italiano

Jayde Will è uno scrittore e traduttore che lavora con molte lingue: l’inglese, il tedesco, l’estone, il lituano, il letgallo. Nato in Nebraska, negli Stati Uniti, si è trasferito in Estonia alla fine degli anni ‘90, dove ha conseguito un Master in Linguistica Fennougrica presso l’Università di Tartu. Dal 2007 ha tradotto quasi 30 libri, dalla storia della Lituania alla poesia lettone. Nel 2020 è stata pubblicata da Francis Boutle Publishers l’antologia “The last model, padejais models”, prima traduzione inglese della letteratura letgalla, una raccolta di poesie di Ligija Purinaša, Raibīs e Ingrida Tārauda.

Ha ricevuto il Silver Ink Translation Award 2020per la migliore traduzione dal lettone in lingua straniera per il romanzo dello scrittore lettone Alberts Bels “Insomnia” (Parthian Press, 2020).

Le sue traduzioni compaiono in raccolte e antologie come la Dedalus Book of Lithuanian Literaturee Best European Fiction. I saggi, racconti e poesie sono stati ampiamente pubblicati in riviste letterarie e di lifestyle, tra cui Words Without Borders,Panel Magazine, Lituanus, Vilnius Review e l’italiana The Passenger, edita da Iperborea. Ha anche tradotto i sottotitoli di numerosi film, tra cui il classico lituano The Devil’s Bride e il premiato Vanishing Waves.

Lavora come agente letterario nella piattaforma Latvian Literature, ed è occupato nella traduzione di nuove poesie degli autori letgalli Ligija Purinaša e Valentin Lukashevich.

MOTIVAZIONE

Il Premio Ostana traduzione è conferito a Jayde Will, traduttore e agente letterario che svolge un mestiere unico, quello di far conoscere il mondo culturale dei Paesi Baltici al di là dei suoi confini. Sin dal momento in cui si è interessato al letgallo nel 2018, Jayde si è proposto di portare la nuova poesia letgalla, che rompeva con il conservatorismo del cattolicesimo e di un passato sovietico insistente, all’attenzione di un pubblico europeo e mondiale.

Valorizzare il letgallo e renderlo pari alle altre lingue della Lettonia è il compito della piattaforma Latvian Literature, che Jayde Will arricchisce con una ricerca costante di nuovi legami, collaborazioni con riviste e rassegne letterarie e la promozione di autori in festival di poesia all’estero.

Attraverso l’antologia bilingue “The last model, padejais models”, Jayde Will ha reso disponibile a un pubblico ampio, di lingua inglese, lo spirito di tre giovani poeti letgalli. Questa collezione di testi è nota per la sua qualità e per avere portato al centro del dibattito pubblico lettone gli scrittori di una minoranza che rimaneva invisibile agli occhi di tutti, segnando uno spartiacque nella storia recente della letteratura di questo paese.

PER SAPERNE DI PIÙ:

https://omny.fm/shows/trafika-europe-radio/ligija-purina-a-and-jayde-will-borderlands



INTERVISTA A JAYDE WILL

a cura di Mariona Miret

Un’antologia letteraria può fare la differenza:

The last model” e il prestigio internazionale del letgallo

Buongiorno, Jayde. Sei traduttore di lingue del Baltico. Come è nato il tuo interesse per il letgallo, lingua minoritaria della Lettonia?

Nel 2018 avevo sentito parlare di un poeta di nome Raibīs, che è lo pseudonimo di Oskars Orlovs. Ho saputo che avrebbe presentato il suo libro in un bar molto popolare a Riga fra chi frequenta eventi culturali. È un bar molto piccolo ed era pienissimo. Sono arrivato tardi, ho cercato di capire cosa si diceva e l’ho visto fare la sua performance. Alla fine ho parlato con lui. Siccome era letgallo, speravo di avere l’opportunità di conoscere più cose sulla lingua. Gli ho comprato un libro, me lo ha firmato e dedicato. Dopodiché l’ho lasciato sul tavolo, accanto al mio giubbotto, e alcuni minuti dopo, mi giro e il libro non c’era piú. Me l’avevano rubato. Ho pensato: “Però, questo poeta è così popolare che le persone rubano i suoi libri!” Ne ho comprato un altro, me l’ha nuovamente dedicato e per un anno ho fatto alcune prove di traduzione dei suoi testi.

