In occasione della ricorrenza degli 80 anni della Carta di Chivasso e per i 70 anni dell’UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 4 dicembre 2023 ha ricevuto al Quirinale una rappresentanza dell'UNCEM, guidata dal Presidente Marco Bussone.
Il Presidente Mattarella ha voluto riflettere insieme all’UNCEM sui passi compiuti e su quelli da compiere, per ribadire “nuova fedeltà alla Carta di Chivasso” e ai suoi principi, poiché “la montagna non è solo l’evidente spazio di raccolta di beni del Paese, ma, con i suoi 3.850 Comuni, rappresenta un decisivo patrimonio di vita civica”.
Le parole del Presidente della Repubblica, in questo incontro, hanno costituito un punto di riferimento: infatti il Presidente ha incentrato il suo intervento sulla Costituzione, ricordando come l’articolo 44 sia nato grazie ad un emendamento di Gortani, il quale, rivolgendosi all’Italia in rinnovamento, invocava che finalmente fosse l’ora che ci rivolgesse ai montanari “con amore”, proponendo, ancora una volta, la questione della montagna come “questione nazionale”.
Fu, poi, con il voto dell’Assemblea Costituente, che la “causa montana” trovò posto nell’art.44 della nostra Costituzione. Quindi con la Repubblica, grazie all’Assemblea Costituente, la parola venne restituita alle popolazioni alpine e alle nostre alte montagne.
A lungo, nella prima metà del ‘900, la montagna era stata intesa come giacimento di risorse per le pianure e le città, con l’utilizzo delle fonti energetiche, delle disponibilità idriche per l’irrigazione e l’industria; mentre la questione delle “Terre Alte” veniva ridotta ad una questione di gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale. Si trattava di una visione veramente riduttiva. E purtroppo si tratta di un impulso che si riaffaccia periodicamente, insieme, oggi, alla tentazione di considerare la montagna un immenso parco giochi, a consumo dei flussi turistici.
Alle attività dell’Assemblea Costituente si aggiunse la Carta di Chivasso, che ottant’anni fa (il 19 dicembre del 1943) riunì eminenti esponenti che, in maniera lungimirante chiedevano l’autonomia per le vallate alpine affinché potessero costituirsi in Comunità politico-amministrative, affermando il diritto di usare la lingua locale accanto a quella italiana e, al contempo, sollecitando un’organizzazione tributaria in grado di favorire lo sviluppo dell’economia montana per combattere, così, lo spopolamento. Ed è a questo patrimonio di valori che occorre guardare, ai suoi abitanti che, in questi 77 anni di vita democratica, si sono battuti per affermare gli elementari principi costituzionali di eguaglianza fra i cittadini, alimentandola con l’esperienza dei Consigli di Valle, espressione dell’identità dei territori e della solidarietà tra i Comuni.
Il Presidente si è poi soffermato sulla necessità di rispettare l’articolo 3 della Costituzione (“..il compito di curare le zone montane - prezioso anche per l’equilibrio dell’intero sistema nazionale - non può ricadere esclusivamente sulle spalle di coloro che vivono in quei territori” […], perciò è fondamentale il dovere di applicare, a tutti i territori, il principio di eguaglianza dell’Articolo 3 della Costituzione”) grazie all’impegno di tutte le Istituzioni coinvolte. Ha quindi concluso incitando a rendere vive e a dare concreta realizzazione alle parole di Nuto Revelli, il quale riassumeva in tre parole i valori della montagna e delle sue genti: libertà, confini e solidarietà; là dove lo “spirito di libertà” si traduceva nell’insofferenza verso ogni prepotenza e verso i confini, naturali o artificiali o sociali che fossero.
Ha, inoltre, incitato a seguire lo “spirito di solidarietà” che ha sempre animato le genti delle Terre Alte fra di loro, in modo che tale spirito continui ad animarle, perché, laddove la vita è più dura, si facciano strada maggiormente i valori più autentici della persona. Sergio Mattarella, infine si è augurato che la nostra Costituzione possa essere specchio fedele di questi valori e, per questo, la Repubblica sia riconoscente verso le genti di montagna. E in ultimo ha chiesto a UNCEM e agli Amministratori tutti, di farsi interpreti e di trasmettere tale sentimento.
In seguito a questo incontro e a queste sollecitazioni da parte del Presidente della Repubblica, il Presidente UNCEM, Marco Bussone, ha risposto con una profonda riflessione, condivisa attraverso un articolo che viene qui riportato integralmente.
