A dicembre secondo la tradizione, in moltissime famiglie cristiane nel mondo si è solito realizzare il presepe di Natale. Tale consuetudine nasce già verso il XIII secolo con San Francesco d’Assise in Italia, e a volte con rappresentazioni realizzate da persone vere per rendere omaggio alla Natività.
In Provenza tale tradizione, si perpetua da alcuni secoli e i presepi chiamati “crèche” (cioè cripia in latino) sono realizzati con preziose figurine d’argilla di diverse dimensioni; i più piccoli di pochi centimetri, poi i più diffusi 6-8 cm e per finire i più nobili di 30 cm con ricchi vestiti d’epoca cuciti su corpetto con braccia articolate e viso molto espressivo. Si dice che tale usanza sia nata nel periodo della Rivoluzione, in segno di resistenza, devozione e preghiera.
Alcuni villaggi come Aubagne vicino a Marseille sono diventati il cuore della tradizione e alcuni maestri artigiani come Lagnel, Fouque o Carbonel hanno acquisito grande fama. Di conseguenza, nel periodi di Noël, in quasi tutti i comuni nascono veri e propri mercatini di “santons” (tipiche statuine provenzali) dove trovare nuove figurine o allestimenti per arricchire il proprio presepe a casa. Ogni anno è una vera gioia per piccoli e grandi aprire gli scatoloni e tirare fuori con attenzione e amore i diversi personaggi che prenderanno posto nelle case.
La magia di Natale nasce già il 4 di dicembre col rito della semina del grano, in un piattino su base di cotone che verrà regolarmente bagnato e per ultimo prender posto nel presepe vicino al Bambin Gesù, Giuseppe e Maria. Nella capanna si trovano anche l’asino che ha trasportato Maria nel viaggio, il bue che riscalda il bambino e l’angelo Gabriele che rappresenta Dio. In lontananza arrivano i Re Magi, Melchiorre, Gaspare e Baldassare che seguendo la stella di Betlemme arriveranno per l’Epifania, il 6 di gennaio. Non mancano neanche i pastori venuti da lontano ad omaggiare la famiglia con il loro agnellino sulle spalle. A seguire sempre in Provenza alcuni personaggi caratteristici come i vecchietti a braccetto con l’ombrello rosso, “Vincent e Mireille” i giovani innamorati, il gioioso e spensierato “ravi”, il “tamburinaire” suonatore di tamburo per fare feste e altri ancora che raffigurano i mestieri di una volta. Tutti sono in viaggio verso la stalla per testimoniare la buona novella, l’arrivo del Salvatore.
Questo momento teatralizzato viene ancora riproposto come spettacolo sotto il nome di “Pastorale Maurel”. Oltre a ciò, la notte di Natale, i bambini del catechismo vestiti come nel 1800 in Provenza, offrono solitamente un altro tipo di rappresentazione detto “crèche vivante”.
Il periodo di Natale detto Avvento raffigura un momento magico, un invito per tutti ad essere migliori e a ritrovarsi con parenti e amici, scambiandosi messaggi di fede e di affetto.
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