Olivetta S. Michele: la piazza è affollata, come non capita mai in questo paesino della val Roja, non lontano da Ventimiglia e a due passi dal confine francese. La folla è colorata: spiccano le bandiere giallo-rosse delle valli i baschi neri di alcuni camminatori che vengono dalla lontana Guascogna. Ci si appresta a partire per il viaggio attraverso le vallate occitane. Questo paese aveva fino agli anni '30 un altro nome. Si chiamava Pilon, in occitano. Olivetta è un nome di fantasia, quindi, ma a guardare i terrazzamenti intorno e le fronde argentee degli ulivi, sembra del tutto appropriato. Fa 300 abitanti di cui molti pensionati, ma anche tanti che scelgono di venire ad abitare qui pur lavorando sulla costa. Tutte le vecchie borgate, tutti i ruderi sono stati recuperati. Hanno cominciato un gruppo di olandesi negli anni '60. Poi sono arrivati gli svedesi. Alcuni vengono solo d'estate, altri sono residenti a tutti gli effetti e integrati. Qualche ora dopo, sostiamo ad Airole, e scopriamo che il bar della piazza è gestito da tedeschi.
Insomma, in val Roja, terra di confine e di contrabbandieri, agli stranieri si è abituati. Il lavoro in paese non è molto; si è obbligati a trasferte verso Ventimiglia e la costa, ma il ritorno al paese, dopo il caos del litorale, vale quei venti minuti di curve. A Olivetta si vive anche di agricoltura. Due aziende producono vino e olio. C'è anche un po' di turismo, un bed&breakfast e molte case da affittare. Alla domanda: come si vive a Olivetta? E' un coro che risponde: benissimo.
Il cammino, dopo le cerimonie e le foto e il taglio del nastro, ci porta su sentieri balcone sulla valle, tra ulivi e macchia mediterranea. Il sole esalta i profumi e mette a dura prova la nostra resistenza. Percorriamo anche un tratto dell'Alta Via dei Monti Liguri, sentiero tracciato negli anni '80 e su cui la regione Liguria ha investito e investe molto. Percorso tutto di crinale, di solitudine e isolamento. Faccio notare a Paola Lo Sasso, la funzionaria dell'Unioncamere Liguri che ci accompagna e che si occupa della via, che la ricettività è sempre stata inadeguata e insufficiente. Si sta lavorando proprio a questo - mi dice. Si stanno sensibilizzando gli operatori (alberghi, rifugi, bed&breakfast, agriturismi), per far capire quali sono le esigenze degli escursionisti, che sono in aumento. Vengono dal nord Italia, ma anche dall'Europa: ancora una volta ecco gli olandesi e i tedeschi. Per conoscere il flusso degli escursionisti, inoltre, sono anche stati installati due ecocontatori, rilevatori elettronici di passaggi, occultati sotto la sede del sentiero: escursionisti trattati alla guisa di una specie protetta?