UN PERCORSO NUOVO
di Marco Bussone
Presidente Uncem
Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani
Alla chiusura dell'Assemblea del 4 dicembre a Roma, a poche ore dall'emozionante incontro con il Presidente Mattarella, Uncem ha ripetuto che "camminare insieme" è l'imperativo per i Comuni montani italiani. Per aprire nuovi percorsi di intenso lavoro con il Governo e con il Parlamento. Non sarà solo una questione di nuove leggi o nuovi fondi. Le parole del Presidente della Repubblica nell'incontro con i rappresentanti di Uncem sono un punto fermo nelle nuove politiche del Paese per le montagne. Aperte all'Europa. Il 2024 sarà l'anno delle elezioni per il nuovo Parlamento europeo, per diverse Regioni che rinnovano i Consigli e il Presidente, per migliaia di Comuni.
Due anni fa, due leggi di bilancio fa, l'aumento del fondo nazionale per le montagne passato da 20 a 200 milioni di euro è stato un buon traguardo. Nel 2010 quel fondo era stato azzerato dal Governo miope di allora. Poi portato a 5 milioni e ora, nel 2023, a 200. Come usarlo? Le regole definite dal Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie sono state chiare. Priorità alle Green Communities, da finanziare con quel fondo montagna regionalizzato - unendolo dunque ai fondi PNRR che hanno dato gambe a 137 aree montane italiane. Pochissime Regioni hanno seguito questa impostazione sulle Green Communities. Solo una di fatto, il Piemonte. In un dialogo fitto e positivo con Uncem. Poi ci sono Regioni che addirittura hanno ripartito il fondo dividendolo su ciascun Comune. Inopportuno e dannoso.
Decisive sono le nostre priorità. Costruire comunità, che affrontino la crisi demografica e climatica, è per noi la questione principale. Strategie d'area che i Comuni si danno - investendo bene le risorse disponibili, in tempi certi e chiari. Sono troppo poche le Regioni ad avere una legge regionale per le aree montane, ad avere un fondo per la montagna previsto nel loro bilancio, ad avere una legge forestale che applichi il Codice del 2018, ad avere una legge organica sugli enti locali che dica come i Comuni stanno insieme. Quest'ultimo punto è quello decisivo. Sembra interessare a pochi il lavoro insieme tra Comuni. Quando ne parliamo, ci si affida solitamente alle tifoserie: fusioni si, fusioni no, unioni impossibili, unioni salvezza. Il tema è molto più complesso. Per dieci anni ci si è persi nell'obbligatorietà delle nove funzioni associate. Partendo da lì, senza regole e destino, tutto si è affossato. Come sulle province. E come nelle regioni che hanno distrutto le Comunità montane senza sapere cosa fare. Una riforma vera delle funzioni dei Comuni, del ruolo degli Enti e anche dei Sindaci non si è mai voluto farla in questo Paese. Forze politiche e Sindacali avrebbero probabilmente troppa paura di perdere prerogative, poteri, capacità di decisione. Troppe società perderebbero funzioni e incarichi per fare quello che oggi i Comuni al loro interno non sono capaci di fare. Centinaia di piccoli Comuni di Alpi e Appennini non hanno più una macchina organizzata all'interno. Non hanno più dipendenti. Chi sogna il passato, non ha bisogno di commenti. Stia nel passato. Sogni pure. Anche i grandi Comuni, per il PNRR e altri progetti, vanno all'esterno a cercare professionalità. UUn sistema istituzionale si regge ancora così? Noi qualche dubbio sulla tenuta della macchina amministrativa e istituzionale degli Enti locali ce la poniamo. Con il progetto ITALIAE, Uncem prova a dare forza e forma alle Unioni e alle Comunità montane. Almeno qui si può vincere la solitudine. Già ci siamo. Le Comunità montane sono nate nel 1973 e dovremmo ricrearle in quelle regioni che ideologicamente e stoltamente le hanno eliminate! Che scelta grave. Ripensino al passato. Guardino al futuro. Comuni che lavorano insieme.
Condividere sovranità, democrazia, obiettivi, è più difficile che andare da soli, senza dubbio. La sfida vera del NOI è quella che anche il Presidente Mattarella ci ha posto. Restare da soli, come Sindaci, Amministratori locali, dipendenti, funzionari, segretari, è miope e forse anche stupido. Lo diciamo con la necessità di un pensiero, di un ragionamento alto e concreto, di capire come si procede guardando anche ad altri modelli europei. Non c'è l'Europa unita per caso. Non c'è una nuova unità tra Comuni per restare come eravamo. Perché noi vogliamo dopo 70 anni aprire nuovi percorsi, affrontare anche temi complessi senza rimanere nel passatismo e nelle fragilità. È difficile, necessario, ma decisivo per il Paese.
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