italiano

Durata: 6' 14''

Area/luogo: Oncino, Valle Po

Partecipanti: Rosina Peiretti

Descrizione: La testimone ci racconta antiche storie riguardanti le "fantinas", piccole creature pelose che, si raccontava, vivessero nelle grotte.


Il video che ascolteremo parla delle fantine, esseri fantastici che popolano le valli occitane del Piemonte. La leggenda che ascolteremo è ambientata a Oncino, e più precisamente a Rottso Bianco, una parete calcarea (geologicamente diversa dalle montagne circostanti) che si trova vicino alle Meire Dacant, dove forse vi sarà capitato di parcheggiare per salire, da Oncino, al Rifugio dell’Alpetto e anche oltre, verso i colli e le cime del gruppo del Monviso. Oncino, come avrete ormai inteso, è un comune dell’alta valle Po, di cui occupa un vallone laterale, posto a est della più celebre montagna cuneese. 

La parlante che racconta la storia delle fantine presenta tutti i tratti caratteristici della varietà di Oncino: i più attenti di voi si saranno accorti che ho cercato di riferirmi alle bianche pareti in cui è ambientata la leggenda come a Rottso bianco, invece che con l’atteso Roccho. Il racconto è racchiuso tra altre due parole, lintsol e lavatse (“lenzuola” e “rabarbaro alpino”) che presentano questo stesso suono ts, piuttosto caratteristico di Oncino (lo ritroviamo soltanto molto più a sud, a Limone Piemonte, e molto più a nord, in alta Val Pragelato). Numerose sono anche le parole in cui potrete sentire l’equivalente sonoro, dz: dzourn, dzënt, sarvadze. La parola dzënt presenta anche un altro suono che si sente di rado nelle valli più meridionali, che è la cosiddetta “e muta”: a Oncino non solo è diffusa, ma si trova anche in contesti, come fën “fieno” e bën “bene”, in cui è raro anche nelle varietà settentrionali (lo si trova ad esempio a Prali). Infine, due suoni caratteristici della sola valle Po, nel novero delle varietà cisalpine di occitano, sono le fricative interdentali [θ] e [ð], che ritroviamo rispettivamente in [meˈθino] e in [avəˈðinavo]. 

Dal punto di vista morfologico, possiamo notare che la -s dell’articolo femminile plurale è passata a [i], come avviene spesso in provenzale: lei fantine; dal punto di vista lessicale, pur in una parlata pienamente occitana, potrete forse notare che proprio la parola per “madre” si è piemontesizzata, passando a mare, in luogo dell’atteso maire.

La parlata di Oncino è stata documentata da un’inchiesta dell’ALEPO – l’Atlante Linguistico ed Etnografico del Piemonte Occidentale, e la sua toponomastica è raccolta nel volume dell’ATPM (Atlante Toponomastico del Piemonte Montano) dedicato a questa località. Alle parlate della Valle Po è inoltre dedicato un ottimo volume di Lotte Zörner, edito nel 2008 da Valados Usitanos, “I dialetti occitani della Valle Po”.