Per antica tradizione è risaputo che lo scopritore del vino o, com'è chiamato da qualcuno, «l'elisir di lunga vita», sia stato il patriarca Noè, tant'è vero che spesso, nelle allegre compagnie i cui componenti si trovano un pò alticci in seguito a libagioni un po' copiose, sentiamo sempre inneggiare all'antico patriarca summenzionato e, naturalmente, ai nostri avi in genere che col vino si sono dissetati.
Se è vero, come è vero, che tutti o quasi conoscono il vino come deliziosa e salutare bevanda, non sono molti a sapere quanto lavoro, quanta esperienza e, diciamolo pure, quanta saggezza deve possedere il vignaiolo per ottenere prima un buon raccolto, poi un ottimo vino. Appunto per questo ho pensato che sarebbe giunto gradito ai nostri lettori un elenco dei nomi di attrezzi e di operazioni attinenti alla lavorazione della vigna durante la stagione primaverile, l'estate e l'autunno; della torchiatura dell'uva e, per ultimo quanto occorre per spillare li vino e i recipienti per conservarlo.

LA VIGNO E SÎ MEUBBLE (La vigna ed i suoi attrezzi)
lou bechar: zappa a due punte lunghe 30 cm. circa;
la palo: la pala, il badile;
lou trent: il tridente;
lâ tezouira: le cesoie per potare;
lou pouaret: coltello a forma di roncola adoperato pure nella potatura;
lou fauset: la roncola;
l'arficòu: palo di ferro lungo circa un metro e 50 cm., dotato di un notevole peso e di un'estremità fatta a punta quadrangolare che, infilandosi violentemente nel terreno, serve a fare le buche in cui verranno immessi i pali di legno; l'estremità superiore termina a forma di boccia o sfera, la quale serve a premere bene la terra contro i pali che dovranno sostenere le viti;
la benno: la gerla;
lou pal: palo di legno; da noi è sempre ricavato da ceppaie di castagno (bròppo);
la pertio: listello dl legno, con il lato di 4 o 5 cm., che unisce un palo all'altro; su uno stesso listello vengono piegati e legati i tralci;
lou fie de fère: filo di ferro steso orizzontalmente tra un palo e l'altro: uno al di sotto del listello (pertio) e l'altro sopra;
la còrdo: ramo di salice abbastanza robusto che viene usato per fissare la pertio ai pali di sostegno;
lî sali: rametti di salice usati per legare i tralci all'impianto di sostegno;
pertiâ o a griza: tipo di vigna a spalliera;
bauti: impianto a spalliera doppia;
vigno baso: tipo di impianto con viti legate ad un solo palo, equidistante l'uno dall'altro;
la drujjo o lou liâm: il letame;
provano: fossato in cui si mette il letame ed altre sostanze concimanti;
reisouira: barbatelle ;
l'eulh: l'occhio, nel senso di gemma;
lou pori: piccolo tralcio di due o tre gemme che servirà per formare i tralci dell'anno successivo;
lou maìe: il tralcio;
lou rapou d'ua: il grappolo d'uva;
sapâ: zappare la vigna;
pouhlâ lâ vis o la vigno: potare le viti o la vigna;
deimarcâ: potare solo il più importante;
arficâ: ripiantare per bene i pali che sostengono i filari di viti;
eitachâ: legare i tralci alla pertica;
armoundâ: potatura verde;
deifeulha: ripulire la vita dei tralci e del fogliame inutili;
chavâ l'èrbo: togliere, strappare, sradicare l'erba in mezzo ai filari di viti;
la macino da dounâ l'aigo: l'irroratrice;
dounâ lou sou-pre: dare lo zolfo;
la macino per dounâ lou sou-pre: la solforatrice;
lou vitreulh: il vetriolo o solfato di rame;
dounâ l'aigo: irrorare con la soluzione di rame;
la malatìo, lou marin, la filòsero, la tempèto: tutte calamità che causano danni alle viti.

