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Edizione 2024

Le stazioni di Arnold De Boer “ZEA” - Premio Ostana 2024

Las estacions de Arnold de Boer “Zea” - Prèmi Ostana 2024

Intervista e premiazione del cantautore in lingua frisona, Premio Composizione Musicale 2024, a cura di Andrea Fantino.

Le stazioni di Arnold De Boer “ZEA” - Premio Ostana 2024
italiano

Un lunedì di giugno sono in auto con Marco Ghezzo e Arnold De Boer, in arte “Zea”. Scendiamo le curve che dal Rifugio Galaberna portano a valle, così prima seguiamo il Po, poi una volta a Saluzzo ci dirigiamo verso la Valle Stura. Alle spalle abbiamo un bagagliaio che straripa e le intense giornate del Premio Ostana. Marco ha accompagnato Daniel Petrila, il Premio giovani romeno, che scrive poesie in lingua rom. Io ho lavorato come sempre alla realizzazione di interviste agli autori premiati. L’ultimo a comparire davanti alla camera è stato proprio Zea, il Premio Composizione Musicale. 

A Roccasparvera aspettano il musicista frisone, si esibirà quella sera nella chiesa del paese, in un concerto intimo, voce e chitarra. Un pubblico attento. L’occasione per festeggiare anche il compleanno di chi ha organizzato l’evento, Sirio Cavallera. Un po’ di rinfresco e Zea prende in mano la chitarra. Racconta perché è lì, di come sia stato invitato da Flavio Giacchero e premiato ad Ostana, dell’idea di approfittare di un viaggio in Italia per “piazzare” qualche data, come si dice in gergo. Sirio è una sua vecchia amicizia, un fan sfegatato dei The Ex, una band underground olandese che a quanto pare è diventata leggendaria (su wikipedia The Ex viene definita come una band anarco-punk e free jazz con incursioni nella musica tribale e sperimentale): Zea ora ne è la voce e il chitarrista. 

La scaletta è simile a quella eseguita al concerto del Premio Ostana. Dopo quel concerto ho subito comprato un suo disco. Non so bene come definire la sua musica cantautoriale, la forza dei testi in lingua frisone e il modo che ha di suonare la chitarra. Però quando Mariona Miret intervista Zea e io lo riprendo insieme all’immancabile Yalmar Destefanis… qualcosa mi sembra di capire. Inizio a unire dei puntini. Si crea un disegno. Arnold de Boer ha una sensibilità così vicina alla mia da diventare per questa ragione quasi indefinibile. Uno strano gioco di specchi. La sua formazione in antropologia e in filosofia risuona con la mia, anche se nasce per ragioni diverse. Zea voleva studiare antropologia perché voleva conoscere al meglio tutte quelle realtà culturali non occidentali capaci di proporre alternative valide alla società capitalistica. Era un giovane attivista politico, Zea, e questo lo ha portato in Africa. Il suo primo viaggio in Kenya, poi tante collaborazioni con musicisti dell’Africa Occidentale. Tournèe in tutto il mondo. Zea ha un’immagine che tanto mi ricorda l’idea di “villaggio sparso” con cui Manuela Almonte della Carovana Balacaval immaginava le tante realtà che in Europa si muovevano a passo lento, con cavalli o meno, ma sempre sulle ali del vento della musica popolare. Arnold immagina invece una grande rete metropolitana. Ognuno ha la sua stazione. Nelle giornate di giugno Zea è sceso alla stazione di Ostana, una stazione di cui aveva già sentito parlare da degli amici poeti che erano stati a loro volta premiati nelle edizioni precedenti: Tsead Bruinja (lingua frisone) e Aurelia Lassaque (lingua occitana). Era curioso di vivere l’atmosfera di Ostana, entusiasta di poter assaggiare il suo cibo, contento di poter mettersi in ascolto e vivere relazioni di vero e proprio scambio con la grande famiglia del Premio Ostana. Ne aveva sentito parlare come di un luogo unico, e nell’intervista finisce per confermare questa impressione, che prima di arrivare davanti al Monviso era solo un’aspettativa ideale. Ma Arnold va avanti. Disegna altri puntini e li connette alla sua personale rete metropolitana. Ogni stazione è un luogo unico. E per lui è bello poter salire su un treno immaginario nella sua stazione di Amsterdam, viaggiare e andare a trovare amici in altre stazioni. In questi viaggi ritrova la diversità culturale e linguistica. Sostiene che questa diversità non fa paura. Solo i politici possono vederla come minaccia, solo alcuni politici possono creare paura attorno a quel che è diverso da noi. Per tutti gli altri, dice Zea, la diversità (culturale e linguistica) fa ridere. Letteralmente: fa ridere. Quante risate si è fatto in giro per i cinque continenti, Zea! Sorride a ricordare quei momenti in cui due persone capiscono di parlare e di agire in modi completamente diversi. Sono momenti densi di simpatico imbarazzo, momenti buffi, a volte può esserci anche del disagio ma l’ironia e la presa in giro prevale, e non si può fare altro che ridere di fronte alla diversità. Lo sguardo di Zea si colora di una bella luce quando ricorda quei momenti, e la sua stazza da uomo del nord Europa si muove sulla sedia, divertita e divertente. Ma spesso l’intensità e il dramma affiorano dalle sue canzoni, l’arpeggio delle sue dita invita all’ascolto, l’intenzione autoriale è altissima e tutti rimaniamo immobili ad ascoltarlo. Che cosa suona? Sono ballate? Perché usa la cassa della chitarra come percussione? Racconta della sua prima canzone in lingua frisona. Prima cantava solo in inglese, perché la sua musica era internazionale, e l’inglese era il veicolo adatto per arrivare dappertutto. Ma poi nel 2011 muore sua madre. E allora decide di scrivere una canzone. Ma le parole in inglese sono ferme, in fondo alla gola. Ad uscire è la lingua frisona, la lingua della sua quotidianità, ma ancor più importante, è la lingua che parlava sua mamma, è la sua lingua madre. Una canzone tira l’altra, ed ecco Zea che nei suoi concerti solisti canta in frisone, e porta la sua lingua dove capita. In qualsiasi stazione. Perché lui è un musicista, e la musica è il modo con cui si esprime. Ce lo ricorda tante volte. Ed è per questo che nell’intervista che troverete nel link qui sotto lo sentirete cantare “a cappella”. Ed è per questo che nella premiazione quando gli viene chiesto di leggere il testo di una sua canzone finisce per cantare anche quella canzone “a cappella”. Perché quelle parole per lui non sono un semplice testo, non sono del nero sul bianco, ma sono una melodia, una melodia che va cantata. Io ho avuto i brividi, in entrambe le occasioni. Perché ho visto Zea salire e scendere dal suo treno, percorrere tutta la sua rete metropolitana mondiale, arrivare alla stazione di Ostana, scendere e regalarci la sua arte. E in quel momento ho sentito un vero cantastorie, una sorta di griot, e ho capito che una parte dei suoi viaggi in Africa deve essere rimasta tra la gola e le dita, in quel modo in cui ipnotizza il pubblico anche quando questo non conosce la sua lingua. La voce e la chitarra si accompagnano l’un l’altra, le storie vanno e vengono, un alito di vento creativo e nomade soffia gentile e Zea si ritrova a scendere in un’altra stazione. Senza mai dimenticare la sua lingua madre. 

