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Nòvas n.234 Novembre 2023

Il documentario “I Balerin del Bal Veij” a Espaci Occitan

Lo documentari “I Balerin del Bal Veij” a l’Espaci Occitan

di Andrea Fantino

italiano

Giovedì 23 novembre 2023, ore 21, per la rassegna “Re-sòna”

Il giorno dell’anteprima del documentario “I Balerin del Bal Veij”, il 29 aprile, ho scattato una foto di sei signore sedute in prima fila. Ecco, per me quell’immagine non ha prezzo, un po' come quell'elenco di esperienze che in una pubblicità di qualche tempo fa (non so se viene ancora riproposta) non potevano manco essere acquistate da una carta di credito bella rinomata.

Le sei signore sono le testimoni e le custodi della memoria delle danze di Sanfront, Valle Po (CN). Insieme ai fratelli Laura Borsetti e Borsetti Umberto sono le protagoniste del mio ultimo documentario, prodotto da Chambra D'òc e dedicato proprio alle danze della Valle Po.

Curenta sembia, curenta baratuira, balet, giga, bourea, inglesa, terso, tola, spousin: ecco i balli che si facevano a Sant'Agata e dintorni, in occasione delle feste, in settimana, pubblicamente e privatamente. Si facevano collette per i suonatori e una volta a furia di ballare si è pure sfondato un palchetto. 

Sono tante le storie e i ricordi che sono emersi, una memoria frammentata, difficile trovare i nomi giusti, difficile portare indietro le menti a quei tempi. C'è un po' di confusione, c'è imprecisione, ma ci sono sensazioni forti quando si parla di musica, festa e danza, e quelle sensazioni, quando sono uscite, hanno quasi scosso - anche se solo per un momento - vecchi corpi che in qualche remoto recesso continuano a desiderare di muoversi a tempo di musica, continuano a pensarsi sgambettanti e pure felici, persi nei corteggiamenti e in coreografie che ogni volta si ripetono con nuove varianti.

Tutto questo non ha prezzo, ed è la ragione per cui mi sento privilegiato a lavorare con il documentario e l'antropologia, ad incontrare persone e personaggi che veramente non avrei mai potuto incontrare. Un grazie va a Laura e a Umberto, ai Balerin del Bal Veij, a Ettore Borsetti che li ha fondati, a chi negli anni si è succeduto nelle danze e nelle musiche, a chi ha lavorato alla promozione di un repertorio tanto concentrato quanto interessante (specie per me che ne ero proprio all'oscuro).

Grazie a Laura che si è improvvisata intervistatrice, ha subito le mie osservazioni e i miei piccoli rimproveri, sforzandosi di tenere ferma la lingua anche quando voleva dire qualcosa o semplicemente voleva ridere: so che non è stato facile per lei, ma il suo rapporto con i testimoni e la sua empatia invidiabile ha creato le basi per un lavoro sulla memoria che non era per niente scontato.

Un abbraccio alle signore (scoprirete il loro nome con i titoli di coda), la loro presenza in sala è stata la più bella forma di restituzione di questo progetto, e in ognuna di loro ho visto anche solo per un momento le mie nonne, provenienti anch'esse da quel mondo piemontese e contadino in cui sono cresciuto (posso dirlo) con gioia, tra le stufe e le tovaglie cerate, il borbottio delle pentole, il silenzio delle cucine interrotto da vecchi orologi, le mani nodose e operose, e l'ironia sempre pronta, spesso intrecciata ad una severità bonaria, e ad una tenacia intramontabile. Le mie nonne avevano nel volto una gestualità che ho ritrovato negli incontri della valle Po, un'espressività muta e loquace, piccoli ammiccamenti o movimenti della testa che in pochi attimi dicono tutto quello che c'è da dire. Mi mancava quella sincerità complice, dove si spendono le parole solo quando necessario: credo che sia parte di una forma di comunicazione antica, che per ragioni che conosciamo se ne sta andando, forse per sempre, inghiottita da un'iperverbosità e da un'uniformazione linguistica e comunicativa che spesso mi stanca da morire.

Sabato 29 aprile la sala era gremita e alcuni sanfrontesi manco sono riusciti a vedere il documentario. Allora si trattava di una sorta di “anteprima”, oggi ho ripreso in mano il progetto, lavorando sul montaggio e la post-produzione, e sono molto grato a Rosella Pellerino e a Espaci Occitan per avermi invitato a proiettarlo all’interno della bella rassegna “Re-sòna”, insieme ad altri “libri, mostre, film, concerti e riflessioni sulla musica occitana”. 

“Si ballava nelle stalle”, “si ballava con il primo che capitava”, “si ballava anche senza musica”, dicono le testimoni, che non perdono l’occasione per raccontare come ci “si prendeva anche la propria libertà”, in una società in cui (apparentemente?) vigevano regole ferree nelle relazioni tra uomini e donne, sia prima che dopo il matrimonio.

“I Balerin del Bal Veij” nascono e crescono a Sanfront grazie all’opera instancabile di Ettore Borsetti, il padre di Laura e Umberto, uomo dalle grandi capacità organizzative, in grado di portare in Argentina otto coppie di uomini e donne che in certi casi manco avevano viaggiato fino alla vicina Torino. Proprio a Torino abbiamo girato le scene di un laboratorio di danza, ad essere protagonista è il “Gruppo di ballo di Piemonte Cultura”, ovvero “Lj danseur dël Pilon”. Il film è l’occasione per guardare indietro senza smettere di pensare al futuro e alle cosiddette nuove generazioni. Vi aspettiamo numerosi a Espaci Occitan, ci saranno anche Laura e Umberto e potrete così conoscere anche tutte quelle storie che per una ragione o per l’altra sono rimaste “fuori campo”, ovvero fuori dal film.

occitan

Jòus 23 de novembre 2023, oras 21, per la rassenha “Re-sòna”

Lo jorn de l’anteprima dal documentari “I Balerin del Bal Veij”, ai escatat una foto de sies senhoras setaas en prima fila. Vaquí, per mi aquela image es sensa prètz, un pauc coma aquela seria d’experienças que dins una publicitat de qualque temp fa (sai pas se ven encà repropausaa) polion nianca èsser chataas da una carta de crédit bèla renomaa.

