L’abbandono della montagna ha presentato di nuovo il conto: l’ennesima alluvione.
E’ ben vero che in due giorni è caduta la pioggia di sei mesi ma, se si guarda nel dettaglio cosa ha originato molte frane (sui ponti spazzati dalle acque nei fondovalle c’è poco da dire) si capisce bene l’origine dei dissesti.
In molti casi di frane sulle provinciali in quota sarebbe bastata la pulizia delle cunette a monte per evitare lo straripamento delle acque. Ora si spenderà per il ripristino somme notevoli e molto maggiori dei “risparmi” realizzati con le mancate manutenzioni.
Ovviamente la Provincia si difende dicendo che mancano i soldi: e purtroppo è in buona parte vero (anche se queste frane capitavano, per lo stesso motivo, anche quando i soldi c’erano) e, considerato la folle riforma delle stesse, ne vedremo ancora delle belle. A chi competeranno le ex strade provinciali? Ai Comuni, cui lo Stato continua a diminuire i trasferimenti mentre continua a succhiarne le risorse?
Ma forse il NO al referendum aiuterà a far chiarezza o, come più probabile, renderà palese la follia di questa riforma che, come al solito, ha premiato la demagogia a scapito del buon senso e della conoscenza della reale situazione dei territori marginali. Rimarranno le Provincie, ma senza soldi certi: vivranno alla giornata....
In Italia, se qualcosa non funziona, non si interviene sulle cause, ma si elimina il soggetto. Via il bambino con l’acqua sporca!
Le condizioni della provinciale che da Paesana porta a Pian Munè è scandalosa e, nonostante le promesse dei vari politici che ogni tanto “sorvolano” il territorio nessun intervento si vede all’orizzonte. E ne patisce l’attività di due coraggiosi imprenditori che hanno fatto diventare la vecchia stazione di sci un bel centro turistico.
In montagna altre frane sono state causate da torrenti (che sovente nella normalità hanno portate minime) che escono da vecchi percorsi perché gli stessi sono stati invasi da vegetazione e non più curati da montanari emigrati in luoghi meno ostili.....
A Ostana i danni che abbiamo subito sono tutti dovuti a straripamenti di ruscelli e conseguenti intasamenti delle tubazioni che passano sotto le strade (basta un albero e pochi massi per ottenere un effetto tappo) e fanno “saltare” le acque fuori dall’alveo naturale erodendo le scarpate, cui può seguire la frana della strada.Solo tempestivi allarmi dei singoli eventi possono limitare i danni facendo ritornare le acque negli alvei con l’ausilio di macchine operatrici adeguate e coraggiosi operatori.
Quest’estate ad Ostana si è fatto un grande lavoro di pulizia delle cunette che accompagnano le strade comunali grazie ad un campo internazionale di Legambiente e al lavoro volontario di molti ostanesi.Queste cunette hanno “lavorato” molto bene (in molte di esse si può ben vedere il fondo roccioso pulito dalle acque) e hanno scaricato regolarmente nei tombini e quindi nei torrenti. Anche le napou ripristinate lungo i sentieri hanno fatto la loro parte (l’ultima ruido pochi giorni prima dell’alluvione...).
Ovviamente questi lavori basati sul volontariato non potranno avere questa assiduità tutti gli anni.
Il problema vero è che i tagli operati dallo Stato sui comuni hanno raggiunto aspetti insostenibili e di fatto, non ci sono soldi per finanziare neanche basilari lavori di manutenzione.
Comunque anche questa è passata. Immagazziniamo i sacchetti di sabbia e teniamoli pronti per il prossimo evento. Vedremo se ci sarà la dichiarazione della calamità naturale e quindi i relativi finanziamenti che potrebbero arrivare per riparare i danni.
In mancanza di ciò le frane resteranno aperte in attesa di anni migliori che, per la verità, non si vedono all’orizzonte!
Tra pochi giorni l’ennesima alluvione sarà archiviata e dimenticata (sorvolando sulle cause che avrebbero potuto renderla meno grave) e ci si applicherà sulla nuova legge elettorale o su altre avvincenti ed importanti problematiche...... Piangi Italia, ne hai ben donde!
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