Conferenza-Recital con Maria Soresina e DarioAnghilante, Roccavione 12 agosto ore 21
La conferenza-recital “Simone Weil e l’Occitania – La cançon de la crosada” con .
Maria Soresina, scrittrice e conferenziera, autrice tra gli altri del libro Dante e il catarismo (edito da Moretti&Vitali)) presenta la vita straordinaria di Simone Weil e le linee-guida del suo pensiero.
Dario Anghilante, attore, cantautore, occitanista, recita passi scritti sui Catari da Simone Weil e brani tratti dal poema epico La Cançon de la crosada, un testo straordinario scritto a caldo tra il 1208 e il 1219 durante gli atroci fatti che successero nelle terre di lingua d’òc quando il Papa Innocenzo III lanciò la crociata contro gli eretici catari, detti anche “albigesi”, che vivevano pacificamente e prosperavano in quelle terre.
La conferenza – recital ci porta a riscoprire un pezzo di storia che troppo frettolosamente abbiamo studiato a scuola e attraverso la recitazione di brani del poema epico ci fa gustare il suono della lingua occitana legando il tutto alle riflessioni della filosofa Simone Weil e all’attualità del tema del valore delle “diversità” nel mondo di oggi.
“Se vinse l’intolleranza, fu solo perchè le spade di quelli che avevano scelto l’intolleranza furono vittoriose...L’Europa non ha mai più ritrovato allo stesso livello la libertà spirituale perduta per effetto di questa guerra....Il paese d’oc, nel XII secolo, era lontano da ogni lotta di idee. Le idee non vi si scontravano, esse vi circolavano in un ambiente in certo qual modo continuo. E’ questa l’atmosfera propizia all’intelligenza: le idee non sono fatte per lottare” (Simone Weil: l’agonia di una civiltà nelle immagini di un poema epico”).
Simone Weil, questa fragile donna, morta a trentaquattro anni, è una delle figure di spicco nel panorama filosofico del primo ‘900, sia per le sue idee profonde, di sorprendente attualità e tanto originali da essere difficilmente collocabili all’interno delle correnti filosofiche tradizionali, sia per la coerenza con cui le mise in pratica, ovvero per la sua vita straordinaria ed esemplare. Famoso è il suo abbandono dell’insegnamento della filosofia per andare a lavorare come fresatrice nelle Officine Renault.
Nonostante la brevità della sua vita Simone Weil ha scritto molto: l’edizione integrale delle sue opere (pubblicata da Gallimard) consta di ben sedici volumi. Tra le tante cose scritte vi sono due testi sui Catari: L’agonia di una civiltà nelle immagini di un poema epico (e il poema epico è la Cançon de la crosada) e L’ispirazione occitanica. I Catari e la civiltà occitana rappresentano uno dei punti nodali del suo pensiero, che è caratterizzato dalla presenza di due forze antagoniste che governano la storia. Simone Weil le chiama «grazia» e «pesantezza». La prima, luminosa e positiva, è presente in Oriente (nell’induismo, nel buddhismo, nel taoismo) e si realizza, per quanto riguarda l’Occidente, nella filosofia greca, in Platone soprattutto, e poi nei Vangeli e nel cristianesimo dei primi tempi. Nonostante fosse ebrea, Simone Weil era profondamente affascinata dalla figura di Gesù Cristo e dal suo messaggio d’amore. Questa forza positiva, la grazia, era rimasta viva nel cristianesimo dei Catari e nei valori della civiltà occitana, prima che la Crociata contro gli albigesi distruggesse l’uno e l’altra.
La seconda forza, negativa e «pesante», è rappresentata in primo luogo da Roma, che ha dominato i popoli sottomettendoli, che non aveva rispetto per i vinti. E da Roma la Chiesa ha preso tutti gli aspetti deleteri della sua presenza nel mondo, perché è diventata Impero, imposizione, persecuzione. Questa forza negativa ricompare poi nei regimi totalitari del XX secolo, in particolare nel nazismo. Il problema è che queste due forze non sono in equilibrio, perché l’una ha distrutto l’altra: Roma ha distrutto la Grecia, la Chiesa ha distrutto i Catari.
Se si tiene conto del periodo in cui scriveva Simone Weil, che è morta nel 1943, non sorprende che veda ormai dominante la «pesantezza», ovvero la forza negativa e distruttrice, che veda ormai perduti i valori esaltati da Platone, i valori autenticamente cristiani. Tuttavia, nonostante la sua lucida e radicale critica alla civiltà occidentale Simone Weil scrive: «Non potrei desiderare di essere nata in un’epoca migliore di questa, in cui tutto è stato perduto». Tutto è perduto, ma qualcosa di vivo c’è: la radice. L’uomo ha il dovere di custodire la radice, ovvero di recuperare il senso del sacro che c’è nel passato di ogni civiltà. La radice è quell’insieme di valori che sono quelli della Grecia, dell’India, dei Vangeli, dei Catari, valori che sono stati schiacciati da Roma, dalla Chiesa, dal nazismo. Sono valori civili, non religiosi: la libertà e l’obbedienza, la parità tra gli individui, il rispetto dei deboli, dei vinti, l’amore. Insomma: tutto quello che è necessario per vivere insieme in armonia.
Roccavione, 12 agosto, ore 21, Piazza del Municipio
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