È stato davvero difficile, il letgallo è una lingua di non facile comprensione per me e non avevo strumenti per aiutarmi: non ci sono materiali per impararlo né dizionari. È stata la prima volta che ho capito che il letgallo è assai diverso dal lettone. Non è un dialetto, è qualcosa a sé stante. Nel corso dell’anno ho incontrato più volte Raibīs, che abita in Letgallia, a due ore e mezzo da Riga. Finalmente sono riuscito a tradurre dieci sue poesie.

Da dieci poesie sei andato avanti fino a compilare una antologia di poesia letgalla tradotta in inglese. Il tuo interesse per la lingua è dunque cresciuto.

Ho iniziato a scoprire altri autori letgalli.

Raibīs mi ha parlato di alcuni scrittori, poi ho conosciuto Ligija Purinaša. Il suo primo libro è uscito nel 2019. Sono andato alla presentazione ed è lì che mi sono detto: “Sì, qui c’è qualcosa di interessante!”

Avevamo lavorato con Clive Boutle per Francis Boutle Publishers perché lui aveva già pubblicato Valts Ernštreits, di lingua livone, altra lingua minoritaria della Lettonia. Questa pubblicazione ha contribuito molto a portare il livone all’attenzione di tutti. Anni dopo, quando ho iniziato come agente letterario per la piattaforma Latvian Literature ho capito meglio le sfumature del sistema letterario della Lettonia nel suo insieme.

Nel 2019, con Clive Boutle abbiamo pensato di fare un’antologia di poesia letgalla. Lui era molto interessato, gli ho inviato i testi di tre autori diversi fra loro. Nel caso di Ligija e Raibīs ci sono delle similarità: sono autori giovani che lottano contro il conservatorismo della società dei Baltici. Clive mi ha detto: “Facciamola”. Così è nata “The last model. Pādejais modeļs”.

Come hai scelto i testi dell’antologia?

Quindici o venti anni fa, l’identità letgalla era radicata nel cattolicesimo e in valori poco creativi. Raibīs parla di un conservatorismo radicato nelle menti della gente, ma lo fa con l’ironia, anche servendosi dei disegni animati. Ligija Purinaša ha uno stile rivendicativo femminista. Ingrida Tarauda è aerea, leggera, quasi haiku. Questi tre autori sono la nuova generazione della poesia letgalla.

La pubblicazione dell’antologia “The last model. Pādejais modeļs” ha destato un grande interesse. Nei mesi successivi alla pubblicazione del libro (settembre 2020), ho avuto cinque interviste in Lettonia. Mi hanno invitato alla radio, ho fatto interviste per riviste letterarie... sono stato davvero sorpreso dall’attenzione che ha generato.

Che cosa ha risvegliato tanto interesse?

Sicuramente il fatto che almeno due dei tre autori pubblicati non erano nel radar di nessuno, perché scrivevano solo in letgallo. Quindi le persone in Lettonia si sono dette: “Queste persone che compaiono tutto d’un tratto nella nostra scena nazionale. Chi sono?”. Credo che ci fosse soprattutto curiosità. Ora Ligija Purinaša è diventata importante: è invitata a eventi letterari dappertutto in Lettonia, chiamata a far parte della giuria che seleziona i libri dell’anno.

C’è stata sicuramente una buona congiuntura di eventi, il successo dipende anche dal fatto che Ligija e Raibīs si sono spinti a parlare della mancanza di interesse in Lettonia per la lingua e letteratura letgalla. Sono loro che, in modi diversi, hanno cercato di lottare contro gli ambienti letterari conservatori di questo paese.

