Marzo ci riporta come ogni anno alla vicenda dell’assedio alla rocca di Montségur del 1243-44, alla Crociata cosiddetta albigese e al sorgere, a opera di San Domenico, dell’Inquisizione. Nel marzo del 1244 i Catari assediati nella roccaforte si arresero e furono immolati sul rogo. Oltre duecento furono i Catari bruciati ai piedi della montagna, in quello che ancora oggi è chiamato “lo prat dels cremats”.
Montségur è una memoria peculiare nella storia occitana e della conquista dei principati d’oc da parte del regno di Francia, fino ad allora limitato al centro-nord del Paese. Il dominio francese segnò la fine della lirica trobadorica e della società culturalmente e socialmente avanzata che aveva caratterizzato il medioevo delle terre occitane dando linfa alla grande poesia trobadorica.
Con Montségur prese accelerazione la diaspora catara verso l’Italia settentrionale - quella allora nota come Lombardia: a Cremona, Pavia, Verona, Vicenza, anche a Cuneo; in quei principati e città italiani dove il catarismo ancora non pativa di persecuzioni e non si accendevano roghi. Montségur, tuttavia, rimase una ferita che, sottotraccia, si protrasse nei secoli. Un dolore che nonostante il tempo trascorso non accennava a spegnersi.
Fu finalmente nel 2016, che Mons. Jean-Marc Eychenne, vescovo di Pamiers nell’Ariege (nella cui diocesi sorge Montségur), sede vescovile che fu di Jacques Fournier, l’inquisitore di Montaillou, poi papa ad Avignone col nome di Benedetto XII, si rese conto da uomo libero e coraggioso qual è, che un’iniziativa da parte cattolica andava a presa.
In una celebrazione che rimane memorabile nella chiesa del villaggio di Montségur, chiese perdono a nome dei cattolici per l’orrendo delitto perpetrato, per i roghi dell’Inquisizione, per non aver saputo la Chiesa accettare una diversa idea di Dio, né dialogare, pensando che non ci fosse altra via che l’eliminazione fisica dei Catari.
Ho conosciuto Mons. Jean-Marc Eychenne mentre giravo “Bogre – la grande eresia europea”. Raccontò alla camera, non senza emozione, la vicenda della richiesta di perdono. A film realizzato Mons. Eychenne accompagnò “Bogre” alla proiezione a Roma presso la Cineteca Vaticana e lo presentò al mio fianco. Ora è vescovo della diocesi di Grenoble-Vienne. Lo considero un amico e sono stato felice di invitarlo, assieme a Padre Cesare Falletti, fondatore del monastero di Pra d’ Mill, a cui nel 2008 dedicai un documentario (Sono gli uomini che rendono le terre vive e care), ad aprire gli Incontri di Primavera sul tema “montagna” a Villa Tornaforte – Aragno, a Madonna dell’Olmo di Cuneo.
Il tema che ho affidato loro è “montagna e spiritualità”. Mons. Eychenne ne parlerà forte della sua esperienza con il paesaggio e le genti prima dei Pirenei ora delle Alpi. Padre Cesare racconterà della “nostalgia del deserto”, una costante del monachesimo di tutti i tempi. L’appuntamento è per il 6 aprile alle 17.30. Seguiranno in aprile e maggio altri incontri: con l’architetto Jacques-Felix Faure della Scuola di Architettura di Grenoble, con Stefano Fenoglio, docente dell’Università di Torino, sul tema dell’acqua come risorsa del Pianeta. Chiuderà a fine maggio un incontro con alcuni giovani agricoltori delle valli Grana, Maira, Varaita e Po. Il quotidiano La Stampa ne darà via via notizia con la pubblicazione di interventi originali dei protagonisti degli incontri.
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