Las sies senhoras son las testimònis e las gardianas de la memòria de las danças de Sanfront, en Val Pò (CN). Abo lhi fraire Laura Borsetti e Borsetti Umberto son las protagonistas de mon darrier documentari, produch da la Chambra d’òc e dedicat pròpi a las danças de la Val Pò. Correnta sembla, correnta baratoira, balet, giga, borrea, anglesa, tèrça, tòla, esposin: vaquí las danças que se fasion a Sant’Agata e alentorns, en ocasion de la fèsta, dins la setmana, publicament e privatament. Se fasion de collèctas per lhi sonadors e un bòt a fòrça de balar s’es bèla esfondat un palquet.

Son tantas las estòrias e lhi recòrds que son emerjuts, una memòria fragmentaa, díficil trobar lhi noms justs, difícil portar arreire las ments an aquilhi temps. Lhi a un pauc de confusion, lhi a d’imprecision, lhi a de sensacions fòrtas quora se parla de música, de fèsta e de dança, e aquelas sensacions, quora son salhias, an esquasi sopatat – bèla se masque per un moment – de vielhs còrps que dins qualque luenh canton contínuon a voler bojar-se a temp de música, a pensar-se gigoteants e contents, perduts enti calinhaments e de coreografias que tuchi lhi bòts se repeton abo de nòvas variantas.

Tot aquò a pas de pretz, e es la rason per la quala me sento privilegiat a trabalhar abo lo documentari e l’antropologia, a encontrar de personas e de personatges que da bòn auriu jamai polgut encontrar. Un gràcias vai a Laura e Umberto, a lhi Balerin del Bal Veij, a Ettore Borsetti que lhi a fondats, a qui enti ans s’es succedut dins las danças e dins las músicas, a qui a trabalhat a la promocion de un repertòri tant concentrat coma interessant (especialament per mi que n’ero pròpi a l’escur).

Gràcias a Laura que s’es emprovisaa entervistaira, a subit mas obsevacions e mi pichòts repròchs, s’esforçant de tenir fèrma la lenga bèla quora volia dir qualquaren o simplament volia rire: sai que es pas istat fàcil per nilhi, mas son rapòrt abo lhi testimònis e son empatia envidiabla a creat las basas per un trabalh sus la memòria que era pas ren escomptat.

Un abraç a las senhoras (descurbirètz lor nom abo lhi títols de coa), lor presença en sala es istaa la pus bèla forma de restitucion d’aqueste projèct, e dins chascuna d’elas ai vist decò mas per un moment mas nònas, provenentas decò elas da aquel mond piemontés e païsan ente siu creissut (puei dir-lo) abo jai, al metz de las estuas e las toalha ciraa, lo barbotear de las caçairòlas, lo silenci de las cusinas interromput da de vielhas mostras, las mans gropassuas e operosas, e l’ironia sempre prompta, sovent entreçaa a una severitat bonària, e a una tenaça intramontabla. Mas nònas avion dins lo morre una gestualitat que ai retrobat dins lhi encòntres de la Val Pò, un’expressivitat muta e loquaça, de pichòts clinhs o moviments de la tèsta que en qualqui instants dison tot çò que lhi a da dir. Me mancava aquela sinceritat amistosa, ente s’espendon de paraulas masque quora es necessari: se ne’n ista anant, benlèu per sempre, englotia da un’iperverbositat e da un¡uniformacion linguística e comunicativa que sovent me guichís  da murir. 

Sande 29 d’abril la sala era borraa e qualqui sanfrontés son nianca arribats a veire lo documentari. Alora se tractava de una sòrta de “anteprima”, encuei a repilhat en man lo projèct, en trabalhant sal montatge e la post-produccion, e siu ben grat a Rosella Pellerino e l’Espaci Occitan per aver-me envitat a projectar-lo dis la bèla rassenha “Re-Sòna” ensem a d’autri “libres, mòstras, films, concèrts e reflexions sus la música occitana”.

“Se balava enti estables”, “abo lo prim que capitava”, “bèla sensa música”, dison las testimònis, que pèrdon pas l’ocasion per contiar coma “un prenia decò sa libertat”, dins una societat ente (aparentement?) lhi avia de règlas fèrreas dins las relacions entre òmes e fremas, sia derant que après lo mariatge.

 “I Balerin del Bal Veij” naisson e creisson a Sanfront gràcias a l’òbra infatigabla de Ettore Borsetti, lo paire de Laura e Umberto, òme da las grandas capacitats organizativas, bòn a portar en Argentina uech coblas d’òmes e fremas que dins qualque cas avion jamai viatjat fins a la vesina Turin.

Pròpi a Turin avem virat las scènas de un laboratòri de dança, a èsser protagonistas es lo “Gruppo di ballo di Piemonte Cultura”, o ben “Lj danseur dël Pilon”. Lo film es l’ocasion per beicar enreire sensas quitar de pensas al futur e a las se disentas nòvas generacions. Vos atendem numerós a l’Espaci Occitan, lhi aurè decò Laura e Umberto e coma aquò polerètz conóisser decò totas aquelas estòrias que per una rason o l’autra son restaas “fòra champ”, o ben fòra dal film.


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