La lingua e il rapporto con la montagna, la letteratura, la musica, il teatro: il Premio Minoranze Storiche Linguistiche in Italia si racconta in un’intervista.
Lavoro al Premio Ostana dal 2016. Ho sempre documentato quel che accade in quelle belle giornate di giugno nella Borgata Miribrart, ma da quando insieme a Ines Cavalcanti della Chambra d’Oc abbiamo deciso di realizzare interviste video approfondite ad ognuno dei nostri premiati… quelle giornate sono cambiate, è come se avessero un colore diverso. Prima seguivo ogni incontro pubblico, ogni conversazione portata avanti con i tutor nel salone de Lou Pourtoun. Negli ultimi tre anni mi sono invece ritrovato ad ascoltare gli autori, sì, ma a tu per tu, con l’aiuto di un mediatore linguistico quando necessario, nel salotto di casa Zoli-Manaresi, che non smetteremo mai di ringraziare per l’ospitalità, per “sopportare” l’invasione di un vero e proprio set (ripieno di attrezzature) nei loro spazi domestici.
Il colore delle giornate è diverso perché conosco gli autori in modi e momenti diversi rispetto al pubblico. Da una parte mi capita di accedere più velocemente alla dimensione privata del pensiero e della creazione degli autori e alle idee che hanno intorno alla promozione delle minoranze linguistiche. Dall’altra mi ritrovo a conoscere questi autori quando il pubblico non li ha ancora conosciuti, o al contrario, mi capita di conoscerli in ritardo, quando tutti già sanno chi sono. È questo il caso di Stefen Dell’Antonio “Monech”. L’appuntamento pubblico con l’autore ladino, Premio Minoranze Linguistiche Storiche in Italia, era previsto venerdì 29 giugno, alle ore 10:00, il primo della giornata. Io ero con Yalmar Destefanis e Aldo Canestrari, impegnati ad intervistare Firat Cewerî, lingua curda, Premio Internazionale. Nella pausa pranzo più persone mi si avvicinano e mi dicono che l’incontro con “Monech” li ha sorpresi, non solo per le capacità strettamente autoriali, ma per la peculiarità del suo sguardo, per l’abilità nello scegliere un punto di osservazione originale e sincero sulla sua lingua e sul territorio che abita, la Val di Fassa. Seguite i links qui sotto e andate a gustarvi l’intervista e il momento della ricezione del Premio Ostana 2024, e capirete cosa intendo. Nell’intervista, divisa in otto capitoletti, si parla della lingua ladina e del suo “stato di salute”, del futuro della lingua, dell’anima ladina, della standardizzazione linguistica, di letteratura, musica e teatro, della rilevanza del Premio Ostana per tutte le lingue madri. Stefen Dell’Antonio legge inoltre due suoi brani, inseriti nell’antologia dell’edizione 2024: “Il campo d’orzo” e “La lezione di ladino”. Sono tanti i temi affrontati. Ma se dovessi fare una scelta, se dovessi esprimere una preferenza, vi suggerirei di rimanere ben attenti quando compare il titolo “Essere un uomo di montagna, oltre il turismo”. Lo scrittore ladino riflette sul suo essere “uomo dei monti”, un uomo cresciuto in quelle che nei proclami spesso vengono definite “le valli più belle del mondo”, all’ombra delle Dolomiti.
Interrogarsi, riflettere sull'abitare in un contesto montano è importante al giorno d'oggi, perché le montagne sempre di più rischiano di diventare il luna park "non sostenibile" delle grandi città, nonostante esistano politiche territoriali che provano a ragionare su un sistema territoriale diverso, capace di unire le aree metropolitane alle terre alte nella cosiddetta "metromontagna" (in tal senso si vedano le pubblicazioni del gruppo "Riabitare l' Italia"), ragionando su territori che hanno in comune molto più di quello che pare, a partire dalla necessità di servizi efficienti e facilmente raggiungibili.
In un mondo in cui a Firenze e a Barcellona compaiono le scritte sui muri "No al turismo!" e "Tourists not welcome!" e a Venezia si pensa ad un biglietto-ingresso per visitare il centro, Stefen Dell'Antonio lancia un forte e sentito appello a chi vive e lavora nelle sue terre trentine, perché quel che in ambito internazionale viene chiamato "overtourism" può essere un vero pericolo da cui è necessario difendersi senza ulteriori indugi. Le parole di "Monech" sono le parole sì di un uomo di montagna, ma anche di un uomo ladino, di un uomo che ama la sua lingua madre e la sua terra madre e che, come ogni nativo in ogni angolo del mondo, non può che alzarsi in piedi e parlare quando il futuro del luogo che abita è minacciato dalle logiche di un mercato onnipotente e impietoso verso gli equilibri ecosistemici che da sempre legano le comunità ai loro paesaggi. Ancora una volta le lingue madri rivelano qualcosa che nel discorso "mainstream" di solito viene occultato o al limite messo da parte per difendere un bene comune di volta in volta difficilmente identificabile.
Il suo appello è dunque accorato, coraggioso, e non posso fare altro che condividerne un estratto, ringraziandolo per la sua onestà intellettuale e, senza dubbio, politica:
“In Val di Fassa, abbiamo troppo, è tutto troppo, troppi numeri, la gente è numeri, il lavoro è numeri, i letti sono numeri, è tutto un numero. In Valle Po spero vivamente che ci siano più contatti umani e che il turismo non si sia preso tutto e tutti. In Val di Fassa e in tutta l’area ladina dolomitica, una tra le terre più belle del mondo, Patrimonio dell’umanità Unesco, un tempo si diceva che il turismo portava da vivere… ma al giorno d’oggi penso che il turismo stia portando la morte. Porta la morte, non quella fisica, ma porta la morte del pensiero, della creatività, della comunicazione, della poesia, dell’ambiente, dell’acqua, dell'aria e della neve. Porta la morte un po' alla volta, quella morte cerebrale che ti porta a non esserci più, neppure da vivo.
Con questo voglio dire che essere un uomo di montagna oggi, significa prima di tutto essere obiettivi: guardare e vedere, ascoltare e sentire, essere prima di tutto, esseri pensanti, pensare chi siamo, dove stiamo andando e che cosa stiamo facendo oggi con le montagne e con la terra”.
Intervista a Stefen Dell’Antonio “Monech” Premio Ostana 2024, Lingua Ladina, Italia
Stefen Dell’Antonio “Monech” riceve il Premio Ostana 2024, Premio Minoranze Storiche Linguistiche in Italia
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