Intervista a Arnold De Boer “ZEA”, Premio Ostana 2024, Lingua frisona, Olanda

https://youtu.be/BwJhMwDVwA4

Arnold De Boer “ZEA”, riceve il Premio Ostana 2024, Premio Composizione Musicale 

https://youtu.be/jDSvh_xrzNA

occitan

Un luns de junh siu en màquina abo Marco Ghezzo e Arnold de Boer, en art “Zea”. Calem per lhi revinc que dal dal Rifugio Galabernamenon aval, parelh derant seguem lo Pò, après un bòt a Saluces nos dirigem vèrs la Val d’Estura. A nòstras espatlas avem un bagatgier que desbòrda e las jornadas intensas dal Prèmi Ostana. Marco a acompanhat Daniel Petrila, lo Prèmi Joves romen, ue escriu de poesias en lenga rom. Mi ai travalhat coma sempre a la realizacion d’entervistas a lhi autors premiats. Lo darrier a aparéisser derant la càmera es istat pròpi zea, lo Prèmi Composicion musicala.

A Roccasparvera atendon lo musicista frison, aquel sera s’exibirè dins la gleisa dal país, dins un concèrt íntim, vòutz e guitarra. Un públic atent. L’ocasion perfestejar decò lo’aniversari de qui a organizat l’event, Sirio Cavallera. Un pauc de renfresc e Zea pilha en man la guitarra. Cònta perqué es aquí, decoma sie istat envitat da Flavio Giacchero e premiat a Ostana, dins l’idea d’aprofitar d’un viatge en Itàlia per “plaçar” quarque data, coma se ditz en argòt. Sirio es na sia vielha amicícia un fan acharnat di The Ex, una band underground olandesa que a çò que semelha es devengua legendària (sus wikipedia) The Ex ven definia coma una band anarco-punk e freejazz abo d’incursions dins la música tribala e experimentala): aüra Zea n’es la vòutz e lo guitarrista.