ALCUNE OUALITA DI VITIGNI ESISTENTI nei vigneti della media valle del Chisone e bassa Val Germanasca:
doundanrì, avenai, barbero, lignengo, uo d'Americco, mouscattou, ibrìda o proudusioun dirètto, mouscatèl, blancet, neiret picit,
neiret groo, mouisanc, brello, beuno, douset, clintou, lambrusc, avarenc, proveiral blanc, proveiral nie, bounardo, malvazìo, freizo, alicante, bounet, bousoulé, boisac, rouiet.
Le case che hanno sul cortiletto anteriore una grosa vite (col doppio scopo di fare ombra e dare i suoi frutti), ossia quella che in italiano si chiama pergola o pergolato, in patouà si chiama trelho o tòppio.

LA VENDEMO E SÎ MEUBBLE (La vendemmia e i suoi attrezzi; prima metà di ottobre)
lou cavagn: il canestro;
lâ tezouira: le forbici;
lou coutèl: il coltello;
la boulho: la bigoncia (la brindo in Val Germanasca);
embounâ: operazione che viene eseguita buttando acqua calda e cenere di legno nel tino o nella botte per far «gonfiare» il legno affinché, al momento dell'uso, non ci siano perdite;
la bounzo: grossa botte privata di un fondo, la quale serve per il trasporto dell'uva;
la tino: il tino;
l'eicharot (eichalot): scaletta usata per avvicinarsi il più possibile con il carico d'uva alla «bocca» del tino;
l'eimautou: pezzo di legno, quasi sempre di frassino, lungo circa m. 1,20, terminante con 4 o 5 rametti lunghi 10 cm. circa che serve per la pigiatura;
amautâ: pigiatura.

TORCHÂ E TIRÂ LOU VIN (Torchiatura e spillatura)
lou torch a douâ vis: il torchio a due viti;
lî doû pè de peiro: i due «piedi» di pietra o supporti di pietra;
lou trau: grossa trave sulla quale poggiano viti ecc. del torchio; essa poggia trasversalmente sui due «piedi» di pietra;
la gralo: ampio contenitore di legno in cui si ammucchia l'uva da torchiare;
lou persabble: trave di legno della lunghezza di circa due metri che, spinta in basso dalle viti, poggia sul coperchio e lo comprime;
lâ douâ vis: le due viti;
lou cubersèl: il coperchio;
lî doû piquet: due pezzetti di legno lunghi 50 cm. che, durante la preparazione dell'uva nella gralo, vengono usati per tener su lou persabble;
lâ bara: sbarre di ferro usate come leve per avvitare le viti del torchio;
artalhâ: ritagliare il «pane» di vinacce per ritorchiarlo una seconda volta;
la rapo: le vinacce;
torchâ: torchiare;
la torchagno: la torchiatura; la torchiata nel senso della quantità;
la torchagno: quantità di uva contenuta nella gralo;
leisâ bulhî: lasciar «bollire» le vinacce nel tino;
l'eipinello: lo zipolo del tino;
tirâ lou vin: spillare il vino;
lou grilet: recipiente di terracotta rossa usato per raccogliere eventuali perdite del tino;
lou sigilin: il secchio;
lou peirol: il paiolo;
la sibbro: grosso mastello di legno munito di due manici;
lou sibrot: diminutivo di sibbro;
la selho: secchio di legno a doghe con l'orlo superiore sghembo, contenente circa 12 litri: beoure uno selhâ= fare una grossa bevuta;
lou sibril: sbarra di legno lunga circa due metri la quale, a metà e appesa ad una apposita robusta corda, porta un'altra sbarra più corta; questa viene infilata nei due manici diametralmente opposti della sibbro con cui, quasi fosse un bilanciere, si trasporta il vino senza versarlo;
la cròtto: la cantina;
la saumo: il «castello», impalcatura o sedile di legno su cui, in cantina, vengono sistemate le botti;
lou boutal: la botte;
lou roubinet: il rubinetto;
lou boutalin: diminutivo di boutal (capacità da mezza brenta a due brente);
lou barlet: barilotto, solitamente di forma ovoidale, usato tempo addietro dai carrettieri per bere ogni tanto un sorso;
la damigiano: la damigiana;
l'embousòu: l'imbuto, anche rettangolare e di notevoli dimensioni, adoperato nei travasi;
lou veire: il bicchiere;
l'eicouèlo: scodella di terracotta rossa con due orecchie opposte, usata un tempo per offrir da bere durante la spillatura;
lou casù: il mestolo;
la caso: mestolone solitamente di rame, adoperato per attingere acqua, latte e, beninteso, vino; caso e casù erano usati per dissetarsi durante la spillatura in sostituzione della scodella: uno casâ de vin = una mestolata di vino:
la boutelho: la bottiglia, un tempo solo di vetro, ora anche di plastica;
emboutelhâ: imbottigliare;
lou pintoun o doubioun: la bottiglia da due litri;
lou fiascou: il fiasco;
la cousso: recipiente fatto con una zucca ben matura che, svuotata dei semi, è stata mesa a «conciare» nelle vinacce; la bouraccho: fiaschetta d'alluminio o di pelle caprina, borraccia;
l'eitoupoun: il tappo;
la doulho: brocca di terracotta, grossa tazza;
l'ouire: l'otre dl pelle caprina appositamente conciata;
la pouso de l'ouire: la bocca dell'otre; quest'orifizio veniva abitualmente chiuso legandolo con uno spago; durante il trasporto del vino in montagna, per dissetarsi lo si slegava e, comprimendo leggermente l'otre, si poneva il vino a portata di bocca!
vinatiâ: trasportare il vino dal luogo di produzione a quello di consumo mediante squadre di uomini provvisti di otri;
lou vinatiou: colui che fa trasportare il vino in otri dai fondovalle ai villaggi montani oppure, più in genere, colui che si occupa della lavorazione del vino.