Penso che la piattaforma Latvian Literature sia unica. Abbiamo un programma fantastico mirato a promuovere la letteratura lettone. Partecipano al programma anche scrittori di lingua russa molto popolari, unica condizione è essere nato in Lettonia.

Qual è la chiave della tua missione di promuovere la letteratura lettone all’estero e farne comprendere la ricchezza?

Il lavoro di case editrici come Francis Boutle Publishers mi ha aiutato a comprendere più cose sulle lingue minoritarie europee, tra cui, ad esempio, l’occitano. So che è una lingua antica e radicata. Mi interessa la sua letteratura, ma non conoscevo né scrittori né traduttori importanti. Attraverso i libri di Francis Boutle Publishers ho potuto accedere ad alcuni autori. L’internazionalizzazione è sempre importante. Io sono americano e l’inglese è la prima lingua oltre al lituano in cui la letteratura letgalla è stata tradotta, appena quindici anni fa.

Mi piace mostrare l’insieme dei Paesi Baltici, non solo della Lettonia. C’è un numero della rivista italiana “The Passenger” dedicata ai Paesi Baltici. La casa editrice Iperborea è venuta in Lettonia durante una visita che organizziamo nella piattaforma. Tre volte all’anno invitiamo case editrici straniere. È un bel lavoro, strategico per la promozione. Iperborea mi ha chiesto di scrivere un articolo di introduzione e ha fatto un grande lavoro di raccolta testi. Per me è stata una sfida, ho avuto l’opportunità di mostrare la letteratura baltica nel suo insieme.

Nella piattaforma Latvian Literature abbiamo un collettivo di poesia e arte multimediale che si chiama Orbita, in lingua russa. Alcuni autori sono stati tradotti in molte lingue europee. Non c’è nessuna barriera perché in Latvian Literature vogliamo rappresentare la società lettone nel suo complesso.

Dopo la pubblicazione di “The last model. Pādejais modeļs”, l’interesse è cresciuto. Più autori sono stati selezionati a dei premi e invitati a festival letterari, benché le difficoltà siano ancora tante. Uno dei problemi è la carenza di editori. Normalmente si tratta di autoproduzioni di autori che pubblicano in proprio i loro libri. Con un’eccezione, Aldis Bukšs che ha scritto il primo romanzo giallo in lettone, pubblicato da una delle case editrici più note. Il secondo volume è stato pubblicato in lettone e letgallo simultaneamente. È la prima volta che un editore fa una cosa del genere. Il libro è poi diventato una opera di teatro radiofonica in letgallo. Non era mai successo prima.

Cosa ti piace di più del letgallo?

La freschezza della sua poesia, un aspetto non così evidente nella letteratura lettone. C’è una poesia di Ligija nella antologia che ho tradotto, “tu esi muns Kirils i Metodijs” (“tu sei il mio Cirillo e Metodio”) che attinge all’immaginario della Chiesa ortodossa russa e lo trasfigura in poesia. Nella letteratura lettone questa è cosa rara. Amo l’ironia di alcuni autori, il loro essere eretici nei confronti del pensiero dominante. La cultura in questo paese è erede della mentalità sovietica, molto rigida e statica, appiattita su modelli precostituiti. È una cosa che soffro da quando sono arrivato nei Baltici vent’anni fa. Lo vedi in tutte le cose, si respira ovunque, è dappertutto.

C’è del sentimento nelle tue parole, come se fra te e il letgallo ci fosse qualcosa di speciale.

Ormai ho un legame personale, sento che c’è qualcosa che mi lega a quelle culture, e attraverso il letgallo si è creata una connessione intima. Per me è facile sentirmi in sintonia con gli autori. A legarci sono spesso le cose più strane, come con Raibīs, in quel bar. Siamo stati lì fino a notte tarda. Lui è cresciuto in campagna, come me. Ammazzavamo i polli nel cortile, e lui faceva lo stesso da piccolo. È un sentimento difficilmente spiegabile che non ho avuto con altri scrittori.

