Nel 2021 la Cooperativa di Comunità Viso A Viso insieme a Confcooperative Cuneo ha ideato e realizzato la prima edizione del Festival piemontese delle Cooperative e delle Imprese di comunità che ha avuto luogo ad Ostana.
L’idea è nata dalla necessità di mettere in contatto realtà, luoghi e imprese dei territori e dare loro l’opportunità di conoscersi, riflettere insieme e valutare la possibilità di costruire percorsi di collaborazione.
L’obiettivo della prima edizione è stato quello di consentire e favorire la conoscenza di esperienze diverse che avevano elementi e percorsi in comune.
La seconda edizione del festival “Convers.Azioni 2023”, si è tenuta sempre ad Ostana il 28 e 29 ottobre scorsi e da quest’anno ha assunto una veste regionale, essendo promossa direttamente da Confcooperative Habitat Piemonte con il supporto della federazione nazionale e di diversi attori del sistema Confcooperative.
Per questa edizione si è scelto come titolo, ovvero come cornice di riferimento, “I luoghi della trasformazione”.
Il festival si è articolato su due giorni di incontri o meglio, conversazioni e momenti informali di convivialità e confronto reciproco.
Già nella sua prima edizione il festival è stato concepito come un momento dove la lentezza e la riappropriazione di uno spazio e di un tempo nel quale conoscere, confrontare ed elaborare rappresentano le modalità di partecipazione attiva all’evento. La possibilità di ritagliarsi un’opportunità in cui posare i pensieri e le idee e metterle a disposizione come bene collettivo.
Nel Festival il confronto tra esperienze e imprese dei territori, rappresentanti politico/istituzionali, organizzazioni ed esperti/professionisti dei settori in oggetto nelle discussioni rappresenta il punto di forza e l’identità del progetto.
L’idea infatti è quella di connettere mondi, sensibilità e culture differenti per provare a definire un perimetro di confronto comune dove il progetto generale delle cooperative e delle imprese di comunità possa trovare un terreno fertile di riflessione e azione.
Convers.azioni ha visto la partecipazione di molte cooperative di comunità provenienti da tutta Italia, lo scopo è stato quello di rappresentare l’eterogeneità e la ricchezza di questo movimento cooperativo che sta assumendo un ruolo sempre più strategico sia nelle aree interne sia nei luoghi di metamorfosi e di trasformazione delle periferie urbane.
Discutere di impresa, di sistemi integrati e complessi, funzionali alla riabitabilità dei territori, rappresenta uno degli strumenti di approfondimento e co-progettazione dello sviluppo di questi territori. Le imprese e le cooperative di comunità possono giocare un ruolo di innovazione rispetto a determinati processi di produzione e di sviluppo, possono interpretare e guidare alcune trasformazioni necessarie che provano a portare la montagna e le aree interne verso una forma di contemporaneità ibrida.
La parola sulla quale provare a riflettere è proprio questa: ibrido.
Con l’ibridazione dei processi si possono descrivere le nuove forme di vita, lavoro, welfare e socialità che sempre più caratterizzano i luoghi delle terre alte, delle aree interne e di certe periferie delle metropoli italiane. Dietro a questo processo culturale c’è un movimento di individui, imprese, organizzazioni e di comunità che stanno provando a dare una forma a questa nuova vita.
Ci sono poi dei temi e delle questioni che in modo forte e inequivocabile riguardano le aree interne, ma è importante dirsi ogni volta che le aree interne nel nostro paese rappresentano il 66% del territorio e che quindi su questa porzione di Italia è importante tornare a discutere, ragionare e progettare in modo sistemico.
Le aree interne, sebbene abbiano un limite di saturazione molto più basso delle città o delle metropoli, rappresentano dei territori, dei modelli anche in proiezione e in via futuribile, di ecosistemi abitativi ed economici con un’alta potenzialità, sia come qualità della vita che come ricomposizione di modelli e dinamiche sociali positive.
Non è l’esaltazione delle “piccole comunità”, autarchiche e autoreferenziali, o del modello delle riserve indiane (non scordiamoci che nelle riserve gli indiani sono morti e con loro la cultura che li rappresentava), semmai è l’ostinata volontà a costruire dinamiche di confronto e interconnessione con il mondo. Soprattutto nelle piccole realtà che, altrimenti, rischiano di cadere e scivolare in atteggiamenti di chiusura mentale e operativa, e che invece possono rappresentare un modello ibrido e innovativo di nuove forme dell’abitare.
Questo aspetto, per citare il professore del Politecnico di Torino Antonio De Rossi, non può prescindere dal concetto di Metromontagna, cioè da quel modello ampio e largo di sviluppo trasversale ai territori, anche extra provinciali, dove ogni pezzo integra e va in sinergia con l’altro. In questo modo certe forme di lavoro e di occupazione potrebbero trovare dei modelli di integrazione, anche abitativa, nelle aree interne.
Infine Convers.azioni è stata l’occasione per toccare il tema del nuovo abitare come strumento di rigenerazione dei territori passando per i processi di welfare di prossimità e di accesso alla cultura, sia fruita che prodotta. C’è molto da fare e tanta è la frammentazione, ma servono momenti e occasioni per provare a darsi un orizzonte di riferimento comune, un perimetro nel quale provare a condividere un pezzo di strada, ma soprattutto per trovare quegli elementi di criticità e di forza che sono trasversali ai contesti e che quindi possono rappresentare il terreno comune sul quale costruire e progettare.
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