Ed ora che abbiamo visto quanti attrezzi e quante operazioni occorrono per la lavorazione della vigna e la fabbricazione del suo delizioso prodotto (pensiamo che nel dopoguerra si sono persi per incuria i 70-80% dei vigneti della nostra zona) termino la mia forse incompleta carrellata ineggiando all'«elisir di lunga vita» con un brano di una mia poesia composta molto tempo fa in occasione di un pranzo di nozze:

Ausen lou coudde e, coumà i dizìan noutri velh,
«vivo, vivo» oupuro «ei plazée, ei plazée»
e que lou vin â fousse
de Coto Rouio (1), de la Rounc (2) o de l'Arpauzòu (3),
de la Chalm (4), de la Vignaso (5) o de lh'Enrochèu (6),
dei Dibloun (7), de lâ Coumba {8) o dei Ramìe (9),
dei Vinsiart (10), dei Riou (11) o dei Sireizìe (12)
l'èro toujourn de vin
e malgré â fousse picit e agù
al ero verament genuin
e cant oûz aureen ben minjà e ben begù
tutti ensemp oû chantareen
e la courento oû dansareen!

1) Coto Rouio: località a nord di Perosa, nei pressi della frazione La Chalm.
2) Rounc: minuscolo villaggio ubicato su un'altura di fronte a Castel del Bosco, sulla destra orografica del Chisone.
3) Arpauzòu: vigneti confinanti con Perosa alta.
4) Chalm: villaggio ubicato su un bellissimo pianoro tra Perosa e Bec Daufin.
5) Vignaso: villaggio di Garnie, a circa mille metri di quota; qui il vino era veramente picit e agù.
6) Enrochòu: località a sud della Gataudìo di Meano.
7) Dibloun: Dubbione di Pinasca.
8) Coumba: località a monte dello stabilimento Talco e Grafite di San Sebastiano {Perosa).
9) Ramìe: vigneti sovrastanti Pomaretto i quali, con quelli dell'Arpauzòu, erano i più rinomati della Val Chisone e Val Germanasca.
10) Vinsiart: località a sud-est dei Salvaggi di Meano.
11) Riou: villaggio a nord di Perosa, alle falde della Bouchardo.
12) Sireizìe: piccola frazione di Pomaretto, a monte della già citata zona Ramìe.