féta de Sen Giousap priqouoen l’erbë apret i eroet trot ota priqouoen lou giuva se foesat fořa, din li přàa.

Ière mielh gioué au fèr din li přàa poulit o din li tciatinherei.

Se giouét asi an mountanha an primóe, a mai o giouinh. A Miana se giouet quazi sempre à Corbolei e, an mountanha, o a Plan Gelasa o pré dou Frése.

LOU FÈR

Lou fèr i mode in toundin de boq de nuéza, l’anboucioura e entorn i at in gir de fèr.

Din lou sërcló de fèr i oet in talh bas quazi in cm, « la varengloura » u servet per vertolhié e tchieni lou fil devon camprlou.

Lou fil ou e a pou pré loung in mètre avéi in las en pouinta ; lou las òu de finousèla.

La finousèla viët viràa antorn lou secoun dèi e lou ters e aprée lou fil, la varengla vien viràa un col antorn la mòn.

Tot la varengla vien anvertoulhàa din la varengloura.

Se dovroet in batoun bëtàa su la tèra per marqué lou post an dounque se qui giouòn devoun campé lou fèr e devoun pas pasé la marqua.

Se marque poi lou post andoun devoun campé lou fèr qua pout ese tra doué plontoes, na plonta o in muróet ou doué pàl, plantàa esprés per marqué lou post andonn giouon.

Sal cou giouët fat de peti pas de corsë dëvon arivée au batoun de marqua, pré compoét avei in bëroun de forsa lou fèr tchenendlou drat.

Din lou giuva dou fer font ese ben angoemba : sal cou tirët per permia ou bralhe : « Bèla », l’aitro de l’autre squadre, sou pase devon lou fèr dou permia ou bralhe « Sei ».

Sou l’arive pa a pasé l’otro din la loungiou ou bralhoet “Pa prou”.

Quon na squadra la livràa tot si fèr dé bralhé “Da part” e l’otre squadre tiroe tot si fèr finquë n’a pas pi.

Tot li fèr qui pasoun la bèla i on in pùin a prùn. In col i eroun li ménàa o li vielh së qui bëcavoun, qui countroulavoun li giuve.

Hiřoé soun si qui gioun li permià qui countroloun.

Quon touit i an livrea tiré, lou daria qui giouèt bralhe “Armassa”. Li përmia qui ont tiràa von arbaté li fer qui vienoun betàa pré di pia de se qui gioun qui sarnisoun li soi. In col si qui poerdion pagavoun la mëroenda a si qui countroulavoun e a tot si qui avioen giouà.

Hiřoé si qui ganhoun, ganhoun na medalha ou na coupoé qui vienoun dounàa ai trèi permìe de la squadre qui a ganhàa.

Dounoun asì na coupon in col a lou pi giouvën qui a giouà e, din i n’autre partchioé au pi vielh.

Livràa la partchioé la squadra dou pài anvitoe la squadra fourétièra a fare ansoen na meroenda sinoira e tzantoen poi fin a de veprou tard.

IL GIOCO DEL FERRO

Il gioco del ferro è un gioco molto antico che si pratica ancora oggi tra Meana e Mattie: gioco che richiede abilità, forza e precisione.

Anticamente questo gioco era praticato da molte persone. Oggi, invece, sono poche le persone che lo praticano ancora, infatti, ci sono solamente cinque o sei persone per squadra.

Giocano bambini e uomini.

DOVE SI GIOCAVA

Una volta si giocava al ferro la domenica di San Giuseppe perché dopo l’erba nei prati cresceva, in quanto il gioco avveniva all’aperto. Il luogo preferito dunque nei prati puliti, in montagna o nei castagneti.

Si gioca anche in alta montagna, in primavera, a maggio o giugno.

A Meana si gioca generalmente nei prati di Corbolei e in alta montagna vicino al Frais e a Pian Gelassa.

IL FERRO

Il ferro è un disco piatto di legno di noce con un contorno fatto di ferro.

