È il 14 luglio. Sono salita a Realdo, in valle Argentina, non per una piacevole giornata in montagna ma per dare l’ultimo saluto all’amico Antonio Lanteri, per tutti Nino. Un uomo speciale, sempre impegnato con i suoi ideali. Da un po’ di tempo abitava a Torino con i suoi figli, ma d’estate amava tornare al suo paese e, proprio qui dov’era nato, il 12 ci ha lasciati.
C’è molta gente, chi è salito da Sanremo, chi da Imperia e altri venuti da fuori. Sono tutti qui per dire addio a quest’uomo dal cuore brigasco.
Ma chi era Nino? Originario di Realdo, è stato un giovane maestro proprio quassù, poi, il primo laureato del suo paese. Ha continuato il suo lavoro come insegnante e come preside prima ad Alba e poi a Ospedaletti e a messo in partica i suoi studi di lettere, pedagogia e psicologia. Ma, soprattutto, è stato un uomo attaccato alla sua terra, alla tradizione e alla lingua brigasca.
Nel 1984 a creato l’associazione A Vaštéra e fin agli ultimi giorni della sua vita si è occupato dell’omonima rivista insieme al figlio Antonello. Inoltre, per conservare e tramandare le tradizioni, la cultura e la lingua della comunità brigasca riconosciuta dalla legge 482/99 come minoranza linguistica storica dell’area occitana, ha realizzato in alcuni locali di sua proprietà il museo “Cà de Gente Brigašche”. Ricordo bene quanto era fiero di questa creazione. È proprio nel museo che Nino ci aspetta prima del funerale che avviene nella piccola chiesa con una parte di celebrazione in brigasco e soprattutto l’accompagnamento del coro Lhi Cantaùu, cantori di terra brigasca.
E in tutto questo mi piace ricordare i momenti passati con lui nelle interviste, quando lo ascoltavo raccontare le storie della sua gente, il tempo insieme a rivedere i pannelli esplicativi per il museo, i pranzi a Realdo, gli spettacoli a Sanremo realizzati con la Chambra d’Òc sui progetti della legge.
Nino ci ha lasciato un grande patrimonio di sapere e un forte esempio di dedizione alla sua terra e alla lingua che troviamo anche nel suo libro “Nino Lanteri. Un cuore brigasco”
E allora perché non ascoltare alcune poesie, dell'omonimo Lanteri, direttamente dalla sua voce invece di continuare a parlare delle cose che ha fatto?
A mio parere è il miglior modo per salutarlo.
Allora, cliccate sul link.
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