Come agente letterario, nel mio lavoro ci deve essere un senso di missione, e con il letgallo l’ho trovato ancora di più, perché è ancora meno conosciuto del lettone. Mi dà una sorta di slancio per lavorare di più, offrire più testi alle riviste e raggiungere il massimo per farne conoscere al mondo la letteratura.

Cosa si perde nella traduzione dalle lingue baltiche all’inglese?

Sto traducendo le nuove poesie di Ligija... Quando hai a che fare con una lingua dalle referenze culturali così specifiche, il traduttore sente la necessità di spiegare con delle note a piè di pagina, ma l’editore giustamente ti dice che ne vuole poche. Soprattutto nella poesia moderna o nei romanzi.

Ce n’è uno postmoderno, pubblicato negli anni ’90, molto conosciuto nella letteratura letgalla che non è mai stato tradotto in lettone. È come l’”Ulisse” di James Joyce, ricco di citazioni, riferimenti interni e particolari. Un piccolo frammento è stato pubblicato in una rivista lettone, tradotto dall’ex moglie di uno dei due autori, che pur essendo letgalla è di madre lingua lettone. Alcune persone hanno manifestato delle perplessità: per loro il letgallo è una lingua talmente specifica che, dicono, non si può tradurre in nessuna altra lingua. Come traduttore so che non è vero, ma so pure che la traduzione è un mestiere molto complesso.

Non è così scontato che un autore di lingua di minoranza trovi spazio nel mercato culturale estero.

Ci sono autori che mi piacciono molto e vorrei pubblicare. Ma se una casa editrice ti dice: “Voglio pubblicare un romanzo su questo tema e deve essere stato scritto negli ultimi cinque anni”, per forza devo adeguarmi. Ma non sono una persona che può tradurre qualsiasi cosa. Se non mi parla... non posso. Specialmente un romanzo. Lo vivo con l’autore, mi arrabbio con lui: “Perché avrà scelto questa parola? Non capisco”. Mi sveglio con quel libro e vado a letto con quel libro. Suona ossessivo, ma è proprio così.

Se scelgo di fare una traduzione, devo sentire che il libro mi parla e che avrà un suo pubblico, essere convinto al cento per cento che funzionerà. Come traduttore sono stato molto fortunato ad avere la possibilità di scegliere. Molte persone non lo sono state altrettanto.



ANTOLOGIA

TESTO LETGALLO

Ligija Purinaša, quattro poesie

Da: Pierobežas 2022


atceros kā tu prasīji man tev apsolīt ka mēs un mūsu bērni nekad nerunās latgaliski un es tev teicu ka tā būtu aplam liela muļķība un tu teici kuš kuš mīļā paies laiks un tu sapratīsi ka tas kam tu tici reizēm ir aplamība reizēm nejaušība reizēm brīdis ko izmanto kāds cits un es gribu tevi pasargāt arī no sāpēm un ciešanām ko tev prasa šīs valoda mīļā es gribu lai tu neciet tik ļoti pat ja man būs jāaizmirst vārdi kurus tev sacīt es būtu varējis piedod mīļā ka tā es nezinu vai tā būs labāk bet zinu ka ciest ir grūti un es negribu lai tev ir grūti gribu lai vieglāk par spīti tam visam sāpes aizies aizies tāpat kā viss cits iespējams mēs paliksim kopā bet es nezinu mīļā dzīve tik gara tik nenoteikta ka man bail tev ko solīt

