Lo conoscete voi quel bel monte che sorge, come sentinella avanzata del Viso e dell'altre vette più ardue, tra Barge, Paesana, Revello ed Envie? E' il monte Bracco, superba mole, che con la sua cresta rocciosa diretta da nord a sud tocca nel punto più alto i 1307 metri, e, vista dal piano, sembra una piramide tronca, anzi un vulcano. Gli è che per puro miracolo non butta fuori fiamme e lava e lapilli come l'Etna e il Vesuvio: e se questo non accade, bisogna dirne grazie a San Giacomo, al quale, appunto per questa sua benemerenza, son dedicate due cappelle. l'una prossima a Barge, l'altra collocata sul sommo del monte.
Vi fu dunque un tempo in cui il Bracco ebbe tutte le velleità di diventare uno di quei camini pei quali ha sfogo il fuoco sotterraneo, il fuoco dell'inferno. Ve l'immaginate voi lo spavento delle popolazioni abitanti sul monte e nelle sue adiacenze quando cominciarono a sentir la terra tremare, sì che le case si spaccavano o crollavano addirittura? E poi certi boati, certi lunghi rombi e tuoni, che mettevano in corpo a tutti uno sgomento indicibile. Era il fuoco infernale che serpeggiava nel sottosuolo cercando la strada per uscire.
Finalmente la trovò, chè d'un tratto sui fianchi del vano getti di fumo giallastro odorante di zolfo, e sulla monte si videro qua e là delle fenditure da cui uscicresta s'aperse un'enorme buca, come un pozzo senza di fiamma rossastre e una colonna di fumo denso e fondo, dal quale si levarono improvvisamente lingue Le popolazioni, fuori di sè pel terrore, si diedero alla nero che saliva fino al cielo. Misericordia, che castigo! fuga; tutte le case sparse pel monte e tutti i villaggi adagiati ai suoi piedi furono febbrilmente sgombrati; e i miseri fuggiaschi s'accamparono alla meglio nella pianura tra Saluzzo e Pinerolo, dove pure la nuova minaccia aveva diffuso una grande costernazione. E il monte continuava a vomitare fuoco crepitante, che già scendeva a rivi per i suoi fianchi, tutto distruggendo. Quando giunse la notte, lo spettacolo apparve ancora più orrendo: tra le tenebre fitte il vasto incendio assumeva agli occhi di quei derelitti proporzioni più gigantesche, sì che pareva loro venuta la fine del mondo.
Ma alla salvezza di tanta buona gente accorse San Giacomo, l'apostolo che, come tutti sanno, andò a chiudere la sua ardente opera di propagatore del Vangelo nella lontana Spagna, dove il famoso Santuario di Gallizia gode la sua predilezione, ma che tra gli altri luoghi d'Europa pure a lui cari tiene carissimo il monte Bracco, già altre volte mèta di sue escursioni. Si sa pure, d'altronde, che San Giacomo ama molto viaggiare. E' il santo pellegrino; e appunto per questo egli porta il lungo bastone a cui s'appoggia nel suo continuo andare, e tiene attaccata allo stesso bastone una bottiglia di zucca piena d'acqua con cui si disseta molto parcamente quand'è stanco di camminare. Ma non dovete mica credere che la sua statura sia ancora soltanto quella di un mortale. Il gran Santo è ora un colosso, sicchè ogni suo passo ne fa cento o mille dei nostri, e il suo bordone da pellegrino è più lungo di qualsiasi tronco d'albero della terra; e la zucca, naturalmente, è pur essa d'una grandezza proporzionata al resto, sì da poter contenere l'acqua d'un lago, o poco meno.
Voi già presagite di certo che cosa facesse San Giacomo per venire in aiuto alle afflitte popolazioni in quella terribilissima notte in cui il Bracco s'era fatto vulcano. Fece una cosa per Lui molto semplice, ma, i suoi effetti, d'un valore immenso. Accorse vicino al monte, a cui egli, così grande com'era, sovrastava (del resto i Santi posson levarsi in aria senza bisogno di aeroplani); prese la sua zucca colma di acqua; la piegò a poco a poco con la bocca a perpendicolo sul cratere del vulcano, e via via la rovesciò in esso, col meraviglioso risultato di spegnerlo completamente. I buoni contadini accampati a piè del monte videro - immensa ma quasi diafana, vaga, indistinta - la figura dell'apostolo, che versava l'acqua della sua bottiglia nel cratere; videro poi le fiamme dare luogo ad una colonna di fumo molto più densa e nera; videro alla fine sparire fumo e fiamme, mentre il loro grandissimo benefattore sorridendo s'allontanava. E quando l'aurora rispuntò, essa sorrise, tutta rosea e lieta, al monte Bracco ritornato pacifico e tranquillo, ed alle sue genti, liberate da tanti guai per l'opera insigne del celeste protettore.
D'allora in poi San Giacomo ebbe sul monte Bracco un culto particolare; ancor oggi il 25 luglio vi si celebra ogni anno una festa in suo onore. Ed egli, non già per guastarla, ma per dar segno del suo compiacimento, v'interviene quasi sempre spruzzando sul Bracco e sui paesi che lo circondano un po' dell'acqua della sua zucca prodigiosa, dando così la pioggia alle arse campagne.
"San Giacô a versa la buta", dicono allora i bifolchi grati e soddisfatti; e per conto loro, ad onorare il gran Santo, vuotano anche le proprie bottiglie, di zucca o di vetro, colme, piuttosto che d'acqua, di ottimo vino. Ma non andrebbero più sulla cresta che staglia il cielo con le sue punte aguzze sopra il vasto meraviglioso panorama, pieno di vita di colore e di luce, che di lassù si gode, se il vulcano ivi spalancatosi tant'anni fa non fosse stato subitamente spento dal pelegrino miracoloso. Certo un pompiere di quella specie non si trova ogni giorno; è, anzi, più unico che raro.

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