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Valgrana

Valgrana

Valgrana
italiano Il comune sorge a 642 m di altitudine nella valle omonima; conta circa 800 abitanti che risiedono nel capoluogo e nelle frazioni Bottonasco, Cavaliggi, San Matteo e Sant’Anna. Il toponimo, che parrebbe semplicemente legato al nome della valle, in realtà sarebbe di origine romana, probabilmente derivante da crana, fessura, crepaccio. Nel XII secolo il paese viene citato tra i possedimenti del Vescovo di Torino, e in seguito è a lungo contesa tra Cuneo e i marchesi di Saluzzo, fino al passaggio sotto il dominio sabaudo alla fine del XVI secolo. Il comune è diviso in due dal Grana: la Villa è ubicata sulla destra orografica del torrente, e si incunea in una conca che sale verso il monte Tamone, mentre alla sinistra sorge Ripalta. La Villa è la zona più antica del paese: in Via Roma sorge l’Ospizio della Trinità, edificio quattrocentesco destinato ad accogliere i pellegrini. Il ricetto presenta in facciata un rarissimo affresco databile al 1460-1470 e attribuito ai fratelli Biasacci: soggetto è la Trinità, raffigurata secondo l’iconografia orizzontale, Padre, Figlio e Spirito Santo visti come tre busti maschili identici, che emergono dal medesimo corpo benedicendo e tenendo un libro in mano. Accanto è raffigurato un più antico Sant'Antonio abate, protettore degli animali da cortile, di autore anonimo, la cui presenza potrebbe far ritenere che la gestione dell’ospizio fosse affidata ai monaci Antoniani di Ranverso. Ripalta è la parte più moderna del paese: l’edificio di maggior pregio è la Parrocchiale di San Martino, costruita anteriormente al Trecento e più volte rimaneggiata. Conserva un fonte battesimale dei fratelli Zabreri di Pagliero, risalente al 1456, e un affresco del tardo XIV secolo, raffigurante una Crocifissione. Nella navatella di destra vi sono resti di affreschi di Pietro da Saluzzo risalenti al 1470 circa: sono riconoscibili le Sibille con i cartigli contenenti i testi delle profezie.
In frazione Cavaliggi sorge la chiesa di Santa Maria della Valle, eretta intorno al 1018, la più antica della valle. L’interno ha pianta a barchetta ed è composto di tre navate: la sinistra conserva uno degli esempi più significativi di pittura trecentesca, la Vergine con il Bambino tra San Cristoforo, San Giacomo Maggiore, San Bartolomeo e San Teofredo, separate da una Deposizione del ‘500 attribuita a Giovanni Botoneri. È presente anche un raro affresco raffigurante Lazzaro resuscitato. La navata destra conserva affreschi quattrocenteschi: San Leonardo, Santa Margherita, San Giorgio a cavallo che uccide il drago ed una raffinata Madonna con Bambino.
L’economia locale è legata all’allevamento e all’agricoltura, specie alla coltivazione di alberi da frutto come mele e pere.

occitan La comuna se tròba a 642 m d’autessa en la val que pòrta lo mesme nom; fai 800 abitants que vivon ental cap luòc e en las fracions Botonasc, Cavaligi, Sant Matiu e Sant’Ana. Lo topònim, que semelharia liat al nom de la val, seria al contrari d’origina romana, da crana, ceula, fissura. Ental XII secle lo paìs ven citat entre lhi possediments de l’Evesco de Turin, e aprés es disputat entre Coni e lhi marqués de Saluces, fins al passatge sot lo domini sabaud a la fin del XVI secle. La comuna es dividua en dui dal Grana: la Vila es plaçaa s’la drecha orografica del riu, e s’enfilça ent‘na conca que monta vers lo mont Tamon, e a la gaucha se tròba Ripauta. La Vila es la part pus antica del paìs: en Via Roma se tròba l’Ospici de la Trinitat, edifici del Quatre Cents destinat a aculhir lhi pelerins. Lo rocet presenta en façada un fresc ben rar del 1460-1470 e tribuit ai fraires Biasacci: la Trinitat, presentaa en l’iconografia orizontala, Paire, Filh e Sant Espirit vists coma tres busts d’òme identics, que sòrton dal mesme còrp abo las mans que benedisson e tenon un libre. Dapè lhi a un pus antic Sant'Antòni abat, protector des bestias de la caissina, anònim, que poleria far pensar que la gestion de l’ospici foguesse afidaa ai monges Antonians de Ranverso. Ripauta es la part pus moderna del paìs: l’edifici pus important es la Parroquiala de Sant Martin, anteriora al Tres Cents e retruchaa divers bòts. Conserva un font baptesimal di fraires Zabrier de Palhier, del 1456, e un fresc del tard XIV secle, abo una Crocefission. En la pichòta navada de drecha lhi a de rests de frescs de Pietro da Saluzzo del 1470: se reconoisson las Sibilas abo lhi textes des profecias.
En fracion Cavaligi se tròba la gleisa de Santa Maria de la Val, del 1018, la pus antica de la valada. Dedins a planta a barqueta e tres navadas: la gaucha presenta un de lhi exemples pus importants de pintura trecentesca, la Vierge abo lo Bambin entre Sant Cristòfo, Sant Jaco Major, Sant Tromè e Sant Teofrè, separats da una Deposicion del ‘500 tribuïa a Giovanni Botoneri. Es present decò un rar fresc de Lazzaro resuscitat. La navada drecha conserva frescs del Quatre cents: Sant Leonard, Santa Marguerita, Sant Jòrs a caval que maça lo drag e una rafinaa Madòna abo lo Bambin.
L’economia locala es liaa a l’enlevament e a l’agricoltura, sustot a la coltivacion de frucha coma poms e perùç.