Segnalo ai frequentatori di Nòvas interessati alla politica estera, in particolare alle minoranze nel mondo, il sito VATICAN NEWS (https://www.vaticannews.va/it.html), ricco di notizie che sfuggono ai nostri quotidiani. Il notiziario on-line del Vaticano, organo della Chiesa cattolica che si definisce universale, spazia fra i continenti, concentrandosi su iniziative, prese di posizione del Papa, di Cardinali, Vescovi, Conferenze episcopali nazionali, organi della Chiesa per l’ecumenismo, summit, Chiese perseguitate o in sofferenza in Africa, Asia, Centroamerica, dialogo fra le religioni, inviti alla preghiera e alla pace ecc., come è normale che sia per un organo di informazione del Vaticano. La frequenza è giornaliera, lo sguardo è a 360 gradi su ciò che accade nel mondo: spesso conflitti, tragedie, diritti violati. Le informazioni sono di prima mano, le interviste approfondite, le denunce puntuali. In quest’ampio giro d’orizzonte trovano posto notizie sulle minoranze etnolinguistiche. Un esempio fra tanti lo traggo per i lettori di Nòvas da un notiziario Vatican News dei primi giorni di febbraio del corrente anno: Il Myanmar (la Birmania), un Paese stremato dalla violenza, con un’intervista all’ambasciatore dell'Unione europea a Yangon, Ranieri Sabatucci.
Apprendiamo cosi che a quattro anni dal colpo di stato che depose Aung San Suu Kyi, Australia, Canada, Unione europea, Corea del Sud, Nuova Zelanda, Norvegia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti hanno chiesto alla giunta militare al potere nel Paese di porre fine alle violenze contro i civili e di avviare un dialogo inclusivo per la transizione democratica. Nel Paese è stato prolungato, per la settima volta dal colpo di stato del 2021, lo stato d’emergenza. "La crisi in Myanmar – spiega il diplomatico - è sempre peggiore, sia a livello sociale ed economico, sia dal punto di vista della guerra. Il conflitto tra giunta al potere e i gruppi ribelli si è allargato: i militari hanno perso tantissimo territorio, sia nel nord-est, e ancora di più nel Rakhine (a ovest), dove quasi tutto il territorio è nelle mani dell’Arakan army, o ancora nelle zone tradizionalmente di origine dei militari, ovvero la fascia centrale del Paese dove ci sono conflitti piuttosto intensi anche tra la maggioranza stessa, quindi tra bamar contro bamar (birmani, gruppo etnico largamente predominante)". La conflittualità è molto estesa, praticamente in quasi tutto il Myanmar tranne le tre città principali del centro. L’economia soffre parecchio, ci sono crisi alimentari in molte zone e ormai più della metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Tanta gente va via dal Myanmar per cercare lavoro ed opportunità nei Paesi limitrofi, dove spesso le opportunità e il lavoro esistono ma in condizioni di sfruttamento". Dall’intervista all’ambasciatore Sabatucci si evince come il Myanmar non sia uno stato mononazionale, ma costituito da varie etnie, diverse per lingua e religione (buddisti, musulmani, cristiani). Il diplomatico sottolinea come la giunta militare al potere sfrutti le minoranze mettendole in conflitto l’una contro l’altra, per cui i perseguitati di ieri diventano persecutori. È il caso dei Rohyngia, originari del Rakhine, territorio della Birmania occidentale al confine con il Bangladesh, di religione musulmana. "Le minoranze, paradossalmente, hanno una maggiore preparazione ad affrontare le crisi perché lo fanno da settanta anni. I militari, dopo averli perseguitati, stanno armando la minoranza Rohyngia. Nel 2012 il casus belli che portò agli scontri fu lo stupro e l’uccisione di una giovane donna buddista; l’escalation di violenza che ne derivò, causò morti e dispersi, oltre che al saccheggio e alla distruzione di interi villaggi. Dagli scontri del 2017 con l’esercito birmano nacque un’operazione di pulizia etnica, con una conseguente forte ondata migratoria dei Rohyngia verso i Paesi limitrofi. Un milione di profughi fuggì in Bangladesh. Ora lo scopo dei militari è creare ancora più caos facendoli combattere con la popolazione buddista dello stato di Rakhine. Il dramma di questa minoranza, dunque prosegue, seppure in modo diverso: è una situazione pericolosissima, in cui vengono armate persone disperate per giustificare il caos".
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