Nel cerchio di ferro c’è una scanalatura profonda circa 1 cm che serve ad avvolgere e contenere il filo prima di lanciarlo.

Il filo è lungo circa 1 m e termina con un occhiello. L’occhiello, che può essere di fettuccia, viene avvolto attorno all’indice e al medio e poi il filo attorno al palmo della mano per un giro.

Il resto è avvolto nella scanalatura dell’attrezzo.

I primi attrezzi erano completamente di ferro ma c’era troppa difficoltà nel lancio.

REGOLE

Per delimitare il luogo del lancio si usa un bastone posizionato sul terreno del gioco che i giocatori non devono oltrepassare; si decidono poi le “fause” (limiti) che possono essere due alberi, un albero e un muretto o due paletti piantati appositamente per delimitare il campo da gioco. Il concorrente fa alcuni passi di corsa prima del bastone posizionato per terra e poi lancia con tanta forza il ferro tenendolo dritto.

Nel gioco del ferro si seguono delle regole.

Chi tira per primo urla “Bèla”, gioca poi la squadra avversaria, se supera il ferro della squadra avversaria grida: “Sei”; se invece non si supera si grida: “Pa prou”.

Quando una squadra ha esaurito tutti i suoi ferri deve urlare agli arbitri: “Da part” e gli avversari tirano tutti fino al totale esaurimento dei ferri.

Tutti i ferri che passono la “bella” valgono un punto ciascuno.

Una volta erano gli uomini anziani o i bambini gli arbitri. Oggi gli arbitri sono i primi due giocatori.

Quando tutti hanno giocato, gli ultimi giocatori gridano: “Ramassa”. I primi che hanno tirato vanno a raccogliere i ferri che poi vengono ammucchiati ai piedi dei giocatori che scelgono i loro. Una volta, i perdenti pagavano gli arbitri e offrivano una “merenda” a tutti i giocatori.

I PREMI

Oggi vengono assegnati ai primi tre classificati della squadra vincitrice medaglie o coppe.

Viene anche assegnata la coppa al giocatore più giovane e nella partita successiva al giocatore più anziano.

Alla fine della partita la squadra che ospita invita l’altra squadra a fare insieme una merenda sinoira, cantando fino a tarda sera.

RAPPORTO

Gli alunni, di cui circa sette sono dialettofoni, hanno intervistato i loro famigliari.

Sono stati intervistati in classe i signori: Pelissero Agostino, Perotto Nino, Pelissero Elvio.

Si è notata differenza nel modo di parlare tra gli abitanti delle varie borgate: coloro che abitano nelle località più prossime a Gravere pronunciano, ad esempio, molte parole in modo diverso da coloro che abitano vicino a Mattie.

Per la traduzione, l’insegnante Morello, che ha trascritto, si è avvalsa dell’aiuto dato dalla signora Adele Cordola, nata e residente a Meana.

Tra gli insegnanti:

Marra Margherita di Potenza parla il dialetto del luogo

Sainato Marcello di Gioiosa Ionica parla il dialetto del luogo

Ambrosia Maria Carla e Franco Claudia abitanti a Meana parlano il piemontese come Verquera Irene di Venaus

Morello Silvana, nata a Gravere, abitante a Susa, parla il graverese e il giaglionese (dialetto del nonno materno), nonché il piemontese.

Aimar Darles

Beltramo Elisa

Latona Enzo

Pelissero Julien

Perotto Lorenzo

Barella Federica

Peirolo Sergio

Pelà Davide

Pesando Simone

Totino Alessandro

Morello Eric

Vitale Matteo

Bernard Simone

Favro Ketti

Bergero Valentina

Cotterchio Mirko

Palmero Enzo

Romano Agnese

Ambrosia Maria Carla

Marra Margherita

Franco Claudia

Verquera Irene

Sainato Marcello

Morello Silvana

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Insegnanti