Durata: 7' 00''
Area/luogo: Perrero, Val Germanasca
Partecipanti: ?
Descrizione: L'intervistato racconta, e mostra, come lavorare il ferro con l'uso della forgia ventilata a manovella, l'uso degli attrezzi per batterlo e la tecnica della tempra.
Il video che vedrete tra poco riprende un uomo che racconta come lavorare il ferro con forgia, martelli e incudine: sebbene le immagini siano state registrate in bassa valle, la parlata usata per descrivere il processo è quella di San Martino di Perrero. Perrero è oggi un grande comune, che occupa la media val Germanasca, raggruppando sette antiche comunità, disposte da entrambi i lati del torrente principali: Riclaretto e Faetto all’inverso, Maniglia, Chiabrano, Traverse, San Martino e Bovile, sul versante esposto a Sud.
Ci sarebbero molti aspetti di questa parlata su cui soffermarsi, ma il principale, quello che si può notare durante l’intera chiacchierata, è che si tratta di una varietà in cui la lunghezza vocalica ha valore fonematico, ovvero cambia il significato delle parole. Le vocali lunghe sono il risultato dell’allungamento di una sillaba in cui la coda consonantica è caduta: l’effetto forse più evidente è sull’infinito dei verbi che uscivano in -r: laddove la consonante è caduta, si ha l’allungamento della vocale precedente (amasâ, uzâ, fourjâ, brûzâ invece di amasar, uzar, fourjar, bruzar). Tuttavia, facendo attenzione potrete sentire anche têto (al posto di testo) e roû (al posto di rous), dove l’allungamento è stato prodotto dalla caduta della -s(-), rispettivamente in corpo e in fine di parola.
Un fenomeno più minuto, ma nondimeno interessante, è quello della formazione del superlativo assoluto degli aggettivi tramite il raddoppiamento: quando l’informatore dice agùo agùo, intende “aguzzissima”.
La parlata di Perrero è stata documentata dall’ALF, l’Atlas Linguistique de la France, (nella borgata di Maisette) e dall’ALEPO, l’Atlante Linguistico ed Etnografico del Piemonte Montano, proprio nella borgata di San Martino. Le parlate della val Germanasca possono contare su due grandi dizionari: uno è la riedizione del primo dizionario occitano cisalpino, quello di Teofilo Pons, a opera di Arturo Genre, l’altro è una raccolta di Guido Baret. Lo stesso Arturo Genre, già professore di fonetica articolatoria presso l’Università di Torino, dove ha diretto l’Atlante Linguistico Italiano e l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, ha curato una grammatica delle parlate della Valle che è poi servita da modello per quasi tutte le grammatiche occitane cisalpine, e ha studiato diversi aspetti di questa varietà.
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