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Se l’Ucraina avesse operato, con rispetto, una tutela linguistica e culturale nelle sue regioni russofone Putin avrebbe scatenato l’invasione?

Se Israele non avesse attuato per decenni una persecuzione costante dei palestinesi favorendo la colonizzazione ebraica provocando una costante tensione, Hamas avrebbe scatenato l’inferno del sette ottobre?

E si potrebbe continuare con questi interrogativi riflettendo sui vari conflitti che, dalla fine della seconda guerra mondiale, mai come oggi imperversano nel mondo. In Africa si contano sulle dita delle mani gli Stati che non hanno guerre in corso (con varie caratteristiche), tra l’indifferenza dei media. In Azerbaijan la popolazione armena del Nagorno-Karabakh ha deposto le armi per non essere sterminata; anche qui si stanno producendo i germi di future crisi e conseguenti guerre. A ricordo di quando cento anni fa gli armeni furono sterminati dai turchi.

Gli orrendi massacri della seconda guerra mondiale non sono serviti all’umanità e i vari politici che riescono a raggiungere il potere sovente sembrano germinati da chi è stato all’origine di quei massacri. Speravamo che il passato e la cultura (ormai disponibile, per chi vuole, in larga scala), il principale sostantivo che può elevare l’individuo, potesse proiettare il mondo verso un futuro di pace, di fraternità, di libertà e di giustizia.

La frattura tra cultura e politica, in assenza di una coscienza generale, sta provocando arretramenti del vivere civile, nuove povertà, ingiustizie, a vantaggio del capitale; quando non nuovi conflitti.

Il mondo è alla ricerca di nuovi equilibri che i vari governanti vedono esclusivamente nell’interesse del proprio Paese (e di se stessi, quasi che potessero vivere in eterno) senza pensare che le ingiustizie di oggi germineranno, magari con processi lunghi, le guerre di domani.

La gente assiste alle due guerre in atto (per parlare solo di Ucraina e di Palestina) con poco tormento e una certa noncuranza e i morti conseguenti appaiono quasi come comparse di un film già visto. Pochi si interrogano sulle cause, sulle possibili conseguenze, sui torti e le ragioni; magari per evitare altri errori in futuro.

Diceva Aristotele “le nostre qualità etiche sono come i muscoli: si atrofizzano se non sono esercitate con regolarità e si rinforzano con la pratica. Diventiamo persone giuste compiendo atti di giustizia, diventiamo coraggiosi compiendo atti di coraggio, diventiamo altruisti compiendo atti di altruismo”. E le nostre società sono largamente atrofizzate e si crogiolano nel loro “benessere”. Chi sta bene non si muove diceva un proverbio!

Anche la maggioranza che ci governa non fa eccezione: tutti a limitarsi a condannare Hamas (come giusto) senza ragionare sul passato: sola condizione per creare un futuro vivibile su quelle terre. Hanno lasciato l’esclusiva di dire che lì ci devono essere due stati per ottenere speranze di pace e non passare altri settant’anni di massacri che verranno perpetrati da ambedue le parti, quasi solamente ad un criminale come Putin, mancando una bella e coraggiosa occasione di autonomia; ci voleva poco! Quasi ci fanno rimpiangere Craxi che si mise di traverso agli americani.

Successe anche pochi anni fa quando la Russia si appropriò della Crimea.

E’ stato più coraggioso Biden a fermare Netanyahu deciso ormai a cogliere l’occasione per spianare definitivamente Gaza. Ma anche gli Stati Uniti hanno le loro colpe continuando a sostenere un primo ministro corrotto (che dovrebbe dimettersi se non altro per la grave carenza nel prevedere gli attacchi di Hamas) che è all’origine del crollo dello stato civile israeliano. Ma farà di tutto per mantenersi al potere…

C’era all’orizzonte la possibilità che Israele si avviasse a normalizzare i rapporti con il mondo arabo (i cosidetti “accordi di Abramo” che tuttavia ignoravano il problema palestinese) e questo all’Iran, che non vuole la pace, non stava bene; da qui la spinta verso Hamas a combinare i massacri in modo efficace e programmato. Un invito alla brutalità per Netanyahu. Quanti morti vuole Israele per placare la sua sete di vendetta? I nazisti durante la guerra di liberazione partivano da almeno dieci italiani per un tedesco ucciso!

In questa terribile vicenda l’Europa ha dimostrato tutta la sua debolezza con un atteggiamento ondivago che ne certifica una crisi politica che imporrà prima o poi una riflessione profonda. La condivisione dei valori essenziali dovrebbe esserne il collante comune ma così non è e le scelte importanti sono condizionate dai vari soggetti che si alternano alla guida di Stati, anche di dimensioni relativamente piccole, che in base agli attuali trattati, pur in posizioni fortemente minoritarie (a volte anche antidemocratiche) possono ostacolare decisioni importanti.

Gli Stati Uniti d’Europa sono un miraggio lontano.

Dalle forze politiche che guidano l’Italia l’Europa viene usata secondo gli interessi e le convenienze del momento in un gioco all’interno della maggioranza di governo che rasenta il ridicolo; c’è chi la critica e chi la invoca: dipende dai propri interessi elettorali. All’Italia non saranno sufficienti un po’ di foto della Meloni accanto ai potenti per entrare a far parte degli Stati che contano.

Schlein in questo frangente non si è mossa male ben attenta a non esagerare nel ricordare i peccati di Israele.

Difficile dire come finirà in medio oriente: come al solito nella politica la trama nascosta è più forte di quella manifesta. Ma il passato non è un destino eterno e non dobbiamo perdere la speranza nell’umanità; sempre che il termine umano sia ancora considerato come positivo!

Le due parti dovranno sedersi al medesimo tavolo per trattare. Sul tavolo sarebbe utile mettere le fotografie dei bimbi israeliani e palestinesi uccisi in questi quindici giorni; non ci starebbero tutti purtroppo! Magari servirebbe ad agevolare il raggiungimento di un accordo.

Giacomo Lombardo

Ostana 20/10/2023