*

es runoju aprautūs teikumūs
es nazynu kū lai tev soka
kai lai mīrynoj
kai lai pastuosta

ka dzeivē vyss proīt, aizīt, suocās i beidzās, ka patīseiba nav vīna, i taisneiba ari taida nav, i vyss nūteik iz lobu, i mīlesteiba ir ar suokumu i golu, i ka cylvāka sirds vysu var turēt, ari naidu, viņ nuove vysu izleidzynoj, i es monu, ka tovs bolss palīk mīreigs, koč gryušai i sarežgeitai, i vīntulai, es zynu, vysu, vysu tū zynu, naraudi, lobais, lobenais, vysu aizskoluos iudiņs, vysu samierceis leits

*


jai laikam ļūti pateik nalaimeigi veirīši
jūs seja ir skorba kai pametnīkim
sarkasms kai brunis caur kurom
skali bļaun defināts klusums
jūs dorbi i vuordi šaļtim nasakreit
i draugu sarokstūs ir daudz vysaidu kategoreju
vīdūkli jī apstreid bez pīruodejumu bet efektivi

ir zīma
jis peipej pi lūga vīnustobys dzeivūklī
sābrūs akušerka skali klausās televizoru
es stuovu ar mugoru pret flizem
i jis maņ vaicoj, voi es asu školotuoja
pasmeignej pats pi seve ka naasu
tod audzynuot navajag i zuodžēt ari nav jāgys
jai laikam ļūti pateik nalaimeigi veirīši

*


lustrys pi grīstu tuos pošys vacuos
nu dzeivūkļa piļsātā 1997.godā
atguodoju radeju ar lampeņom
tēti ar ūsom i uodys kurtkā
juo nikod nabeja, i deļtam es nūzogu
juo capuri i sliepu nu mamys iz škapa
mama tīpat slēpe nu manis juo viestulis
jis puormete, ka jei naprūt taiseit ēst
i ka jai vysu laiku vajag pučis
beiguos jis jai nūpierka bluzi
kuru jei tai ari naizvylka ni reizis
a tod suocēs škandali pa teleponu
juo meiluokuos zvaneja pa naktim i
draudēja nūsist mamu
tod tētem pīdzyma dāls,
a mamai nūmyra mama
jis saceja, ka babai tai ari vajadzēja
es sabļuovu iz juo i nasveicynuoju iz īlys
laiks īt, i svešatneiba myusu storpā ir
pošssprūtama līta

TESTO inglese

Ligija Purinaša, four poems

Da: Pierobežas 2022

i remember you asked me to promise that we and our children would never speak latgalian and that I told you that would be utterly stupid and you said sh sh dear time will pass and you’ll understand that what you believe in is sometimes nonsense sometimes accidental sometimes a moment that someone else exploits and I want to protect you from the pain and torture that this language demands dear I don’t want you to suffer so much even if I had to forget the words I could have told you in it forgive me dear I don’t know if it will be better like that but I know that it’s not easy to suffer and I don’t want you to have a hard time I want it to be easier despite everything the pain will go away away just like everything else possible we’ll stay together but I don’t know dear life is so long so undefined that I’m afraid to promise you anything

*

i spoke in cut-off sentences

i don’t know what I should say

in order for him to calm down

in order for him to tell me

that in life everything passes, leaves, begins and ends, that there is not one truth and there isn’t any justice either, and everything happens for the best, and love has a beginning and end, and that a person’s heart can withstand everything, also hate, only death makes us all equal, and I notice, that your voice becomes calm, though it’s hard and complicated for you, and lonely, I know, you know all that, don’t cry, my dear, my very dearest, the water will wash it all away, the rain will submerge everything

