Ho conosciuto Giovanni Antonio Richard (ma per noi tutti era Tonin Besson) all’inizio degli anni ’70. Eravamo quasi coetanei (lui del 1948, io del 1947). Lui parlava l’occitano di Bellino e io quello di Sampeyre, o meglio quello di Elva, perché era l’occitano della mia compagna di allora Ines Cavalcanti, che sarebbe divenuta mia moglie.
Apprezzavo quel giovane uomo per l’amore che aveva e dimostrava per la sua terra e il suo paese. Era orgoglioso di essere di Bellino, fiero della sua lingua e cultura, era generoso, era intelligente e, in un ambiente allora non semplice per la questione occitana, era fiero di essere occitano.
Ammirava quelli che potevano aiutarlo a rafforzare la conoscenza dellla cultura occitana: Battista Gallian (Batistin Gallian) e Giovanni Bernard (Janò di Vielm) anch’essi di Bellino, della sua stessa borgata Chiesa, Sergio Ottonelli di Chianale e molti altri. Tonin era stato l’anima per la pubblicazione (nel 1996) di “Lou Saber” di Giovanni Bernard, un dizionario enciclopedico che è un vero tesoro di sapienza per le nostre valli. Tonin faceva l’operaio in una officina della pianura ma avvvrebbe voluto cambiare lavoro (così è stato) per aver più tempo da dedicare allo studio, alla scrittura, per essere un attivista della causa occitana. Era collaboratore del mensile Ousitanio Vivo e non si risparmiava: sempre disponibile per l’edizione del giornale, per aggiornare l’indirizzario degli abbonati, per la spedizione, per organizzare e lavorare al Rescontre Occitan, una grande festa occitana. Era un poeta e, nella sua formidabile lingua scriveva anche racconti che ti emozionavano. Ma non gli bastava, collaborava anche al settimanale Corriere di Saluzzo per portare anche lì la voce della sua montagna. Amava partecipare e sventolare la bandiera occitana alle grandi manifestazioni per la lingua occitana nell’Occitania Grande: Carcassona, Tolosa, Montpellier, .... mancava mai, non poteva mancare. Ad un certo punto della vita è arrivata la malattia che l’ha rosicchiato, ma l’entusiasmo continuava a spingerlo. Ci siamo salutati all’ultima Baìo di Sampeyre nel 2023, avrebbe voluto raccontarmi un mucchio di cose ma le parole non uscivano. Saliva sempre a Bellino nella sua bella casa di borgata Chiesa che amava tanto e la morte l’aspettava proprio lì. Potrò mai dimenticare un amico come Tonin. Mi hai insegnato molte cose sul valore della nostra cultura, ma soprattutto l’umiltà, l’onestà e la semplicità.
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