Bobbio, roccaforte dei valdesi
di Roberta Feraris

Le borgate di Raimond, Lautaret e Arbaud sono quasi del tutto abbandonate: ad Arbaud un cartello annuncia la presenza di vipere tra i ruderi. In ogni borgata rimane l'edificio della scuola, immancabile in ogni insediamento valdese: "École de Peyrela" dice la scritta su una modestissima casa di Perlà, anche questa oggi vuota e silenziosa. Per ritrovare la presenza di esseri umani dobbiamo arrivare al fondovalle del Pellice e a Bobbio, con le sue belle case d'inizio secolo, con piccoli giardini curati, qualche negozio e bar con i tavolini in piazza. Visitiamo il tempio, il mulino in fase di ristrutturazione, la dogana adibita a centro informazioni, spazio espositivo e sala conferenze. Apprendiamo qualche frammento della storia della comunità valdese, erede dell'unica eresia medievale sopravvissuta fino alla modernità. La storia è lunga, e parte dalla predicazione di Valdo, mercante in Lione all'alba del XIII secolo, passa attraverso le scomuniche della chiesa, la riforma di Calvino e innumerevoli persecuzioni da parte della chiesa cattolica, dei duchi di Savoia e del re di Francia.
Oggi la piccola comunità di Bobbio, in maggioranza valdese, conserva memoria del proprio travagliato passato, e va orgogliosa di questa sua diversità.
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