In occasione dell’ottantesimo anniversario, un libro edito dall’Associazione dei Piemontesi di Aix-en-Provence (presidente Jean-Philippe Bianco, di famiglia originaria di La Ròcha/Roccabruna), raccoglie testimonianze dei protagonisti, molti dei quali da tempo scomparsi, di storici, memorie di familiari e giornalisti che hanno dedicato studi e ricerche a questo episodio fondamentale di collaborazione fra Resistenti italiani e francesi negli anni bui della seconda guerra mondiale e della lotta al nazi-fascismo.
L’incontro di Saretto in valle Maira fu preceduto da un primo abboccamento il 12 maggio al Col Sautron, poi il 15 maggio al Col delle Munie, seguiti da un incontro a Barcellonette il 22 maggio, infine dalla stesura del patto nella locanda di Saretto, borgata di Acceglio, il 31 maggio 1944.
Nel documento furono poste le basi per una collaborazione militare (che tuttavia rimase lettera morta) e fu enunciata una comune visione politica, democratica, federalista ed europeista per gli anni del dopoguerra. Agli incontri parteciparono alternativamente i maggiori esponenti della Resistenza del Piemonte e della Provenza. Tra questi Duccio Galimberti, Jacques Lécuyer, Jean Lippmann, Max Juvenal, Costanzo Picco, Ezio Aceto, Gigi Ventre, Giorgio Bocca, Dante Livio Bianco. La maggior parte di questi, tra cui Galimberti, morirono fucilati prima della fine della guerra.
Il libro dell’Associazione dei Piemontesi in Provenza è bilingue, italiano e francese, ed è bello citarne qui alcune pagine. Scrive Jacques Lippman, figlio di Jean, che i firmatari di Saretto erano uomini che nonostante la guerra sapevano rimanere umani e coltivare la bellezza: “dopo avere discussso a lungo di piani tattico-strategici, di scambi di armi e munizioni tra formazioni, e dell’avvenire democratico dei nostri paesi, ci si rilassava evocando la musica di Mozart e Bach, e Gide e Benedetto Croce”.
Commovente il ricordo di Marta Arrigoni, di Acceglio per parte di madre. Nata a Lecco, rimasta orfana in tenera età, trascorreva l’estate presso gli zii, titolari della trattoria-locanda di Saretto, dove i Patti furono sottoscritti. A quel tempo la locanda fungeva anche da negozio di alimentari e da posto telefonico pubblico. Marta Arrigoni ricorda il cinquantunesimo anniversario del 1995. “Venni invitata alla commemorazione del Patti di Saretto, sottoscritti il 30-31 maggio 1944 sul tavolo della mia cucina, in presenza dei miei zii. Da invitata mi trasformai in invitante. Offrii l’aperitivo a tutti i partecipanti, un centinaio di persone tra italiani e francesi… Fu un giorno memorabile. Erano presenti gli ultimi due sopravvissuti dei Patti di Saretto. Li vidi molto emozionati e commossi anche perché ritrovarono uguale l’ambiente di cinquantun anni prima”.
Il volumetto contiene due testimonianze che legano la vicenda di Saretto alla “respelido” della lingua d’oc: una proveniente dal mondo provenzale del Felibrige, quella del Majoral René Jouveau che ricorda l’inaugurazione a Cuneo, in occasione del Rescountre Piemont-Prouvenço del 1964, di una via intitolata a Frederì Mistral; l’altra di Hervé Guerrera, presidente de l’Ostau de Provença / Oustau de Prouvenço, scritto in occitano provenzale. Guerrera ricorda i famosi versi in cui Mistral afferma la sostanziale unità fra il popolo della Provenza e quello del Piemonte:
“Ami, nosti parla soun touti dous rouman, pouden se dire fraire e touquen-se la man.
Toun Po, la miéu Durenço. N’an touti dous qu’un meme mount.
Van abéura l’un lou Piemount e l’autro la Prouvenço”
Erano quelli i tempi in cui lo stesso Mistral forse non conosceva i dialetti di lingua d’oc parlati nelle Valli Occitane; forse il grande scrittore, premio Nobel, si riferiva ai dialetti piemontesi, ma le sue parole suonano come un presagio e un invito a guardare al di là del crinale per mettere in atto nuove collaborazioni fra i due versanti.
Les Accords de Saretto
Conscience europeéenne dans la Resistence française et italienne – 258 pagg.
Ed.: Association des Piémontais du Pays d’Aix-en-Provence.
2024
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