Grazie alla Mòstra de Cinèma Occitan, promossa da la Generalitat de Catalunya, “Lo sumi de la lenga vai a Montpelhier” verrà proiettato in 17 città diverse, dalle Valli Occitane alla Catalunya, passando per tanti centri dell'Occitania Grande: Barcelona, Bordèu, Girona, Lleida, Narbona, Tolosa... In Italia è già stato visto a Coazze (Val Sangone), a Pessinetto (Valli di Lanzo) e a Martignano, nella Grecìa salentina, all'interno della “Rassegna Cinematografica Evò ce Esù”, un festival molto attento alle lingue minoritarie. La prossima proiezione è prevista ad Ostana sabato 18 settembre alle ore 21, dopo la ricca giornata di proposte dell’ormai tradizionale appuntamento di “Chantar e Dançar a Ostana”, che prevede per la giornata una passeggiata musicale con racconti nel Bosco Incantato, un ballo con le Officine Folk e La Mescla.
Mi fa piacere raccontare come è nato questo film. Ogni due anni c'è una grande manifestazione per la lingua occitana al di là delle Alpi. Carcassona, Béziers e Tolosa sono state le prime città ad ospitare una lunga marcia per la difesa della lingua d'oc. Il 24 ottobre 2015 è stato il turno di Montpellier.
Da anni desideravo partecipare a questo evento, ma non ne avevo mai avuto l'occasione. Amici e parenti tornavano dalla Francia carichi di racconti ed emozioni, tutti mi descrivevano la fiumana di persone in cui si erano come dissolti, in città dalle mura antiche, seguendo canti e musiche onnipresenti, lasciandosi trasportare al grido “Anem Òc! Per la lenga Occitana!”. In quel viaggio erano nati nuovi amori, si erano incontrati vecchi amici, si era tenuto in mano uno striscione ed ognuno si era sentito parte di qualcosa di più grande.
Quest'anno la Chambra d'oc mi ha invitato a documentare la manifestazione. Come avrei potuto raccontarla senza cadere nella cronaca, nel reportage? Nel 2013 ho frequentato la Scuola di Cinema di Ostana, con Fredo Valla e Giorgio Diritti. Fredo ha continuato a seguire i miei lavori, supervisionandoli, dandomi il suggerimento giusto al momento giusto. Anche in questo caso è stato disponibile, come sempre. Avevo in mente di seguire tre o quattro persone che partivano dalle Valli Occitane per Montpellier. Un ragazzo giovane (magari musicista), una donna di mezza età, un uomo un po' più anziano. L'idea era di trovare questi personaggi, seguirli, magari fare anche delle interviste prima, durante, dopo. Gli sguardi di generazioni diverse si sarebbero uniti nel prodotto finale. Fredo ha però pensato che potesse essere molto più interessante seguire i Blu l'Azard, un gruppo di amici musicisti che suonano musica di tradizione occitana e francoprovenzale, a cui uniscono composizioni proprie. Quattro personaggi con quattro percorsi paralleli, e insieme un unico personaggio: il gruppo. I Blu l'Azard infatti non solo avrebbero suonato durante la marcia, ma anche alla fine della manifestazione, ospiti di Macarel, “il re dell'oggettistica occitana”.
Fredo conosceva le mie esperienze di ripresa con musicisti, e sapeva che la musica avrebbe giocato un ruolo importante nella giornata di Montpellier. E così è stato. Peyre, Flavio, Marzia e Gigi mi hanno veramente sorpreso, cantando e suonando ad ogni occasione, cominciando già sul pullman all'andata, per poi smettere solo nel viaggio di ritorno, stremati e quasi senza voce. Con Peyre avevo già lavorato ai tempi della Carovana Balacaval, era ed è abbastanza abituato alla presenza della mia videocamera. Flavio, Marzia e Gigi si sono invece dimostrati subito molto pazienti e collaborativi di fronte al mio obiettivo. Stare al di là della camera non è infatti sempre facile, non a caso io sto sempre al di qua! Ci siamo trovati bene durante le riprese forse perchè considero la mia camera un po' come uno dei loro strumenti musicali, in fondo non faccio altro che provare a suonare con loro, condividendo la festa, la musica, la quotidianità (ovvero i momenti meno pubblici): sono queste le tre dimensioni che ho cercato di raccontare prima sul campo, attraverso le riprese, e poi a casa, con il montaggio. Accanto all'aiuto di Fredo, fondamentali sono stati Elisa Piria e Francesco Palmero, compagni della Scuola di Cinema di Ostana, che mi hanno dato una grande mano rispettivamente con l'audio e il montaggio, dando al documentario una marcia in più. E' stato un lavoro di squadra e li ringrazio tutti.
