Il mio primo incontro con un’Occitania ricca di storia, di vita e di paesaggi naturali mozzafiato che tanto hanno nutrito la mia fantasia di lettrice appassionata è avvenuto durante l’università, ma anche a seguito di un viaggio on the road nel Sud della Francia che ho fatto prima di iniziare la Magistrale. Ed è stato proprio così, grazie alla mia prima visita del Midi de France e ai miei studi universitari, che ho scoperto come questa cultura sia ancora estremamente viva e fiera e come la sua lingua sia capace di evocare luoghi, emozioni e la dignità del suo popolo.
È avvenuto, tuttavia, nell’autunno 2018, all’inizio del mio secondo anno di Magistrale all’Università di Ferrara, il mio vero incontro con l’occitano contemporaneo. La Professoressa Monica Longobardi, docente di filologia romanza presso la nostra università, aveva organizzato un convegno di qualche giorno dedicato alla produzione letteraria e musicale in occitano contemporaneo al quale decisi di assistere, spinta dalla curiosità –le lezioni della Professoressa Longobardi erano state tra le più interessanti e stimolanti del mio corso di Studi in Lingue Straniere— e, forse, da una sorta di richiamo più profondo. Ne rimasi completamente incantata. Di tutte quelle voci, quella che mi sembrò di comprendere più chiaramente, nonostante il gap linguistico (allora non conoscevo ancora molto bene l’occitano) e la distanza geografica e temporale che ci separava, fu quella della grande poetessa ed etnologa Marcelle Delpastre. Manifestai subito il mio interesse e la mia voglia di conoscere in maniera più approfondita questa autrice, così la Professoressa Longobardi mi propose di lavorare ad una sua opera ancora poco studiata. Si trattava di un bestiario, il Bestiari Lemosin, che insieme al suo pendant vegetale, Lo Libre de l’erba e daus aubres, costituisce una raccolta del sapere contadino relativo agli animali e alle piante della piccola comunità agreste di Marcelle Delpastre. Qualche mese dopo aver stabilito l’argomento della mia tesi magistrale, ero in Francia all’Université Toulouse II Jean Jaurès per il mio secondo Erasmus, luogo perfetto per iniziare il mio lavoro di ricerca bibliografica e per studiare l’occitano. Il mio periodo di studio a Tolosa è stato meraviglioso: ricordo con affetto la mia classe di occitano in cui mi sono sentita accolta e stimata, pur essendo tra i pochissimi studenti stranieri di tutto il corso universitario, e la generosità del Professore Jean-François Courouau, coordinatore della Facoltà di Studi Occitani, nell’indicarmi quale percorso seguire per iniziare il mio lavoro di tesi.
Poetessa, scrittrice, artista, etnologa, Marcelle Delpastre è stata una delle voci in lingua occitana più rappresentative del XX secolo e forse anche una delle più originali: nata in un piccolo villaggio della campagna limosina, praticò l’agricoltura e l’allevamento e si occupò per tutta la vita della fattoria di famiglia. Parallelamente ai lavori agricoli si dedicò sin dalla giovinezza alla scrittura, anzi furono proprio questi ad essere fonte di ispirazione per i suoi componimenti poetici, molti dei quali, come lei stessa affermò, le furono quasi suggeriti dai suoi animali da fattoria e dal fruscio del vento tra i campi. Oltre alla poesia, un altro suo grande amore fu l’occitano limosino, la lingua degli avi, della famiglia e della sua comunità rurale cui dedicò studi etnografici di raccolta della tradizione orale contadina e delle usanze tradizionali. Ne fece il suo lavoro di una vita, volto alla fissazione e alla trasmissione scritta del sapere agreste contro la minaccia incombente dell’industrializzazione, degli allevamenti e dell’agricoltura intensivi che avrebbero di lì a poco modificato radicalmente quell’oasi pacifica di compresenza tra umano e naturale. Il Bestiari Lemosin nasce proprio da questo intento, dalla volontà di ricordare quel mondo, di racchiuderlo tra le pagine di un libro e di dargli voce nell’unica lingua capace di esprimerlo, l’occitano limosino.