*

she probably really liked unhappy men

their faces are rough like statues

their sarcasm is like armor which

a defined silence screams through

their work and words don’t match up at times

and there’s several sorts of categories among these friends

they assert their opinion without proof but effectively

it’s winter

he’s smoking near the window of his one-room apartment

the midwife at the neighbors is loudly listening to the tv

i am standing with my back against the tiled kitchen wall

and he asks me if I’m a teacher

he laughs to himself as if I’m not

then you don’t have to raise me and there’s no sense in wearing me down

she probably really likes unhappy men

*

the chandelier near the ceiling is the same old one

from the apartment in town in 1997

i remember the radio with the colorful bulbs

dad with a mustache and a leather windbreaker

he was never there and that’s why I stole

his hat and hid it from mom on top the wardrobe

mom also hid his letters from me

he pretended that she didn’t know how to cook

and that she needed flowers all the time

in the end he bought her a blouse

which she never wore once

and then the scandals with the telephone calls started

his lovers called at night and

threatened to beat my mom

then dad had a son

and mom’s mom died

he said that she needed to die

i screamed at him and I don’t greet him on the street

time passes and the estrangement between us

is a self-evident thing

(traduzione dal letgallo di Jayde Will)

TESTO ITALIANO

Ligija Purinaša, quattro poesie

Da: Pierobežas 2022

ricordo mi chiedevi di prometterti che noi e i nostri figli non avremmo mai parlato in letgallo e io ti dicevo che era una stupidità colossale e tu dicevi ma va’ cara il tempo passerà e capirai che quello che tu credi a volte è un’idiozia a volte un puro caso a volte un istante che qualcun altro sfrutta e io voglio preservarti anche dal dolore e dalla sofferenza che questa lingua pretende cara non voglio che tu soffra tanto anche se dovessi scordare le parole che avrei potuto dirti tu perdonami cara non so se sarà meglio così ma so che soffrire è duro e non voglio che per te lo sia io voglio che per te sia più lieve malgrado ogni dolore passerà passerà come tutto il resto forse resteremo insieme ma non so cara la vita è tanto lunga tanto indefinita che ho paura di prometterti qualcosa

*

parlo con frasi spezzate

non so cosa potrei dirti

come potrei consolarti

come potrei spiegarti

che nella vita tutto passa, si allontana, comincia e finisce, che la verità non è una sola e non c’è nemmeno giustizia, e tutto va per il meglio, l’amore ha un inizio e una fine e il cuore umano può sopportare tutto, anche l’odio, solo la morte appiana ogni cosa, e io mi accorgo che la tua voce diventa tranquilla, malgrado ogni cosa sia dura e complicata, nonostante la solitudine, io so tutto, tutto, so tutto questo, non piangere caro, mio carissimo, l’acqua laverà tutto, la pioggia lo intriderà

*

devono piacerle molto gli uomini infelici

le loro facce scabre come statue

il sarcasmo come una corazza che il grido

di un silenzio netto trapassa

azioni e parole in loro a volte non coincidono

e ci sono molte e diverse categorie di amici

affermano opinioni senza una prova ma in maniera efficace

è inverno

lui fuma accanto alla finestra nel monolocale

l’ostetrica della porta accanto guarda la televisione

io me ne sto con la schiena rivolta alle piastrelle

e lui mi chiede se sono un’insegnante

fra di sé ride convinto che non lo sono

allora non devi educarmi e criticarmi nemmeno

devono piacerle molto gli uomini infelici

*


il lampadario sul soffitto è quello

dell’appartamento in città nel 1997

mi ricordo la radio con le lucine

papà con i baffi e la giacca di pelle

non c’era mai e perciò ho rubato

il suo cappello e l’ho nascosto dalla mamma

in cima all’armadio e lei mi ha nascosto le sue lettere

lui le rinfacciava di non saper cucinare

e che voleva sempre fiori

alla fine le ha comprato una camicetta

che lei non ha mai messo

poi sono cominciate le liti per le telefonate

le sue amanti chiamavano di notte e

minacciavano di picchiare la mamma

poi a papà è nato un figlio

e alla mamma è morta la mamma

lui ha detto che era ora

io l’ho insultato e non lo saluto per strada

il tempo passa e l’estraneità tra noi

è cosa ovvia

(traduzione dall’inglese di Margherita Carbonaro)