Per il secondo anno di fila, presso l’Università di Torino, si è tenuto un corso di occitano. Anche quest’anno il finanziamento è stato garantito da Chambra d’Òc, e la docente cui è stato assegnato l’insegnamento è stata Aline Pons. Tuttavia, rispetto all’anno scorso, sono intervenute alcune novità: la prima è che, a differenza del corso “inaugurale”, al quale avevano partecipato anche adulti non iscritti all’università, occitanisti o persone interessate all’occitano, questo corso è stato interamente rivolto agli studenti magistrali; la seconda è che quello che era nato come un “laboratorio” si è trasformato in un corso vero e proprio di “linguistica dell’occitano”, al termine del quale agli studenti è stato assegnato un voto in trentesimi (per il laboratorio, ci si limitava a indicare “approvato”/“non approvato”). Al netto di queste novità, gli argomenti trattati sono stati in buona parte gli stessi (gli studenti erano ovviamente diversi), con una maggiore attenzione alla struttura morfologica e grammaticale delle parlate – gli studenti erano per lo più iscritti alla magistrale in Scienze Linguistiche, dunque si partiva da un’ottima preparazione di base. I partecipanti alle lezioni erano soltanto sei, ma erano comunque il doppio degli studenti che avevano partecipato al primo laboratorio di occitano (che era stato arricchito da numerose presenze esterne): speriamo che il trend positivo possa continuare nei prossimi anni!
Un primo importante risultato cui ha portato il corso di occitano all’Università di Torino lo potrete leggere sull’ultimo numero di Lou Temp Nouvel: ai partecipanti ai corsi è infatti stato chiesto, in vista dell’esame, di produrre una o più carte linguistiche dell’area occitana alpina, mettendo insieme i dati raccolti dall’Atlas Linguistique de la Provence – ALP e dall’Atlante Linguistico ed Etnografico del Piemonte Occidentale – ALEPO. Gli studenti hanno quindi scelto un concetto o un fenomeno da studiare (ad esempio “la Coccinella”, oppure il trattamento di ŏ latina in contesto palatale) e hanno raccolto su una carta sia gli esiti attestati nelle valli occitane cisalpine sia quelli attestati nell’area occitana transalpina compresa tra Nizza, la Durance e il massiccio degli Ecrins (compresi, ovviamente, Queyras e Ubaye). Quindi hanno analizzato questi dati, nell’ottica di indagare sia i rapporti tra le diverse valli, sia soprattutto quelli tra i due versanti dello spartiacque. Le ricerche scritte dai primi tre studenti sono quindi state proposte a Jan Peire de Bousquier e al comitato scientifico di Lou Temp Nouvel, che ha volentieri accettato di pubblicarle alla fine del 2023, quarant’anni dopo aver dato alle stampe un importante saggio di Felip Martel sull’occitano alpino (L’espandi dialectau occitan alpenc: assag de descripcion, Novel Temp 21/1983), che è ancora alla base degli studi in materia.
Anche i primi lavori presentati dagli studenti che hanno frequentato il corso di linguistica occitana dell’A.A. 2023-24 (dedicati alle parole occitane per “arcobaleno”, “lumaca” e al trattamento delle consonanti nelle forme per “mosca”) sono molto validi: quando tutti gli studenti avranno sostenuto l’esame, valuteremo se e come diffonderli presso il pubblico interessanto agli studi occitani.
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