Il rapporto uomo-natura ha da sempre costituito uno dei temi prediletti della letteratura, sin dai tempi antichi. Basti pensare alle Metamorfosi di Ovidio, ad Apuleio, alle favole di Esopo e di Erodoto, a tutto il mondo greco-romano dove la presenza della natura è fondamentale e dove gli animali, utilizzati come mezzo di interpretazione delle realtà profonde della vita dell’uomo, entrano come personaggi nelle storie e nelle vicende di uomini e di Dei. Un mondo letterario e mitologico in cui gli animali rappresentavano l’anello di congiunzione tra la Terra e il Cielo. In epoca medievale, questo tipo di concezione sarebbe confluito in un nuovo linguaggio volto a esprimere il rapporto ancestrale dell’uomo con la natura, una forma letteraria che avrebbe preso il nome di Bestiario. Il bestiario medievale si presenta come volume dedicato alle realtà naturali e alla loro simbologia, con lo scopo di guidare il lettore nella comprensione del mondo ultraterreno attraverso l’interpretazione della natura e delle sue immagini. Ogni sezione, dedicata a una realtà naturale, segue sempre uno schema ben preciso: dopo una descrizione pseudoscientifica della natura e delle proprietà del soggetto trattato, segue un’esegesi simbolica che, da un punto di vista interpretativo, costituisce il vero centro d’interesse del genere del bestiario. Il Bestiari di Marcelle Delpastre sembrerebbe seguire questa strutturazione poiché ogni sezione dedicata a ciascun animale della campagna limosina esordisce con la presentazione dell’animale e la sua nomenclatura in occitano, seguite da alcune informazioni zoologiche, dalla descrizione del carattere dell’animale e dei metodi di allevamento. Seguono poi ulteriori informazioni relative al sapere pratico tradizionale come la costruzione delle gabbie e delle recinzioni, i metodi di macellazione, le pratiche curative, le ricette di cucina per poi giungere al racconto dei rituali tradizionali. Le feste tradizionali, come le festività natalizie e pasquali, in cui il ruolo svolto dagli animali è centrale, erano di fondamentale importanza per il calendario contadino in quanto momenti di marca dello scorrere annuale del Tempo. In questo lavoro si è cercato di evidenziare come, nel Bestiari Lemosin, il sapere pratico sia sempre in comunione con il sapere astratto, attraverso un’analisi di come l’uomo si relaziona con gli animali e in che modo a loro volta gli animali si relazionano con la natura e con il cosmo. Quali sono le tracce lasciate da questa esperienza? Il bestiario come mezzo di indagine per scoprire l’ignoto, l’invisibile attraverso ciò che è visibile, rivive nella favolistica, nella letteratura orale tradizionale, nelle canzoni e nelle storie popolari dove gli animali diventano parlanti, sono dotati di intelligenza ed esprimono i desideri dell’uomo e del suo inconscio. Il rapporto uomo-ambiente del Bestiari Lemosin diventa anche spunto di riflessione per un mondo che rischia di scomparire a causa dello spopolamento progressivo delle campagne e la trasformazione della vita agreste in funzione di fini meramente utilitaristici ed economici, annientando così completamente il rapporto di reciprocità tra l’uomo e la natura. Un rapporto che aveva reso la vita campestre limosina luogo perfetto di simbiosi tra le attività di sussistenza umane e la prosperità del mondo naturale. Proprio questa riflessione ha permesso, alla fine del mio lavoro di tesi, di inquadrare il Bestiari Lemosin all’interno di un’indagine letteraria più ampia che prende il nome di ecocritica, capace di rendere universale il messaggio di responsabilità etica nei confronti dell’ambiente.
Marcelle Delpastre ha descritto mirabilmente la vita agreste, i suoi valori e le tradizioni del suo territorio d’origine, un modo di vivere semplice ma allo stesso tempo autentico e quasi perfetto, poiché basato sulla completa armonia tra gli esseri umani e la natura. Un mondo in cui l’uomo amava e rispettava il suo habitat e contribuiva attraverso il suo lavoro alla sua preservazione e prosperità. Attraverso il suo bestiario Marcelle Delpastre invita ad osservare da vicino la natura e a conoscere il mondo rurale, facendoci capire che l’amore per la terra e la comprensione del linguaggio naturale sono indispensabili per la preservazione della vita umana e naturale e per il mantenimento della loro armonia. La sua opera ci induce a riflettere continuamente su noi stessi, sull’importanza di conservare le nostre radici e sulla consapevolezza che la nostra esistenza dipende dal nostro agire etico e dal rispetto nei confronti della natura.
I risultati di questa mia indagine sono frutto di molti mesi di lavoro, conclusisi con la mia discussione di Laurea avvenuta nel marzo 2020. A tal proposito, ci tengo a ringraziare ancora una volta la Professoressa Monica Longobardi e la Professoressa Joëlle Ginestet per avermi seguito durante questo percorso, la loro guida è stata fondamentale. Vorrei, inoltre, ringraziare Ines Cavalcanti e l’associazione Chambra d’Oc per avermi dato la possibilità di pubblicare la mia tesi su questa piattaforma. Un ringraziamento speciale va, infine, all’AIEO per il conferimento del Prix Pèire Bec 2021 al mio lavoro finale di tesi, con il quale spero di aver reso adeguatamente omaggio al messaggio etico di amore per la natura espresso da Marcelle Delpastre e, allo stesso tempo, di aver dato il mio contributo alla conoscenza e alla diffusione del patrimonio letterario della cultura occitana.
La mia tesi magistrale è, inoltre, consultabile su https://occitanica.eu/items/show/22618.
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