Con i suoi quasi 12.500 abitanti Borgo è il più popoloso dei comuni occitani d’Italia; sorge a 636 m alla confluenza di tre corsi d’acqua e tre valli, Stura, Gesso e Vermenagna. Il suo nome originario era Pedo, oppidum romano fondato tra 14 a.C. e 14 d.C. sui resti di un insediamento Celto-Ligure del 300 a.C.; divenne poi Curtis nel 969, Sanctus Dalmatius nel 1098 eBurgus Sancti Dalmacii nel 1167, in riferimento al santo patrono Dalmazzo, appartenente alla mitica legione tebea ed evangelizzatore della valle Stura, martirizzato presso le rive del Gesso nel 254 d.C..
Il comune sorge ai piedi della collina del Monserrato su cui spicca l’omonimo Santuario, edificato nel Seicento; le sue frazioni sono Beguda, Sant’Antonio di Aradolo, tra boschi di frassino, sorbo, cedro atlantico e faggio, Madonna Bruna o Aradolo la Bruna e il Martinetto. Borgo annovera anche un lago artificiale importante per la sua vegetazione e la fauna lacustre, e la sua vetta più alta è il Monte Croce, a 1221 m.
Il monumento principale della città è l’antica abbazia di San Dalmazzo, costruita sotto i Longobardi per custodire le reliquie del santo poste in un’aula basilicale del 450-480; di questo periodo è anche la cripta con elementi decorativi longobardi. Dal X secolo è documentata la formazione di un nucleo monastico benedettino sottoposto al Vescovo di Asti. Dopo il Mille l'Abbazia estende il suo controllo su una cinquantina di priorati dalla Provenza a Pavia, e viene ampliata a cinque navate in stile romanico, come documenta la facciata in conci lapidei del XII secolo. Nel 1440 è ridotta a sede estiva del vescovo di Mondovì, ma la chiesa si amplia e si costruisce la cappella angioina, di cui restano frammenti di un ciclo affrescato nella seconda metà del XV secolo, con scene di vita e miracoli del santo. La storia dell’Abbazia è documentata dal vicino Museo e percorso archeologico, che si snoda tra le tombe della necropoli, fino alla cappella delle reliquie con stucchi barocchi.
Il 6 agosto 1162 muore a Borgo, impegnato a contrastare la conquista della Provenza da parte di Federico Barbarossa, Ramon Berenguer IV conte di Barcellona e padre del primo re d'Aragona e Catalonia Alfonso II.
Nel 1423 il Signore della città, il conte Oddone di Ceva, dimora nell'antico castello eretto sulla collina di Monserrato, distrutto poi dai Francesi. Anche la torre civica, altro simbolo della città, è di origine medievale ed è danneggiata all’inizio del Cinquecento: é fatta poi restaurare da Emanuele Filiberto di Savoia, che nel 1569 concede l'istituzione delle Fiere di San Giorgio e di San Dalmazzo (Fiera Fredda). Oggi la città é un centro artigianale ed industriale, noto per la sua cucina a base di lumache. La Città è insignita della Medaglia d'Oro al Merito Civile con questa motivazione: "Comune situato in prossimità del confine con la Francia, all'indomani dell'armistizio, sebbene occupato dalle truppe tedesche, accoglieva numerosi transfughi ebrei, fornendo loro rifugio e sostentamento. Partecipava attivamente alla lotta di liberazione con sacrificio eroico di numerosi suoi figli e sopportava con indomito coraggio e dignitosa fierezza le rappresaglie del nemico, offendo splendido esempio di spirito di abnegazione e di amor patrio".
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