Durata: 1' 57''
Area/luogo: Sanfront, Valle Po
Partecipanti:
Descrizione: Lettura in lingua occitana, nella variante di Sanfront, di un antico racconto popolare.
La testimone che compare in questo video legge un racconto popolare dove la protagonista è una masca, essere immaginario – ma ahimè spesso erano individuate come tali donne, meno spesso uomini, in carne e ossa – che aveva come caratteristica principale quella di potersi trasformare in animale durante la notte.
La parlata è quella di Sanfront, comune della media Val Po, che si estende sulla destra orografica del fiume. Essa si caratterizza come varietà di transizione tra il piemontese rustico, con cui condivide i tratti principali nonché le strutture fondamentali, e l’occitano con il quale condivide invece alcuni tratti più conservativi. Lo stesso si può dire per le varietà attestate in tutta l’area di frontiera linguistica tra le varietà occitane e quelle piemontesi, compresa grossomodo tra il Pinerolese e l’imbocco della val Vermenagna. Questi tratti sono sostanzialmente la conservazione dell’infinito dei verbi della prima coniugazione in -à (e non in -é come in piemontese): in -a: trouvà ‘trovare’, vi-à ‘vegliare, partecipare alla vià la veglia serale’, virà-te ‘girarti’. E, sempre a livello di morfologia verbale, la forma delle desinenze della terza persona plurale che sono in -en anziché in -u come in gran parte dell’alto piemontese contemporaneo, quindi èren ‘erano’.
Condivide con l’alta Valle e la Val Varaita (nonché con alcuni punti della Val Pellice) l’esito velarizzato di á tonica davanti a nasale: biánc ‘bianco’, doumán ‘domani’, cámpa ‘getta’, e in posizione finale: cá ‘casa’, , metà ‘metà’. Come in alta Valle, l’esito interessa i participi maschili: countà ‘raccontato’, ma non i femminili, lo vediamo in vià che sarebbe etimologicamente una vegliata, e nemmeno gli infiniti, che – come si è detto – sono in à: trouvà ‘trovare’
Tratti arcaici che condivide sia con l’occitano dell’alta Valle sia con il piemontese cuneese, è la conservazione di -s finale della seconda persona dei verbi: mènes ‘porti’
Dal punto di vista lessicale possiamo notare la forma stabi ‘stalla’, rispetto a stala che è del piemontese.
Le varietà di quest’area sono poco studiate: nel 2000 a esse è stata dedicata la monumentale tesi di laurea di Franco Bronzat, purtroppo sinora rimasta inedita.
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