Durata: 1' 43''
Area/luogo: Massello, Valle Germanasca
Partecipanti: Antonio Chiadò Fiorin Tin
Descrizione: L'intervistato racconta la sua scelta di vivere stabilmente a 2000 metri di altitudine in un alpeggio isolato.
Il video che vedremo è ambientato a Massello, nell’alpeggio di Vallouncrô (che significa “vallone incavato”, e le immagini che vedrete daranno ragione al toponomo), sito a oltre duemila metri, sopra l’imponente cascata del Pis (“pis” significa “cascata”, a proposito di ragioni del toponimo). Il comune di Massello, che oggi conta soltanto una cinquantina di residenti, occupa un ramo laterale della val Germanasca, incastonato tra le alte vette che lo separano dalla Val Chisone.
Ascoltando questo breve frammento di intervista noterete che alcuni femminili escono in –[o] (mountanho, vitto), mentre altri escono i –[a] (countinouità, përsouna): la ragione è semplice: i femminili plurali di questa varietà, che ha i singolari in –[o] come la maggior parte delle parlate occitane, conservano la –[a] (il testimone dice doua oura e mezzo, per dire “due ore e mezza”), pur avendo perduto la -s nei sostantivi. Quanto a countinouità, la [-a] si è conservata perché è tonica, così come in libertà. La [a] che invece è venuta meno è quella di aquest e aquesto, che qui sentirete pronunciare come quét e quëtto (oltre a perdere la [a] iniziale, queste forme presentano anche la caduta della s- iniziale: in un parlato più controllato, potremmo sentire che questa, prima di cadere, è passata a [i], ed è stata rafforzata da una vocale prostetica: eiquét, eiquëtto).
La parlata di Massello non è stata documentata dagli atlanti linguistici, ma la sua toponomastica è raccolta in un volume dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano. Le parlate della val Germanasca possono contare su due grandi dizionari: uno è la riedizione del primo dizionario occitano cisalpino, quello di Teofilo Pons, a opera di Arturo Genre, l’altro è una raccolta di Guido Baret. Lo stesso Arturo Genre, già professore di fonetica articolatoria presso l’Università di Torino, dove ha diretto l’Atlante Linguistico Italiano e l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, ha curato una grammatica delle parlate della Valle che è poi servita da modello per quasi tutte le grammatiche occitane cisalpine, e ha studiato diversi aspetti di questa varietà.
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