Il brigasco è la varietà dialettale parlata a Realdo, Verdeggia -frazioni di Triora, in provincia di Imperia-, nel comune di Briga Alta e nella frazione Viozene del comune di Ormea - in provincia di Cuneo-.

I comuni e le frazioni sopra elencati si sono autodichiarati di minoranza linguistica storica occitana in applicazione della legge 482/99. Il riconoscimento da parte dell'Amministrazione Provinciale di Imperia della delimitazione territoriale, in particolare per quanto riguarda il comune di Triora, ha dato l'avvio a forti critiche da parte di alcuni linguisti e ad accese discussioni sulle riviste locali.

Cercherò di delineare, molto sommariamente, i punti salienti della discussione. Per chi volesse approfondire, rimando ai siti web che contengono gli articoli dei diversi autori e alle note bibliografiche.

 

Dall'inizio degli anni Ottanta inizia a svilupparsi nei borghi brigaschi un interesse per la cultura e la lingua locale, grazie in particolare all'opera di Pierleone Massajoli che conclude nel 1983, e pubblica l'anno successivo, il libro Cultura Alpina in Liguria. Realdo e Verdeggia; pur senza avere una competenza linguistica -come precisa lo stesso autore- egli afferma che "i Realdesi e Verdeggiaschi gradiscono l'idea di una parentela con gli Occitani (...) anche se nessuno nega il peso degli apporti liguri, piemontesi e forse franco-provenzali" (1).

Nel medesimo anno, egli fonda, all'interno dell'Istituo Studi Transculturali un Gruppo per le ricerche etno-antropologiche nell'area alpina ligure-marittima e, accanto a questo gruppo di ricerca, una Asosiasiun de tradisiun brigašche denominata A Vaštera (= il recinto).

Sempre in quell'anno, pubblica inoltre il primo numero della rivista R' Ni d'aigüra (Il nido d'aquila), sottotilato Revista etno-antropologica e linguistica-leteraria da cultüra brigašca.

Nel 1987 Massajoli, alla luce dei risultati delle analisi linguistiche condotte sul brigasco-roiasco, rinnega le posizioni occitaniste ed esce dall'Associazione, la quale darà vita nel 1989 all'omonima rivista. Egli continuerà a pubblicare R' Ni d'aigüra e pubblicherà negli anni successivi un dizionario, una grammatica, una raccolta di testi tradizionali e un dizionario comparato dei dialetti dell'area alpina (2). Nel N.48 della rivista da lui fondata, nell'articolo intitolato Da Briga ai Franco-provenzali passando per Occitani e Liguri-Alpini, Massajoli ribadisce "la liguricità dei dialetti roiaschi" prendendo le distanze dalle posizioni di Nino Lanteri di A Vaštera, il quale continua a difendere l'occitanità del brigasco e nel N.45 afferma che "molti studiosi di linguistica liguri, piemontesi, francesi e tedeschi si sono interessati, con approcci diversi e con conclusioni diverse, all'idioma brigasco, ma nessuno, tranne il Toso, che tuttavia confessa di «non aver mai personalmente condotto ricerche sull'area ligure-alpina», è mai giunto a dichiarare in maniera inequivocabile che il brigasco è un dialetto ligure" (3).

La frase di Nino Lanteri nell'Avvertenza ai lettori introduce il dibattito tra Fiorenzo Toso, docente

di Linguistica generale all'Università di Sassari, e Franco Bronzat, membro dell'A.I.E.O. (Associazione Internazionale di Studi Occitani).

L'articolo di Toso nel N.45 di A Vaštera è la risposta a La posizione linguistica del brigasco di Bronzat pubblicata sul numero precedente; a Toso risponde ancora Bronzat nella medesima pagina; si può infine leggere un'ulteriore replica di Toso in Il brigasco e l'olivettese tra classificazione scientifica e manipolazioni politico-amministrative (http://www.intemelion.it/toso-bri.pdf, riassunto in pochi punti su www.terraligure.it/blog/brigasco.pdf ), nel quale analizza nei particolari, punto per punto, le tesi sostenute da Bronzat nel N.44 di A Vaštera.

Toso afferma che "sulla classificazione del brigasco in quanto varietà ligure alpina esiste ed è disponibile fin dagli anni Ottanta una rigorosa bibliografia, elaborata da valenti studiosi, competenti e operanti sul campo" che "non è mai stata messa in discussione a livello scientifico" (4).

Egli cita in particolare gli studi di Werner Forner dell'Università di Siegen (Germania), specialista di occitano e membro dell'A.I.E.O., e Jean-Philippe Dalbera, anch'egli membro dell'A.I.E.O., il quale ha pubblicato nel 1994 uno studio frutto di dieci anni di ricerche sul campo sulla situazione dialettale delle Alpi Marittime, dal quale risulta il carattere ligure-alpino del brigasco (5).

Nel saggio Brigasco occitano? Forner definisce il brigasco come appartenente al gruppo roiasco, ossia dei dialetti parlati nella valle del Roia, e ne afferma il carattere "non occitano", inquadrandolo come dialetto ligure alpino o intemelio alpino insieme al pignasco e al triorasco (6).

Per Franco Bronzat, invece, "il brigasco è una forma sicuramente occitana di tipo provenzale alpino (non occitano alpino che è nord-occitano), che ha subito negli anni, l'influsso della vicina parlata ligure, che ne ha modificato, in alcuni casi, limitati in verità, gli esiti originali" (7).

