Continua la nuova serie youtube di Premio Ostana-Chambra d’Oc che permette di conoscere più in profondità i premiati dell’edizione 2023.
Prima che percorresse le strade che portano all’alta valle Po, tutti noi eravamo al corrente che il Premio Internazionale del 2023 era un grande della letteratura basca. Qualcuno si permetteva di considerarlo “un gigante”. In effetti (almeno in Europa, ma non credo la situazione possa cambiare di molto in altri continenti) non è per nulla scontata l’esistenza di uno scrittore che, scrivendo nella propria lingua madre, finisca per avere successo e riconoscimento anche in altri paesi così lontani dalla propria terra natìa. Non a caso Bernardo Atxaga era stato ospite del Salone del libro di Torino poco tempo prima del Premio Ostana: aveva presentato il suo romanzo Il figlio del fisarmonicista che nel 2008 gli è valso i premi Mondello e Grinzane Cavour, e che proprio lo scorso anno era stato riproposto dalla casa editrice “21 lettere”.
Abbiamo realizzato l’intervista a casa dell’amico Carlo Zoli. L’intervista è in basco, e la nostra traduttrice e tutor del premiato era Maria Teresa Atorino, l’ormai “storica” collaboratrice del Premio Ostana. Bernardo si è preso il tempo per riflettere alle nostre domande, e ad ogni questione ne ha aggiunta un’altra, e poi un’altra ancora, coinvolto e intenso, con quel suo fare bonario, un sorriso di comprensione verso tutto, in ogni momento, anche quando è pronto a prendere un arco per tirare una freccia verso qualcuno o qualcosa che lo indigna e in un qualche modo lo segna. Ma Bernardo Atxaga non si scompone mai, e il suo arco è immaginario, la faretra posta sulle spalle: le sue frecce sono parole precise e puntuali, ti guardano negli occhi, lui mira e rilascia la freccia, ma non c’è mai veleno. Anzi. Dice che è preoccupato dell’avvelenamento del linguaggio nel nostro mondo contemporaneo. Le parole non sono mai quello che sono veramente, ma sono altro, sono parole avvelenate, parole che insistono e desiderano persuaderti: sono le parole della propaganda, sono le parole della pubblicità. Il mondo vive in continua competizione, dice, non è un luogo pacifico, è un luogo in cui c’è sempre una guerra, un conflitto. Oggi le utopie sono rimaste senza fondamenta, senza amici, ma l’idea dell’utopia germoglierà sempre, come talvolta spuntano steli e piante dalla neve. Eppure luoghi come il Premio Ostana (è un’utopia la nostra?) difendono e promuovono la diversità, e lui sostiene tale diversità ed è amico e fratello di chi lo fa. “Ma cosa dà forza ad una lingua?”, gli chiediamo. E Bernardo condivide e regala per l’ennesima volta una semplice idea, ma così chiara e precisa da arrivare dritta come una freccia: come dice lo scrittore marocchino Abdelfattah Kilito, la forza di una lingua è data dalla ripetizione. La lingua è il contrario del sapone. Più si usa il sapone, più si consuma, mentre più si usa la lingua più diventa forte. “Si pone però un problema”, aggiunge Atxaga. L’uso, la ripetizione di una lingua è soprattutto legata alla funzionalità, alla praticità. Esistono lingue con milioni di parlanti, e sono lingue legate alla praticità, sono lingue “pratiche”. Ma quando i numeri dei parlanti diminuiscono, e rimane comunque la necessità di sostenere e promuovere la diversità linguistica e le culture che l’accompagnano? Che cosa si può fare? Di che cosa ha bisogno una lingua in questi casi? Bernardo Atxaga non ha dubbi: “Ha bisogno di un potere politico che la difenda, non c’è altra scelta. […] Dobbiamo viaggiare su quell'autobus che trasporta ideologie e politiche, altrimenti è molto difficile. Ma la politica non basta, ci vuole anche la poesia”.
Ecco che l’arco di Atxaga disegna il suo sorriso da gigante della letteratura e ci invia una freccia, una di quelle frecce che già conosciamo, ma la sua parabola è sospesa tra il pensiero e l’emozione, per un momento è immobile, la si è vista partire e la si vede arrivare, ma in quell’istante di immobilità tutto è più chiaro, ed è anche semplice, quasi epifanico: la politica e la poesia possono viaggiare insieme, ma a noi serve la stabilità esemplare dei grandi arcieri. Forse oggi c’è bisogno di un nemico comune, uno di quei nemici che possa riallineare tutti, al di là delle differenze, così come era capitato in terra basca, quanto i parlanti e gli autori baschi si erano uniti di fronte al fascismo franchista? Non credo ci sia bisogno di un nemico comune, non credo abbia senso allearsi e portare avanti conflitti: credo però che sia bene prestare attenzione alle parole contenute nella nostra faretra, è Bernardo Atxaga ad insegnarcelo, e per questo lo ringraziamo.
Ecco il link dell’intervista:
https://youtu.be/1YpoxmaeyNUDopo aver visto l’intervista non potete perdervi anche la celebrazione, quando Maria Teresa Atorino ha accompagnato Bernardo Atxaga alla premiazione, traducendo le sue belle riflessioni sulle lingue madri e sul ruolo del Premio Ostana nel panorama delle lingue minoritarie.
Link premiazione:
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