L’eschaleta es símila an aquela exeguia al concèrt dal Prèmi Ostana. Après aquel concèrt ai súbit chatat son disc. Sai ren ben coma definir sa música chantautoriala, la fòrça di tèxts en lenga frisona e la maniera que a de sonar la guitarra. Mas quora Mariona Miret entervista Zea e mi repilho ensema a l’immancable Yalmar Destefanis... quarquaren me semelha de capir... Començo a unir de ponchets. Se creaun dessenh. Arnold de Boer a una sensibilitat parelh vesina a la mia da devenir per aquesta razon esquasi indefinibla. Un estran juec d’espechs. Sa formacion en antropologia e en filosofia ressòna abo la mia, bèla se nais per de rasons diferentas. Zea volia estudiar antropologia perqué volia conóisser mielh totas aquelas realtats culturalas ren occidentalas capablas de propausar d’alternativas vàlidas a la societat capitalística. Era un jove activista polític, Zea, e aquò l’a portat en Àfrica. Son premier viatge en Kenya, puei tantas collaboracions abo de musicistas de l’Africa Occidentala. De tornaas dins tot lo mond. Zea a un’image que me recòrda tant l’idea de “vilatge espanteat” abo la quala Manuela Almonte de la Carovana Balacaval imaginava las tantas realitats que en Europa se bojavon a pas lent, abo de cavals o menc, mas totdia sus las alas dal vent de la música popolara. Arnold ensita imàgina na granda ret metropolitana. Chascun a son estacion. Dins las jornadas de junh Zea es calat a l’estacion d’Ostana, n’estacion dont avia já sentut parlar da d’amís poètas que a lor torn eron istats premiats dins las edicions passaas: Tsead Bruinja (lenga frisona) e Aurelia Lassaque (lenga occitana). era curiós de viure l’atmosfèra d’Ostana, entosiasta de poler tastar son minjar contant de poler butar-se a l’escòut e viure de relacions de ver e pròpri eschambi abo la granda familha dal prèmi Ostana.n’avia sentut parlar coma d’un pòst únic, e dins l’entervista finís per confermar aquela impression, que derant d’arrubar al Vísol era masque un’atenta ideala. Mas Arnold vai anant. Dessennha d’autri ponchets e lhi jonh a sa ret metropolitana personala. Chasque estacion es un luec únic. E per nele es bèl poler montar su un tren imaginari dins son estacion de Amsterdam, viatjar e anar a trobar d’amís dins d’autras estacions. Dins aquesti viatges retròba la diversitat culturala e linguística. Sosten que aquesta diversitat fai ren paor. Masque lhi polítics pòlon veire-la coma menaça, masque quarqui polítics pòlon crear de paor a l’entorn d’aquò que es diferent da nosautri. Per tuchi lhi autri, ditz Zea, la diversitat (culturala e linguística) fai rire. Leteralment: fai rire. Que de rires s’es fach en vir per lhi cinc continents, Zea! Soritz a navisar aquilhi moments ente doas personas capisson de parlar e d’agir dins de manieras completament diferentas. Son de moments dens de simpàtic embarràs, de moments dròlles, de bòts pòl lhi aver decò de gena mas l’ironia de Zea se colora d’una lutz bèla quora recòrda aquilhi moments, e sa talha da òme dal nòrd Europa se boja sus la carea, divertia e divertenta. Mas sovent l’intensitat e lo drama afloron da sas chançons, l’arpège de si dets envida a l’escòut, l’intencion autoriala es autíssima e tuchi restèm immòbils a escotar-lo. Mas çò que sòna? Son de baladas? Perqué adòbra la caissa de la guitarra coma percussion? Cònta de sa premiera chançon en lenga frisona. Derant chantava masque en englés, perqué sa música era internacionala, e l’englés era lo veïcol adapt per arrubar da pertot. Mas puei ental 2011 muer sa maire. E alora decida d’escriure na chançon. Mas las paraulas en englés son fèrmas, al fons de la gola. A salhir es la lenga frisona, la lenga de sa quotidianitat, mas encà pus important, es la lenga que parlava sa maire, es sa lenga maire. Na chançon tira l’autra, e vaquí Zea que enti concèrts solistas chanta en frison, e pòrta sa lenga ente càpita. Dins qual se sie estacion. Perqué nele es un musicista, e la música es la maniera dins la quala s’exprim. Nos lo navisa ben de bòts. E es pr’aquò que dins l’entervista que trobarètz ental linka aicí dessot lo sentirètz chantar “a chapèla”. E es pr’aquò que dins la premiacion quora lhi ven chamat de léserlo tèxt de na chançon finís per chantar decò aquela “a chapèla”. Perqué aquelas paraulas per nele son ren masque un tèxt, son ren de nier sal blanc, mas na melodia, na melodia que vai chantaa. A mi es vengut lo fremin, dins ambedoas las ocasions. Perqué ai vist Zea montar e calar da son tren, percórrer tota sa ret metropolitana mondiaña, arrubar a l’estacion d’Ostana, calare regalar-nos son art. E ent aquel moment ai sentut un ver chantastòrias, na sòrta de griot, e ai capit que na part de si viatges en Àfrica deu èsser restaa entre la gola e lhi dets, dins aquela maniera coma ipnotiza lo públic bèla quora conois ren sa lenga. La vòutz e la guitarra s’acompanhon una abo lautra, las estòrias van e venon, un bof de vent creatiu e nomade soflea gentil e Zea se retròba a calar dins n’autra estacion. Sensa jamai desmentiar sa lenga maire.

Entervista a Arnold De Boer “ZEA”, Prèmi Ostana 2024, Lenga frisona, Olanda

https://youtu.be/BwJhMwDVwA4

Arnold De Boer “ZEA”, receu lo Prèmi Ostana 2024, Prèmi Composicion Musicala 

https://youtu.be/jDSvh_xrzNA