Il 23 e il 24 ottobre una delegazione della Chambra d’Oc e del Premio Ostana sarà ospite al Festival du livre en Bretagne - Gouel al levrioù e Breizh, un festival dell’editoria bretone precisamente a Carhaix – Karaez. Per quale ragione? La ragione si può spiegare unendo un insieme di punti, una vera e propria sorta di costellazione che anziché risiedere nel cielo risiede in terra, in una rete che da alcuni anni mette insieme voci e scritture in lingua madre. Si parte da Ostana, certo, ma si passa dal Nebraska, poi dalla Lettonia e infine si arriva in Bretagna. Di mezzo abbiamo altre strade che portano ad altre destinazioni (Burkina Faso, Val di Fassa, Kurdistan, Galles, Romania…) ma noi faremo ben attenzione a non perderci, anche perché abbiamo il compito di introdurre un video e non di compiere il giro del globo.
Yann Pelliet (coordinatore del festival di Karaez) e Bernez Rouz (giornalista e scrittore) hanno partecipato all’ultima edizione del Premio Ostana, la XVI. Hanno assistito agli incontri e agli scambi con gli autori premiati e i loro tutor, e hanno deciso di collaborare con il Premio con una proposta tanto generosa quanto efficace: ogni anno un autore premiato sarà invitato al festival bretone, per presentare il proprio lavoro e la propria lingua.
I due bretoni sono rimasti colpiti dalla vitalità del Premio Ostana e hanno deciso di invitare il Premio Traduzione, Jayde Will, che nel 2020 ha tradotto in inglese tre autori in lingua letgalla (Lettonia) e ha curato un’antologia edita da Francis Boutle Press, The last model, padejais models. Non solo: in Bretagna proietteranno anche il film Y Sŵn, film in lingua gallese portato ad Ostana dal Premio Cinema Roger Williams.
Fino a qua la cronaca, o quasi. Ma torniamo alla nostra costellazione, fatta sì di punti, ma anche di parole. In particolare una: quando penso alla parola Nebraska è inevitabile che la mia mente vada allo stato statunitense, certo, ma anche e soprattutto ad un piccolo gioiello dallo stesso nome, l’album di Bruce Springsteen del 1982. Voce e chitarra, un po’ di armonica, niente più, le canzoni erano state registrate direttamente dal cantautore, in una fattoria in cui si era isolato, dovevano essere delle tracce provvisorie, delle “demo”, da arrangiare insieme ad una band rock, perché Bruce Springsteen era già una rockstar. Ci hanno provato, ma non aveva senso. In quelle registrazioni c’era tutto quello che serviva: si parlava di vita di persone comuni, fuori dal glamour, i testi erano duri, sinceri e coraggiosi. La voce, le parole erano davanti a tutto. Era l’essenziale, non serviva altro.
Il potere delle parole è tale che, quando ho scoperto che Jayde Will era nato e cresciuto in Nebraska, non ho potuto fare a meno di pensare a Springsteen, al cielo in bianco e nero della copertina dell’album, a quella poesia cantata in mezzo ad una campagna vuota o quasi. Non so se Jayde Will apprezza il rock e quell’album, ma certo la sua voce è così bassa e profonda che forse potrebbe essere presa in prestito da qualche progetto musicale. Non a caso ha lavorato e continua a lavorare per dei podcast. La sua voce mantiene la stessa frequenza e gradualmente ti porta dentro quel che dice. Mariona Miret, Yalmar Destefanis ed io ce ne siamo subito accorti quando abbiamo realizzato l’intervista che potete vedere nel link qui sotto (Mariona, che è stata la tutor di Jayde Will al Premio Ostana, si è poi anche occupata della traduzione dei sottotitoli in italiano). Anche lui sembra mirare all’essenziale, le parole sono poche e posate, e ognuna di loro ha un peso. Sono qualità comunicative, certe, ma sono anche le qualità di un grande traduttore: qualcuno che va a fondo nell’interpretare il senso dell’autore, qualcuno che va a scavare negli animi e nelle emozioni, e ne esce con le parole giuste, parole che possono essere così lontane dalla lingua originale, certo, eppure così vicine.
Jayde Will è nato in Nebraska e poi si è trasferito nell’area dei paesi baltici, vivendo in ognuno di loro: Estonia, Lituania, e infine Lettonia, dove si è innamorato della lingua letgalla e della sua letteratura (è proprio lui a parlare di “lingue di cui ci si innamora”). C’è stato un momento in cui ha capito che la propria attività di traduttore non poteva che essere dedicata al letgallo, ed è un bellissimo racconto, un capitolo dell’intervista dal titolo “Un furto significativo”. Jayde Will si reca al lancio di un libro. L’ambiente è quello di un bar un po’ “underground”. Lo scrittore, Raibīs, era impegnato in una lettura. Non tutti riuscivano a vederlo però, per via dell’affollamento. Colpito dalla sua letteratura, Jayde decide di comprare un libro e chiede all’autore una dedica, esprimendo tutta la sua ammirazione e cercando di approfondire la conoscenza. Il libro viene poi sistemato insieme al cappotto, in un angolo della stanza, e il traduttore statunitense non se ne preoccupa. Ma quando decide di riprendere in mano il libro appena acquistato, la sorpresa: il libro non c’è più, qualcuno l’ha rubato. Jayde riesce ad avere un’altra dedica su un altro libro, stavolta regalato dall’autore, e data la situazione non può esimersi dal dirgli: "la tua letteratura è così popolare che la gente sta già rubando i tuoi libri!”. Una risata chiude quella serata e apre un nuovo mondo davanti al traduttore. Un mondo lettone e letgallo, in cui i libri sono così desiderati dall’essere oggetto di furto. D’altronde, quanti di noi possono dire di aver avuto la propria vita letteralmente cambiata da almeno un libro? In questi giorni sui media si viene a conoscenza che Cuneo è candidata come “Capitale italiana del libro 2025”. Tutti noi speriamo di poter vedere il nostro capoluogo diventare capitale del libro, certo, e allo stesso modo tutti noi speriamo che in questo caso una parte degli sforzi delle istituzioni possa essere direzionata verso un patrimonio letterario locale, storico e contemporaneo, che ha visto alcuni autori di lingua minoritaria esprimersi con riconoscimenti locali e internazionali.
Al Festival du livre en Bretagne - Gouel al levrioù e Breizh il Premio Ostana e la lingua letgalla torneranno a incontrarsi, in un territorio amico, dove poter portare avanti la difesa e la promozione della diversità linguistica, perché, come dice Jayde Will: “Unire lingue diverse, in particolare quelle minoritarie, è qualcosa che può unire il mondo perché trovo molto bello che le persone siano in grado di parlare la lingua con cui sono cresciute o la lingua di cui si sono innamorate. Ognuna di queste lingue si esprime in un modo diverso e sai esattamente quale lingua vuoi usare quando vuoi esprimerti”. Poco dopo, nell’intervista video, aggiunge: “Ricevere questo riconoscimento è qualcosa di molto motivante, per il futuro. Penso che solo ora io stia iniziando a sentire quanto sia importante. È qualcosa che fornisce energia per continuare a lavorare per dei progetti, cercare autori da tradurre e assicurarsi di tradurli in quante più lingue possibili”.
A Jayde Will gli auguriamo di continuare con il suo lavoro e speriamo di avere occasioni per ritrovarci ancora una volta, al di là della Bretagna.
Intervista a Jayde Will Premio Ostana 2024, Lingua Letgalla Lettonia
Jayde Will riceve il Premio Ostana 2024, Premio Traduzione
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