Quando con la Chambra d'Òc abbiamo pensato di proporre il documentario alla Mòstra de Cinèma Occitan, una rassegna di cinema in lingua occitana proposto dal “Department de Cultura – Generalitat de Catalonha”, si è subito posto un problema. I Blu l'Azard sono composti da un parlante occitano, Peyre, e da tre parlanti franco-provenzali. La lingua ponte che usano è, vivendo in Italia, l'italiano. Come fare a considerarlo un film in lingua occitana, dato che non sempre si parla in occitano ed oltre all'italiano si parla anche il francese? La risposta non è stata difficile. Il film parla in lingua occitana e della lingua occitana. E fotografa l'uso contemporaneo della lingua all'interno di contesti di plurilinguismo. I Blu l'Azard sono infatti un esempio di trilinguismo, ed è anche per questo che le bandiere occitane sono sfilate accanto a quelle franco-provenzali, come è normale che sia. E questo piccolo significativo gesto non è stato solo l'espressione di “solidarietà tra minoranze linguistiche”, ma mi sembra che possa essere visto come la possibilità di uno spazio nel mondo per tutte le lingue che si parlano, anche quando si manifesta per una in particolare. Le lingue sono e restano vive soprattutto quando non si chiudono su sé stesse, ma restano aperte, capaci di dialogare tra loro, di incontrarsi, di confrontarsi, senza perdere la propria anima, così legata al territorio e alla gente che lo abita. Nel documentario la musica dei Blu l'Azard e di tutti i cantanti e i musicisti incontrati a Montpellier esprime e allo stesso tempo trascende l'anima di questa lingua, di questo territorio, di questa popolazione, perchè, si sa, la musica non ha bisogno di parole.
Sono molto contento che il documentario abbia ottenuto, grazie alla rete creata dalla Generalitat de Catalunya attraverso la “Mòstra de cinèma Occitan” una distribuzione così importante. Non è facile trovare tanti centri disponibili a proiettare lavori di questo genere, specie di questi tempi. E' bello produrre un lavoro, ma è ancora più gratificante quando si riesce a condividerlo al di là delle Alpi, fino all'Atlantico e ai Pirenei.
Dicono che la manifestazione di Montpellier sia stata vittima delle ennesime divisioni interne al movimento per la difesa della lingua occitana. A quanto pare qualcuno in Francia invitava a non parteciparvi, e alcune associazioni hanno sfilato in un'altra città, finendo così per “tirarsi una mazza su un piede”, come dice Macarel nel documentario. Oltre che con Macarel, sono d'accordo anche con Peyre, che di fronte a queste divisioni dice “Bisogna partecipare, in tutti i casi e in tutti modi”. Al di là di come siano andate le cose, si sa che l'unione fa la forza, mentre chi divide impera. Non si può fare altro che avere fiducia nelle nuove generazioni. In ogni caso queste defezioni hanno forse ridotto di poco il numero di partecipanti, ma non ne hanno toccato la forza, lo spirito.
Ricorderò sempre un momento che ho vissuto a Montpellier. La marcia era già partita. Fino a quel momento ero stato accanto ai Blu l'Azard, filmandoli nei preparativi e quando si sono messi alla testa del gruppo del corteo che riuniva tutti noi provenienti dalle Valadas. Ho deciso poi di staccarmi, per andare a riprendere altri sezioni del corteo, altri musicisti, altre situazioni. Volevo dare un'idea della quantità e della varietà di gruppi e persone presenti quel sabato pomeriggio. Il corteo era lunghissimo, non ne vedevo l'inizio né la fine. Ad un certo punto si è infilato in un viale largo, con marciapiedi ai lati. Ho iniziato a correre da un lato, con la camera in mano, verso la testa del corteo. Dopo centinaia di metri l'ho raggiunta. Mi sono fermato, ho acceso la camera, ho ripreso quel che mi sfilava di fronte. Mi sono fermato, ho ripreso quel che veniva dopo. Ho risalito il corteo, ho filmato il gruppo successivo. E quello dopo ancora, e così via. E prima che arrivassi di nuovo al nostro gruppo, mi sono fermato, e piano piano mi sono commosso. Ancora adesso mentre scrivo mi commuovo. Perchè c'era qualcosa di più grande di me, qualcosa di potente, sacro e insieme molto concreto, che potevo toccare e vedere con i miei occhi. Tutti questi volti, tutti questi canti, tutti questi colori erano lì per una sola ragione. La loro lingua. E allora ho sentito con la mia pelle, forse per la prima volta, la forza di questa unità di cui tanto avevo letto e sentito parlare. Nell'arco di qualche centinaio di metri ho fatto un viaggio dalle Valadas alla Valle d'Aran, ho visto giovani di Tolosa, musicisti di Carcassone, gente di Montpellier. Una musica lasciava spazio all'altra, c'erano melodie di origine medievali, pezzi di musica elettronica, cori a cappella. Ma tutti insieme sembravano formare un'unica voce.
E proprio in quel momento è come se avessi scostato una tendina, e con grande emozione mi è parso di vedere l'anima fiera e forte della lingua occitana.
Grazie Montpellier!
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