Sentieri
All’inizio di tutti i sentieri e di tutti i percorsi, all’origine del pensiero stesso su di loro sta, forte e indelebilmente inciso, il sentiero lungo il quale per la prima volta ho incominciato a camminare.
È stato a Višegrad, su strade dure, irregolari come se fossero rosicchiate, dove tutto è arido e desolato, senza bellezza, dove un boccone amaro, che l’uomo non ha mai inghiottito, sobbalza in gola a ogni passo, dove la calura e il vento, la neve e la pioggia divorano la terra e il seme nellaterra, e dove tutto ciò che riesce ugualmente a germogliare e a nascere è talmente segnato, piegato e ritorto che, se fosse possibile, lo si potrebbe ripiantare nel terreno dall’altra parte solo per restituirlo all’oscurità senza forme da cui era spuntato.
Sono infiniti i sentieri che come fili e cordoni arabescano le montagne e i declivi intorno alle città, confluiscono nella strada bianca oppure svaniscono vicino all’acqua e nei verdi saliceti. L’istinto degli uomini e degli animali ha tracciato quei sentieri e il bisnonno li ha consolidati. Qui è difficile sia partire che andarsene e tornare.
Qui ci siede su una pietra e ci si ripara sotto un’albero, su un sito spoglio o in un’ombra incerta, per un po’ di riposo, per pregare o per i conti di quel che si è guadagnato. Su questi sentieri che il vento spazza e la pioggia lava e il sole infetta e disinfetta, sui quali si incontrano solo bestie sofferenti e uomini taciturni dai volti duri, ho fondato il mio pensiero sulla ricchezza e la bellezza dell’universo. È lì che inesperto, debole e a mani vuote sono stato felice di una felicità inebriante fino allo svenimento, felice per tutto quello che lì non c’era, non può esserci e non ci sarà mai.
E su tutti i sentieri e le strade che poi nella vita ho attraversato, ho vissuto solo di quella semplice felicità, del mio pensiero višegradese sulla ricchezza e la bellezza del creato. Poiché sotto tutti i sentieri della terra scorreva sempre, dal giorno che l’ho abbandonato fino a oggi, visibile e palpabile solo per me, l’aspro sentiero di Višegrad. In realtà è su quel sentiero che ho misurato il mio passo e adattato il mio cammino. Per tutta la vita non mi ha mai abbandonato.
Nei momenti in cui il mondo, dove per un caso fortuito ho vissuto e per miracolo mi sono mantenuto in vita, mi stancava e mi avvelenava, quando l’orizzonte si oscurava e l’obiettivo diventava incerto, stendevo religiosamente davanti a me, come il fedele il tappeto per la preghiera, l’impervio, umile, sublime sentiero di Višegrad che lenisce ogni dolore e cura tutti i mali, perché tutti li contiene e tutti li sovrasta.
Così, varie volte al giorno, sfruttando ogni momento di calma nella vita attorno a me, ogni intervallo della conversazione, io ho attraversato una parte di quel sentiero dal quale mai mi sarei dovuto allontanare.
E così fino alla fine della vita, in segreto e senza essere visto, potrò attraversare il lungo percorso predestinatomi del sentiero di Višegrad. Ed è allora che, alla fine della vita, si spezzerà anche lui. E si perderà, laddove finiscono tutti i sentieri, le strade e tutti i luoghi impervi, dove non ci sonopiù né cammino né fatica, laddove tutte le strade della terra si intrecciano in una matassa ingarbugliata e si consumano nel fuoco, come in una scintilla di salvezza nei nostri occhi, che si spengono anche loro dopo averci condotto alla meta e alla verità.
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