 

Nino Lanteri, portavoce principale dell'Associazione culturale A Vaštera sull'omonima rivista, difende, come ho già accennato, il carattere "occitano" del brigasco e le posizioni di Franco Bonzat:

 

Da parte nostra, dopo aver letto la replica del prof. Fiorenzo Toso all' articolo del prof. Franco Bronzat del numero 44 de A Vastera, riteniamo di dover precisare che condividiamo pienamente le conclusioni alle quali è giunto il prof. Bronzat, e che , anche sulla base, oltre che delle nostre convinzioni, delle conoscenze in nostro possesso, riteniamo del tutto personali ed improprie le affermazioni conclusive dell'articolo del prof. Toso. Noi riteniamo infatti che proprio sul "piano della realtà storica e scientif ca, della percezione comune e della logica", come egli scrive, il brigasco non possa essere considerato prettamente ligure, come lo sono, per fare degli esempi, il triorese, il bordigotto e il sanremasco (8).

 

LA RIVISTA R NÌ D'AIGÜRA.


La rivista, sottotitolata Rëvista etno-antropologica e linguistica-letëraria da cultüra brigašca, ospita numerosi scritti in lingua brigasca che trattano di vari argomenti.
Nel Corpus Testuale sono state archiviati: glossari, come E fei e r se mund che tratta dell'allevamento e Töchi d'ën disiunari brigašch.I uželi che tratta degli uccelli; poesie, come A vëgiglia e AA maj d'ën dëšpers; proverbi, come Vérbure sciu e fei sulle pecore e Proverbi di Upega; racconti folcloristici sulle masche come A ghidina, A lüž e Ëŕ müu.
Per quanto riguarda la lingua e le discussione sul brigasco, si può leggere l'articolo di Werner Forner (Brigasco Roiasco), pubblicato sul N.5, in cui annovera il brigasco tra i dialetti roiaschi e la risposta di Pierleone Massajoli pubblicata sul numero successivo (Sul brigasco roiasco).

 

LA RIVISTA A VAŠTERA.

 

Gli intenti dell'Associazione si possono leggere nella sezione del sito web intitolata Chi siamo, finalità (http://www.vastera.it/):

 

L'Associazione culturale "A Vaštéra" è stata fondata nel 1984 con lo scopo di:
- difendere e valorizzare la cultura brigasca nei territori d'origine e dovunque esistano comunità di Brigaschi, oltreché nei centri di cultura;
- proteggere il patrimonio tradizionale brigasco, inteso come ambiente naturale e come insieme di beni materiali e culturali tramandati dagli antenati;
- tutelare la lingua brigasca nella sua tipicità e nelle sue varianti;
- promuovere e sostenere iniziative e manifestazioni che incrementino l'amicizia e il turismo interessato alla cultura e alla civiltà brigasca .

 

Nel Corpus Testuale-Tresòr de lenga si possono leggere articoli, racconti (Brügaglie d'argördi), poesie (A Pajë véra), saggi (A ruuba de femëne aa Briga), preghiere (Padre Nostro), modi di dire (Mödi dë dii) e favole (Rösalìnda).

 

Per chi fosse interessato ad approfondire la lettura, rimando al sito web dell'Associazione nel quale sono a disposizione i numeri precedenti della rivista a partire dal N.35 (http://www.vastera.it/ ).

 

 

NOTE:

(1)P.Massajoli, Cultura Alpina in Liguria. Realdo e Verdeggia, Genova, 1984, p.221. Si veda inoltre l'articolo scritto da Carlo Lanteri su Ousitanio Vivo nel 1983, intitolato I brigaschi e i ucitan li s'asëmegliu.

(2)P.Massajoli e R.Moriani, Dizionario della Cultura Brigasca, I, Lessico, Alessandria 1991; P.Massajoli, Dizionario della Cultura Brigasca, II, Grammatica, Alessadria 1996; P.Massajoli, Dizionario della Cultura Brigasca, III, Voci della tradizione, Alessandria; P.Massajoli, Dizionario della Cultura Brigasca IV, Glusari etnolinguistic cumparà di Arpi Ligüri Maritimi, Alessandria, 2008.

Le informazioni sopra riportate sono state desunte da Werner Forner, Occitano Brigasco? in Intemelion. Cultura e territorio, 17, p.103-147 (traduzione di Le Brigasque Occitan?, in La France Latine. Revue d'Etudes d'oc, 151, p.45-92)

(3)http://www.vastera.it/rivista/45/pagine%2045/45_ai_lettori.htm

(4)L'ampia bibliografia è riportata da Toso alla fine di Il brigasco e l'olivettese tra classificazione scientifica e manipolazioni politico-amministrative (http://www.intemelion.it/toso-bri.pdf,)

(5)Jean-Philippe Dalbera, Les parlers des Alpes-Maritimes. Etude comparative e essai de reconstruction, 1994, AIEO, London.

(6)W.Forner, 2010, op.cit., p.9 e 13.

(7) http://www.vastera.it/rivista/44/pagine%2044/44_posizione_linguistica.htm

(8) http://www.vastera.it/rivista/45/pagine%2045/45_posizione_linguistica.htm , dopo l'articolo di F.Toso.